L'eruzione dell'Etna
Nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1991, con l'apertura di una frattura eruttiva alla base del cratere di sud-est, ha inizio la più lunga eruzione dell’Etna del XX secolo: 473 giorni per oltre 300 milioni di metri cubi di lava. Il fiume lavico arriva a mettere a rischio l’abitato di Zafferana Etnea.
Dai primi giorni di gennaio e sino al mese di maggio del 1992, il Dipartimento della Protezione Civile, con il supporto scientifico del Gruppo Nazionale di Vulcanologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Commissione Grandi Rischi e il contributo delle strutture operative, avvia una serie di interventi diversificati e complessi, alcuni dei quali mai tentati prima su di un vulcano in eruzione. Tra questi, un argine alto 20 metri per rallentare il corso della colata e avviare ulteriori misure protettive.
L’azione si rivela efficace e per due mesi il fronte lavico rallenta. Quando il bacino si riempie di lava, tracimando sempre in direzione di Zafferana Etnea, si decide di "dirottare" la colata in un percorso artificiale attraverso il lancio di blocchi di cemento e l’uso di esplosivi. L’operazione complessiva riesce. L’ultimo flusso attivo è osservato la mattina del 30 marzo 1993.
Foto: Particolare della colata lavica dell'Etna dei primi anni Novanta / Stato Maggiore dell'Esercito