Il terremoto in Abruzzo
Alle 3.32 del 6 aprile 2009, dopo una sequenza sismica durata quattro mesi, una forte scossa di magnitudo 6.3 colpisce il territorio aquilano e abruzzese. Il terremoto provoca 309 vittime e oltre 1500 feriti, soprattutto nel capoluogo e nella frazione di Onna. L’Aquila, posta in area epicentrale, subisce gravissimi danni al patrimonio abitativo e artistico-culturale. È la prima volta, dopo la catastrofe sismica calabro-messinese del 1908, che una città è così duramente colpita da un terremoto.
La sequenza sismica prosegue con moltissime repliche due delle quali, il 7 e il 9 aprile, superano nuovamente magnitudo 5 interessando un’area di oltre 30 chilometri lungo la valle del Fiume Aterno. Nell’arco di un mese dalla scossa principale, la rete sismometrica nazionale, gestita dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, registra e localizza circa 5mila scosse, di cui 150 superano magnitudo 3.
L’estensione e la gravità dei danni sono in parte determinate dalla magnitudo del terremoto e dalla presenza in alcuni casi di condizioni geologiche che hanno amplificato il moto del terreno. Ma a influire sono prevalentemente le caratteristiche del patrimonio abitativo, costituito in gran parte da edifici storici vulnerabili.
In seguito al terremoto del 6 aprile, uno degli obiettivi è garantire alla popolazione colpita una sistemazione adeguata e tempestiva in attesa di riparare o ricostruire la propria casa. Questo obiettivo ha previsto diverse soluzioni per gli abitanti del “cratere” sismico: gli alloggi del Progetto CASE, i MAP-Moduli Abitativi Provvisori, gli affitti agevolati, le sistemazioni negli alberghi e nelle strutture messe a disposizione dallo Stato e la possibilità di accedere al CAS-Contributo di Autonoma Sistemazione.
Foto: Squadre impegnate in attività di ricerca e soccorso a Villa Sant'Angelo (L'Aquila) in seguito al terremoto del 6 aprile 2009 / Marcello Scopelliti