La tragedia di San Giuliano di Puglia
Il 31 ottobre 2002 una scossa di magnitudo 5.7 fa tremare il Molise e parte della Puglia. Il comune più colpito è San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, dove la scossa provoca il crollo del solaio della scuola “Francesco Jovine”. Sotto le macerie dell’edificio restano intrappolati 57 bambini, otto insegnanti e due bidelle.
Il viavai di mezzi e soccorritori è ininterrotto. All’inizio si scava a mani nude, senza l’aiuto di ruspe, e si va avanti per trenta lunghissime ore. All’alba di venerdì 1° novembre il lavoro dei soccorritori restituisce alla vita Angelo, ultimo dei superstiti, ma il bilancio delle perdite è drammatico: 27 bambini e una maestra restano uccisi. Tutta la prima elementare – la classe dei nati nel 1996 di San Giuliano – non esiste più.
Il 3 novembre 2002, alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi si svolgono i funerali delle vittime. Durante la cerimonia la madre di uno dei bimbi uccisi dal crollo lancia un appello perché le scuole italiane siano più sicure.
Dopo la tragedia di San Giuliano – che provoca complessivamente 30 vittime, circa 100 feriti e quasi 14mila senzatetto – l’azione dello Stato si concentra su una nuova classificazione sismica. Il territorio nazionale viene suddiviso in quattro zone a pericolosità decrescente, eliminando di fatto quelle non classificate. Nessuna area del nostro Paese può essere considerata immune dal rischio sismico.
Foto: Attività di ricerca e soccorso a San Giuliano di Puglia in seguito al terremoto del 31 ottobre 2002 / Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco