Il terremoto della Marsica
Il 13 gennaio 1915 alle 7.53 una scossa di magnitudo 7.0 colpisce il Centro Italia. Il terremoto, con epicentro nella Piana del Fucino, si abbatte sull’Abruzzo con effetti superiori all'XI grado della Scala Mercalli, interessando un settore della catena appenninica che fino ad allora si considerava caratterizzato da una sismicità poco significativa. All’evento principale seguono, nei mesi successivi, oltre mille repliche.
La Marsica, caratterizzata da numerosi centri abitati e intensamente popolata, è rasa al suolo. Complessivamente oltre 30mila persone perdono la vita. Ad Avezzano, una delle città più colpite, sono meno di mille i superstiti su oltre 11 mila abitanti. Enormi perdite si registrano anche a Collarmele, San Benedetto dei Marsi, Paterno, Ortucchio, Gioia dei Marsi e in tutte le altre località della Piana e della Valle del Liri.
All’alba del 14 gennaio, a ventiquattro ore dalla scossa, i primi soccorsi da Roma e dall’Aquila si fermano ad Avezzano, non riuscendo per giorni a raggiungere gli altri centri colpiti. I pochi militari inviati sul posto lavorano in condizioni estreme, procedendo tra le macerie e la neve alla ricerca dei superstiti. La Croce Rossa allestisce ospedali da campo e i feriti più gravi sono trasportati a Roma.
A meno di un mese dalla catastrofe, il terremoto è già dimenticato dall’Italia di Cadorna, proiettata verso la Grande Guerra.
Foto: Avezzano rasa al suolo dal terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 / John Lansing Callan, United States Geological Survey Photographic Collection