L’alluvione del Polesine
Nei primi giorni del novembre 1951 intense precipitazioni interessano la Val Padana e determinano una piena eccezionale del fiume Po. Il fiume rompe gli argini tra l’11 e il 12 novembre nel parmense e due giorni dopo nel rodigino, allagando la zona del Polesine, in Veneto, caratterizzata da ampie aree a quote inferiori al livello del mare.
I canali e gli argini, costruiti per fronteggiare gli allagamenti, si trovavano in precarie condizioni perché danneggiati durante il periodo bellico e scarsamente manutenuti negli anni successivi. Per undici giorni le acque sommergono un’area di oltre mille chilometri quadrati, raggiungendo in alcuni punti la profondità di sei metri. Oltre cento le vittime e ingenti i danni alle abitazioni, ai raccolti, agli allevamenti, ai magazzini, alle aziende agricole.
A fronte di soccorsi inadeguati, il Paese intero si mobilita in una grande campagna di solidarietà. Dall’Italia e dall’estero arrivano volontari, medicinali, viveri e indumenti destinati all’area alluvionata. L'opera di prosciugamento dei terreni terminerà solo nel maggio 1952. 180mila persone saranno costrette a lasciare la propria casa, 80mila non vi faranno più ritorno, dando vita alla prima ondata migratoria del secondo dopoguerra.
Foto: Soccorsi agli alluvionati del Polesine nel 1951 / Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco