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La gestione dell'emergenza comprende le misure e gli interventi messi in campo per assicurare il soccorso e l’assistenza alle comunità colpite da una calamità. Comprende inoltre la realizzazione di interventi urgenti e il ricorso a procedure semplificate, con la conseguente attività di informazione alla popolazione.

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In Italia la legge classifica le emergenze di protezione civile, causate da eventi naturali o dall’attività dell’uomo, in tre tipologie:

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Per le emergenze di rilievo nazionale, il Consiglio dei Ministri delibera lo stato di emergenza su proposta del Presidente del Consiglio, acquisita l’intesa della Regione o della Provincia Autonoma interessata. Lo stato di emergenza può essere dichiarato al verificarsi o nell’imminenza di calamità naturali o eventi connessi all'attività dell'uomo sul territorio nazionale, ma anche in caso di gravi eventi all’estero nei quali la protezione civile italiana partecipa direttamente.

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Per assicurare l’impiego tempestivo di forze e risorse, anche prima della delibera dello stato di emergenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento della Protezione Civile e su richiesta della Regione o Provincia Autonoma interessata, può decretare lo stato di mobilitazione del Servizio Nazionale. La mobilitazione straordinaria, coordinata dal Dipartimento, supporta i sistemi regionali attraverso il coinvolgimento delle colonne mobili di altre Regioni e Province Autonome, del volontariato organizzato di protezione civile e delle strutture operative nazionali.

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Sempre nell’ambito di emergenze di rilievo nazionale, il Comitato Operativo di Protezione Civile rappresenta il tavolo di coordinamento più importante. Al Comitato, presieduto dal Capo del Dipartimento, è affidato il compito di valutare le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate dall’emergenza, definire le strategie di intervento e coordinare l’impiego di tutte le amministrazioni e gli enti coinvolti nel soccorso e nell’assistenza.

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Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile»;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, recante «Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile»;
Visto il decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, recante «Interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle regioni Molise e Sicilia, nonché ulteriori disposizioni in materia di protezione civile», e in particolare l'art. 3 ai sensi del quale nel caso di eccezionalità della situazione emergenziale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Capo Dipartimento della Protezione Civile, sentito il Presidente della Regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidando al Capo del Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 31 luglio 2008, recante «Modifiche all'organizzazione del Dipartimento della Protezione civile», con il quale sono state apportate modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 23 luglio 2002, così come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 23 ottobre 2006;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, recante «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile» e successive modificazioni ed integrazioni;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2006 recante «Direttiva per il coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose»;
Vista la decisione del Consiglio europeo 2001/792/EC del 23 ottobre 2001 che istituisce un meccanismo comunitario inteso ad agevolare una cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso della protezione civile e successive modificazioni ed integrazioni;
Considerato che ai fini dell'applicazione della sopracitata Decisione il Dipartimento della protezione civile è stato nominato autorità competente ed ha individuato al proprio interno la struttura che funge da punto di contatto;
Tenuto conto che di fronte alla previsione ovvero al preannunciarsi, al manifestarsi e all'evolversi di un evento che possa costituire elemento di pericolosità per la popolazione, il territorio ed i beni, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari per la valutazione della situazione e quindi per l'intervento, è necessario disporre, in tempo reale, delle informazioni relative alle caratteristiche del fenomeno ed alla capacità del sistema locale di fronteggiare l'emergenza;
Considerato che per assicurare l'impiego razionale e coordinato delle risorse, è indispensabile che le componenti e le strutture operative di protezione civile garantiscano l'immediato e continuo reciproco scambio delle informazioni, sia a livello territoriale che centrale, avviando, in particolare, un rapido flusso di comunicazione con il Dipartimento della protezione civile non limitando, quindi, le segnalazioni esclusivamente alle proprie strutture di riferimento a livello nazionale, fermo restando il sistema di comando e controllo interno di ciascuna delle componenti e strutture sopra richiamate;
Ravvisata la necessità che il Dipartimento della protezione civile, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, disponga degli elementi necessari a valutare l'eventuale grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, cosicché il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, possa disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidandone il coordinamento al Capo del Dipartimento della protezione civile;
Decreta:

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Art. 1. Compiti di Sistema
Presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile è attivo un centro di coordinamento nazionale denominato Sistema che ha il compito di monitorare e sorvegliare il territorio nazionale al fine di individuare le situazioni emergenziali previste o in atto e seguirne l'evoluzione, nonché di allertare ed attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che concorrono alla gestione delle emergenze.

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Art. 2. Struttura di Sistema
1. Sistema opera 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno, con la presenza di personale del Dipartimento della protezione civile e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile di seguito elencate, ciascuna dotata di una propria postazione:
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;
Forze Armate (attraverso il Comando Operativo di vertice Interforze);
Polizia di Stato;
Arma dei Carabinieri;
Guardia di Finanza;
Corpo Forestale dello Stato;
Capitanerie di Porto - Guardia Costiera.
2. La Sala Situazione Italia che ospita Sistema è configurata secondo una struttura modulare; sulla base di opportuni protocolli operativi l'attuale configurazione permanente della Sala di Sistema sarà integrata dalla postazione dedicata alla rappresentanza delle Regioni e Province Autonome e, previo accordo, da ulteriori postazioni per le altre componenti e strutture operative.
3. Qualora in emergenza la situazione fosse tale da richiedere la partecipazione all'attività operativa di altre componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile non presenti presso la Sala in configurazione permanente, verranno attivate le ulteriori postazioni necessarie.
4. Ciascuna postazione della Sala è attrezzata, oltre che con le normali dotazioni informatiche e di telecomunicazione, con:
un terminale che costituisce l'interfaccia con la propria struttura nazionale di coordinamento operativo;
un sistema «com center» preposto alla gestione integrata delle comunicazioni radio/telefoniche operanti anche su frequenze diverse e sistemi eterogenei.
5. La Sala di Sistema è provvista di collegamenti telefonici punto-punto con le sale operative delle principali componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile e di tecnologie di ultima generazione per la videoconferenza, inclusa quella di tipo satellitare.
6. L'attività di gestione e coordinamento di Sistema è affidata alla responsabilità del Direttore dell'Ufficio gestione delle emergenze del Dipartimento della protezione civile, attraverso il Servizio coordinamento della Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema) ed emergenze marittime (COEMM).

Art. 3. Organizzazione funzionale e attività di Sistema in situazione ordinaria
1. In ordinario la Sala Situazione Italia che ospita Sistema è organizzata nella sua configurazione di base, con otto postazioni operative, di cui una dedicata al personale del Dipartimento della protezione civile, con funzione di coordinamento operativo generale, e le altre sette destinate al personale delle strutture di cui al comma 1 dell'art. 2, distaccato in servizio presso lo stesso Dipartimento.
2. L'attività ordinaria di monitoraggio e sorveglianza di Sistema consiste nel ricevere, richiedere, raccogliere, elaborare e verificare le notizie riguardanti situazioni emergenziali, previste o in atto, sul territorio nazionale ed estero, nonché di assumere ogni informazione utile sugli interventi posti in essere e sulle misure adottate a livello locale e regionale, mantenendo il necessario raccordo informativo con le sale operative nazionali delle forze istituzionali preposte al soccorso e/o di pubblica utilità, le sale operative di protezione civile delle regioni e delle province autonome, quelle delle amministrazioni provinciali, laddove attivate, gli Uffici Territoriali del Governo-Prefetture, le sale operative nazionali o le strutture di controllo centrale degli enti ed amministrazioni che gestiscono le reti e le infrastrutture di servizi.
3. All'interno del Dipartimento della protezione civile Sistema opera in stretto raccordo con i diversi Uffici e Servizi competenti per tipologia di evento e mantiene un collegamento informativo ed operativo costante con il Centro Funzionale Centrale, il Centro Operativo per le Emergenze Marittime e il Centro Operativo Aereo Unificato.
4. In caso di necessità, per raccogliere ulteriori informazioni e/o per verificare la veridicità di una notizia, Sistema può contattare ogni altro ente o struttura pubblica o privata.
5. Quotidianamente Sistema produce un Notiziario pubblicato su internet con accesso riservato, nel quale vengono riportate le principali notizie d'interesse del Servizio nazionale della protezione civile.

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Art. 4. Organizzazione funzionale e attività di Sistema in emergenza
1. In caso di emergenza prevista o in atto, Sistema, oltre a svolgere la propria attività di monitoraggio e sorveglianza del territorio, ha il compito di allertare e, se necessario, attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che concorrono alla gestione dell'evento. A tal fine Sistema mantiene la propria configurazione di base, assicurando l'attività di raccordo informativo ed operativo di cui al comma 2 dell'art. 2.
2. Nel caso in cui si prevede che la situazione di emergenza possa assumere carattere eccezionale, tale da richiedere l'impiego di mezzi e poteri straordinari, Sistema, nell'ambito della risposta operativa del Dipartimento della protezione civile, si configura come struttura di ausilio all'Unità di crisi, la cui attività è organizzata per settori di intervento denominati «Funzioni di supporto». Alle attività delle «Funzioni di supporto» - ciascuna con una propria specifica postazione operativa attivata presso la Sala Situazione Italia - partecipano i diversi Uffici/Servizi competenti del Dipartimento ma anche, qualora se ne rilevasse l'esigenza, le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
3. Per garantire le attività di cui al comma precedente, le componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che sono convocate dal Capo del Dipartimento per fronteggiare l'emergenza assicurano la partecipazione all'Unità di crisi di propri qualificati rappresentanti, con delega di potere decisionale, che si possono avvalere delle proprie postazioni operative presso la Sala Situazione Italia - all'occorrenza implementate da personale dedicato - per dare attuazione alle strategie operative adottate.
4. A fronte di un'emergenza a carattere nazionale, che prevede la convocazione del Comitato operativo di protezione civile volto ad assicurare la direzione unitaria ed il coordinamento delle attività di emergenza, Sistema garantisce la propria attività di supporto al suddetto Comitato nelle prime ore dell'evento, per poi riprendere il ruolo ordinario di struttura di monitoraggio e sorveglianza delle possibili criticità presenti o previste sulla restante parte del territorio nazionale. A tal fine i soggetti che costituiscono il Comitato operativo di protezione civile - nella sua configurazione istituzionale ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006 e nella sua configurazione allargata che comprende le ulteriori Amministrazioni, autorità nazionali o locali, aziende ed enti la cui partecipazione risulta utile ai fini della gestione della specifica emergenza - garantiranno, oltre alla propria presenza, la partecipazione di personale dedicato ad operare nell'ambito delle Funzioni di supporto attivate, con il compito di dare attuazione alle strategie operative adottate.

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Il presente decreto verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

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Organizzazione e funzionamento di Sistema presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile»;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, recante «Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile»;
Visto il decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, recante «Interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dalle calamità naturali nelle regioni Molise e Sicilia, nonché ulteriori disposizioni in materia di protezione civile», e in particolare l'art. 3 ai sensi del quale nel caso di eccezionalità della situazione emergenziale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Capo Dipartimento della Protezione Civile, sentito il Presidente della Regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidando al Capo del Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 31 luglio 2008, recante «Modifiche all'organizzazione del Dipartimento della Protezione civile», con il quale sono state apportate modifiche al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 23 luglio 2002, così come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 23 ottobre 2006;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, recante «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile» e successive modificazioni ed integrazioni;
Vista la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 aprile 2006 recante «Direttiva per il coordinamento delle iniziative e delle misure finalizzate a disciplinare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione in occasione di incidenti stradali, ferroviari, aerei ed in mare, di esplosioni e crolli di strutture e di incidenti con presenza di sostanze pericolose»;
Vista la decisione del Consiglio europeo 2001/792/EC del 23 ottobre 2001 che istituisce un meccanismo comunitario inteso ad agevolare una cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso della protezione civile e successive modificazioni ed integrazioni;
Considerato che ai fini dell'applicazione della sopracitata Decisione il Dipartimento della protezione civile è stato nominato autorità competente ed ha individuato al proprio interno la struttura che funge da punto di contatto;
Tenuto conto che di fronte alla previsione ovvero al preannunciarsi, al manifestarsi e all'evolversi di un evento che possa costituire elemento di pericolosità per la popolazione, il territorio ed i beni, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari per la valutazione della situazione e quindi per l'intervento, è necessario disporre, in tempo reale, delle informazioni relative alle caratteristiche del fenomeno ed alla capacità del sistema locale di fronteggiare l'emergenza;
Considerato che per assicurare l'impiego razionale e coordinato delle risorse, è indispensabile che le componenti e le strutture operative di protezione civile garantiscano l'immediato e continuo reciproco scambio delle informazioni, sia a livello territoriale che centrale, avviando, in particolare, un rapido flusso di comunicazione con il Dipartimento della protezione civile non limitando, quindi, le segnalazioni esclusivamente alle proprie strutture di riferimento a livello nazionale, fermo restando il sistema di comando e controllo interno di ciascuna delle componenti e strutture sopra richiamate;
Ravvisata la necessità che il Dipartimento della protezione civile, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, disponga degli elementi necessari a valutare l'eventuale grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, cosicché il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, possa disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidandone il coordinamento al Capo del Dipartimento della protezione civile;
Decreta:

Art. 1. Compiti di Sistema
Presso la Sala Situazione Italia del Dipartimento della protezione civile è attivo un centro di coordinamento nazionale denominato Sistema che ha il compito di monitorare e sorvegliare il territorio nazionale al fine di individuare le situazioni emergenziali previste o in atto e seguirne l'evoluzione, nonché di allertare ed attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che concorrono alla gestione delle emergenze.

Art. 2. Struttura di Sistema
1. Sistema opera 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno, con la presenza di personale del Dipartimento della protezione civile e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile di seguito elencate, ciascuna dotata di una propria postazione:
Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco;
Forze Armate (attraverso il Comando Operativo di vertice Interforze);
Polizia di Stato;
Arma dei Carabinieri;
Guardia di Finanza;
Corpo Forestale dello Stato;
Capitanerie di Porto - Guardia Costiera.
2. La Sala Situazione Italia che ospita Sistema è configurata secondo una struttura modulare; sulla base di opportuni protocolli operativi l'attuale configurazione permanente della Sala di Sistema sarà integrata dalla postazione dedicata alla rappresentanza delle Regioni e Province Autonome e, previo accordo, da ulteriori postazioni per le altre componenti e strutture operative.
3. Qualora in emergenza la situazione fosse tale da richiedere la partecipazione all'attività operativa di altre componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile non presenti presso la Sala in configurazione permanente, verranno attivate le ulteriori postazioni necessarie.
4. Ciascuna postazione della Sala è attrezzata, oltre che con le normali dotazioni informatiche e di telecomunicazione, con:
un terminale che costituisce l'interfaccia con la propria struttura nazionale di coordinamento operativo;
un sistema «com center» preposto alla gestione integrata delle comunicazioni radio/telefoniche operanti anche su frequenze diverse e sistemi eterogenei.
5. La Sala di Sistema è provvista di collegamenti telefonici punto-punto con le sale operative delle principali componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile e di tecnologie di ultima generazione per la videoconferenza, inclusa quella di tipo satellitare.
6. L'attività di gestione e coordinamento di Sistema è affidata alla responsabilità del Direttore dell'Ufficio gestione delle emergenze del Dipartimento della protezione civile, attraverso il Servizio coordinamento della Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema) ed emergenze marittime (COEMM).

Art. 3. Organizzazione funzionale e attività di Sistema in situazione ordinaria
1. In ordinario la Sala Situazione Italia che ospita Sistema è organizzata nella sua configurazione di base, con otto postazioni operative, di cui una dedicata al personale del Dipartimento della protezione civile, con funzione di coordinamento operativo generale, e le altre sette destinate al personale delle strutture di cui al comma 1 dell'art. 2, distaccato in servizio presso lo stesso Dipartimento.
2. L'attività ordinaria di monitoraggio e sorveglianza di Sistema consiste nel ricevere, richiedere, raccogliere, elaborare e verificare le notizie riguardanti situazioni emergenziali, previste o in atto, sul territorio nazionale ed estero, nonché di assumere ogni informazione utile sugli interventi posti in essere e sulle misure adottate a livello locale e regionale, mantenendo il necessario raccordo informativo con le sale operative nazionali delle forze istituzionali preposte al soccorso e/o di pubblica utilità, le sale operative di protezione civile delle regioni e delle province autonome, quelle delle amministrazioni provinciali, laddove attivate, gli Uffici Territoriali del Governo-Prefetture, le sale operative nazionali o le strutture di controllo centrale degli enti ed amministrazioni che gestiscono le reti e le infrastrutture di servizi.
3. All'interno del Dipartimento della protezione civile Sistema opera in stretto raccordo con i diversi Uffici e Servizi competenti per tipologia di evento e mantiene un collegamento informativo ed operativo costante con il Centro Funzionale Centrale, il Centro Operativo per le Emergenze Marittime e il Centro Operativo Aereo Unificato.
4. In caso di necessità, per raccogliere ulteriori informazioni e/o per verificare la veridicità di una notizia, Sistema può contattare ogni altro ente o struttura pubblica o privata.
5. Quotidianamente Sistema produce un Notiziario pubblicato su internet con accesso riservato, nel quale vengono riportate le principali notizie d'interesse del Servizio nazionale della protezione civile.

Art. 4. Organizzazione funzionale e attività di Sistema in emergenza
1. In caso di emergenza prevista o in atto, Sistema, oltre a svolgere la propria attività di monitoraggio e sorveglianza del territorio, ha il compito di allertare e, se necessario, attivare le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che concorrono alla gestione dell'evento. A tal fine Sistema mantiene la propria configurazione di base, assicurando l'attività di raccordo informativo ed operativo di cui al comma 2 dell'art. 2.
2. Nel caso in cui si prevede che la situazione di emergenza possa assumere carattere eccezionale, tale da richiedere l'impiego di mezzi e poteri straordinari, Sistema, nell'ambito della risposta operativa del Dipartimento della protezione civile, si configura come struttura di ausilio all'Unità di crisi, la cui attività è organizzata per settori di intervento denominati «Funzioni di supporto». Alle attività delle «Funzioni di supporto» - ciascuna con una propria specifica postazione operativa attivata presso la Sala Situazione Italia - partecipano i diversi Uffici/Servizi competenti del Dipartimento ma anche, qualora se ne rilevasse l'esigenza, le diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
3. Per garantire le attività di cui al comma precedente, le componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile che sono convocate dal Capo del Dipartimento per fronteggiare l'emergenza assicurano la partecipazione all'Unità di crisi di propri qualificati rappresentanti, con delega di potere decisionale, che si possono avvalere delle proprie postazioni operative presso la Sala Situazione Italia - all'occorrenza implementate da personale dedicato - per dare attuazione alle strategie operative adottate.
4. A fronte di un'emergenza a carattere nazionale, che prevede la convocazione del Comitato operativo di protezione civile volto ad assicurare la direzione unitaria ed il coordinamento delle attività di emergenza, Sistema garantisce la propria attività di supporto al suddetto Comitato nelle prime ore dell'evento, per poi riprendere il ruolo ordinario di struttura di monitoraggio e sorveglianza delle possibili criticità presenti o previste sulla restante parte del territorio nazionale. A tal fine i soggetti che costituiscono il Comitato operativo di protezione civile - nella sua configurazione istituzionale ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006 e nella sua configurazione allargata che comprende le ulteriori Amministrazioni, autorità nazionali o locali, aziende ed enti la cui partecipazione risulta utile ai fini della gestione della specifica emergenza - garantiranno, oltre alla propria presenza, la partecipazione di personale dedicato ad operare nell'ambito delle Funzioni di supporto attivate, con il compito di dare attuazione alle strategie operative adottate.

Il presente decreto verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

 

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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 41 del 19 febbraio 2009

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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 41 del 19 febbraio 2009

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Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

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Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante «l'istituzione del Servizio nazionale di protezione civile»;
\nVisto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 concernente il «conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali» ed in particolare gli articoli 107 e 108;
\nVisto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401 recante «disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile»;
\nVisto l'art. 5, comma 2 della legge n. 401/2001, che affida al Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con le regioni e gli enti locali, la predisposizione degli indirizzi operativi e dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza;
\nVisto il decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che all'art. 3 autorizza il Presidente del Consiglio dei Ministri, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, a disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;
\nConsiderata l'ineludibile esigenza di ottimizzare le capacità di allertamento, di attivazione e di intervento del sistema di protezione civile a fronte di eventi calamitosi, mediante la definizione di procedure operative;
\nTenuto conto che le citate procedure operative debbono disciplinare la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione ed il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di protezione civile, la descrizione del modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale per supportare ed integrare adeguatamente la risposta locale di protezione civile;
\nAcquisita l'intesa della Conferenza unificata in data 13 novembre 2008;

\n

Emana la seguente direttiva:

\n

Art. 1.
\nIl presente atto di indirizzo concernente «indirizzi operativi per la gestione delle emergenze», nel rispetto delle competenze affidate alle regioni dalla normativa vigente, e di quelle proprie delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, nonché delle relative norme di attuazione, è finalizzato alla definizione di procedure operative al fine di ottimizzare le capacita di allertamento, di attivazione e di intervento del Servizio nazionale di protezione civile.
\nTali procedure operative disciplinano la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione e il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di protezione civile, la descrizione del modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale per supportare ed integrare adeguatamente la risposta locale di protezione civile.
\nLa puntuale attuazione da parte delle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile degli indirizzi qui formulati garantirà il necessario coordinamento operativo nell'attività di gestione dell'emergenza, che costituisce il presupposto indispensabile per assicurare l'efficacia dell'azione del sistema di protezione civile.

\n

1. La comunicazione dell'evento e il flusso delle informazioni
\nDi fronte alla previsione ovvero al preannunciarsi, al manifestarsi e all'evolversi di un evento che possa costituire elemento di pericolosità per la popolazione, il territorio ed i beni, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari per la valutazione della situazione e quindi per l'intervento, è necessario disporre, in tempo reale, delle informazioni relative alle caratteristiche del fenomeno ed alla capacità del sistema locale di fronteggiare l'emergenza.
\nInoltre, per assicurare l'impiego razionale e coordinato delle risorse, è indispensabile che le componenti e le strutture operative di protezione civile garantiscano l'immediato e continuo reciproco scambio delle informazioni, sia a livello territoriale che centrale, avviando, in particolare, un rapido flusso di comunicazione con il Dipartimento della protezione civile non limitando, quindi, le segnalazioni esclusivamente alle proprie strutture di riferimento a livello nazionale, secondo le procedure operative di cui al successivo punto 1.3, fermo restando il sistema di comando e controllo interno di ciascuna delle componenti e strutture sopra richiamate.
\nIn tal modo sarà anche possibile per il Capo del Dipartimento della protezione civile avere l'immediata e completa conoscenza dell'evento nonché valutare in qualunque momento la situazione emergenziale in atto e, qualora si rivelasse di carattere eccezionale, coordinare su disposizione del Presidente del Consiglio dei Ministri gli interventi e tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso, così come previsto dall'art. 3 del decreto-legge del 4 novembre 2002, n. 245, convertito nella legge del 27 dicembre 2002, n. 286.

\n

1.1. Organizzazione della Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema)
\nPresso il Dipartimento della protezione civile è attivo un centro di coordinamento denominato Sistema che garantisce la raccolta, la verifica e la diffusione delle informazioni di protezione civile con l'obiettivo di allertare immediatamente, e quindi attivare tempestivamente, le diverse componenti e strutture preposte alla gestione dell'emergenza. Sistema opera 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno, con la presenza di personale del Dipartimento e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile di seguito elencate:
\nCorpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, componente fondamentale del Servizio Nazionale della Protezione Civile (art. 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225);
\nForze Armate (attraverso il Comando operativo di vertice interforze);
\nPolizia di Stato;
\nArma dei Carabinieri;
\nGuardia di Finanza;
\nCorpo Forestale dello Stato;
\nCapitanerie di Porto - Guardia Costiera.
\nSulla base di opportuni protocolli operativi, sarà possibile integrare l'attuale configurazione permanente della Sala di Sistema con ulteriori postazioni dedicate ad altre componenti e strutture operative.
\nLa molteplicità dei soggetti presenti presso la Sala Situazione Italia fa di Sistema il punto di riferimento del Servizio nazionale di protezione civile e lo rende un centro di coordinamento unico nel suo genere.
\nQualora la situazione emergenziale fosse tale da richiedere la partecipazione all'attività operativa di altri enti ed amministrazioni, la Sala di Sistema, configurata secondo una struttura modulare, è in grado di soddisfare pienamente l'esigenza.
\nCiascuna postazione è attrezzata, oltre che con le normali dotazioni informatiche e di telecomunicazione, con:
\nun terminale che costituisce l'interfaccia con la propria struttura nazionale di coordinamento operativo;
\nun sistema «com center» preposto alla gestione integrata delle comunicazioni radio/telefoniche operanti anche su frequenze diverse e sistemi eterogenei.
\nLa Sala di Sistema inoltre è provvista di collegamenti telefonici punto-punto con le sale operative delle principali componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile e di tecnologie di ultima generazione per la videoconferenza, inclusa quella di tipo satellitare.

\n

1.2. Le funzioni di Sistema
\nL'attività ordinaria di monitoraggio e sorveglianza della Sala di Sistema consiste nel ricevere, richiedere, raccogliere, elaborare e verificare le notizie riguardanti eventi calamitosi già avvenuti, previsti o in corso, nonché situazioni critiche, sul territorio italiano ed estero. E' inoltre compito di Sistema garantire la diffusione delle informazioni alle componenti ed alle strutture operative di protezione civile interessate ed allertarle, qualora se ne riscontrasse l'esigenza, contribuendo così alla loro tempestiva attivazione per l'adozione delle eventuali misure ritenute necessarie.
\nA fronte di eventi emergenziali che richiedono mezzi e poteri straordinari, Sistema, secondo le procedure per l'attivazione del Dipartimento della protezione civile in caso di emergenza, si configura come struttura di supporto al Comitato operativo di protezione civile, di cui all'art. 5, comma 3-ter del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, e, sulla base delle strategie adottate dal Comitato, garantisce l'attuazione delle disposizioni impartite dal Comitato attraverso le strutture del Servizio nazionale della protezione civile.

\n

1.3. Procedure operative
\nLa capacità di Sistema di assolvere alle proprie funzioni è strettamente connessa sia alla tempestività con la quale avviene la comunicazione da parte delle strutture di protezione civile, sia alla qualità dell'informazione, in termini di attendibilità della fonte e di puntualità dei contenuti. A tal fine, in occasione di eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per intensità ed estensione potrebbero richiedere l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria, nonché l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari, così come rispettivamente definito all'art. 2, comma 1, lettera b) e lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, le sale operative nazionali delle forze istituzionali preposte al soccorso e/o di pubblica utilità, le sale operative di protezione civile delle regioni e quelle delle province, laddove attivate, gli Uffici Territoriali del Governo-Prefetture, le sale operative nazionali o le strutture di controllo centrale degli enti ed amministrazioni che gestiscono le reti e le infrastrutture di servizi nonché, in caso di emergenza, i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio, attuano, oltre a quanto previsto dalle proprie procedure, le seguenti disposizioni:
\nquando ricevono notizie dell'evento previsto, laddove possibile, ovvero già avvenuto, o in corso, ne danno immediata comunicazione a Sistema previa verifica dell'attendibilità delle informazioni, anche per il tramite delle proprie strutture territoriali;
\ninformano Sistema relativamente agli interventi già effettuati o previsti, indicandone tipologia, località, tempistica e risorse impiegate;
\nverificano le proprie risorse disponibili e ne informano Sistema, indicandone caratteristiche, quantità, dislocazione e tempistica per l'attivazione e l'impiego;
\ncomunicano a Sistema eventuali necessità di concorso o supporto nell'intervento;
\nmantengono i contatti con Sistema fino alla conclusione della situazione in atto ed inviano, ogni qualvolta acquisiscono ulteriori informazioni sull'evento provvedendo ad aggiornare immediatamente Sistema;
\nsu espressa richiesta del Dipartimento della protezione civile, predispongono un report contenente la sintesi delle attività svolte.
\nGli enti e le amministrazioni che gestiscono i dati delle reti di monitoraggio non ancora trasferiti o posti nella disponibilità della rete dei Centri Funzionali ed in particolare del Centro Funzionale Centrale, secondo le procedure di cui alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2004, e fatto salvo quanto indicato da specifiche convenzioni e/o accordi stipulati con il Dipartimento, fanno pervenire la comunicazione dell'evento previsto o registrato direttamente a Sistema. Anche per tali enti ed amministrazioni si attuano le procedure sopra menzionate. Contestualmente dovrà essere assicurato, da ciascuna componente e struttura operativa di protezione civile, un corretto e costante flusso di informazioni anche a livello territoriale, che coinvolga fin dalle prime fasi gli enti locali attraverso le sale operative regionali di protezione civile.

\n

2. Il modello organizzativo per la gestione dell'emergenza
\nA meno di eventi catastrofici che annullino la capacità di reazione da parte del territorio, la prima risposta all'emergenza, qualunque sia la natura dell'evento che la genera e l'estensione dei suoi effetti, deve essere garantita dalla struttura locale, a partire da quella comunale, preferibilmente attraverso l'attivazione di un Centro Operativo Comunale (C.O.C.) dove siano rappresentate le diverse componenti che operano nel contesto locale. Tenuto conto che il nostro territorio è caratterizzato da un numero elevato di piccole realtà municipali, è necessario che in fase di pianificazione di emergenza sia garantito da parte delle amministrazioni provinciali e regionali un particolare ed adeguato supporto ai Sindaci di tali comuni, affinché possano efficientemente organizzare le proprie strutture per la gestione delle emergenze.
\nA livello comunale, così come previsto dall'art. 15, commi 3 e 4 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e dall'art. 108 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, il Sindaco assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita e provvede ai primi interventi necessari a fronteggiare l'emergenza, dando attuazione a quanto previsto dalla pianificazione di emergenza. In particolare, anche utilizzando il potere di ordinanza, il Sindaco, attraverso il personale della sua struttura comunale e chiedendo l'ausilio delle componenti e strutture di protezione civile presenti ed operanti sul territorio (vigili del fuoco, forze di polizia, strutture sanitarie, enti gestori della rete idrica, elettrica, del gas, dei rifiuti e della telefonia, volontariato locale) e con il supporto di ditte ed aziende private provvede a:
\nl'individuazione della sede più idonea per l'ubicazione del centro operativo comunale, delle aree di attesa e delle aree di ricovero della popolazione (laddove non prevista già in fase di pianificazione dell'emergenza);
\nl'individuazione delle situazioni di pericolo e la prima messa in sicurezza della popolazione, anche disponendone l'evacuazione;
\nl'assistenza sanitaria ai feriti;
\nla distribuzione dei pasti e l'assegnazione di un alloggio alternativo alla popolazione «senza tetto»;
\nla continua informazione alla popolazione sulla situazione e sui comportamenti da adottare anche attraverso l'attivazione di uno sportello informativo comunale;
\nil controllo della viabilità comunale con particolare attenzione alla possibilità di afflusso dei soccorritori e di evacuazione della popolazione colpita o a rischio;
\nil presidio a vista del territorio per seguire l'evoluzione dell'evento.
\nIn funzione dell'intensità e dell'estensione dell'evento, nonché della capacità di risposta del sistema locale, per garantire il coordinamento delle attività di gestione dell'emergenza, si attiveranno sul territorio, ai diversi livelli di responsabilità, i centri operativi e di coordinamento presso i quali sono rappresentate le componenti e le strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
\nA livello provinciale, secondo il modello adottato da ciascuna Regione, si attiva il Centro di Coordinamento dei Soccorsi (C.C.S.) nel quale sono rappresentati, oltre alla Regione, alla Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo ed alla Provincia, gli enti, le amministrazioni e le strutture operative funzionali alla gestione dell'emergenza con il compito di:
\nvalutare le esigenze sul territorio;
\nimpiegare in maniera razionale le risorse già disponibili;
\ndefinire la tipologia e l'entità delle risorse regionali e nazionali necessarie per integrare quelle disponibili a livello provinciale, individuando, laddove non previsto dalla pianificazione di emergenza, i siti destinati ad aree di ammassamento soccorsi.
\nPresso il C.C.S. viene assicurata la direzione unitaria degli interventi da coordinare con quelli realizzati dai Sindaci dei comuni interessati.
\nQualora il modello adottato dalla Regione non indichi chiaramente a quale Autorità è attribuita la funzione di responsabilità del C.C.S. e non fossero vigenti in tal senso opportuni protocolli d'intesa tra Prefettura e Provincia, tale funzione si intende assegnata al Prefetto della provincia in qualità di rappresentante dello Stato sul territorio, in ragione del dovere di assicurare la salvaguardia della vita e dei beni delle persone. In ogni caso, fermo restando quanto previsto dal modello organizzativo regionale, le principali funzioni operative risultano così attribuite:
\nil Prefetto è responsabile dell'attivazione e dell'impiego delle risorse statuali presenti sul territorio provinciale, dell'ordine e della sicurezza pubblica ed emette ordinanze esercitando, qualora necessario, la funzione di sussidiarietà nei confronti dei Sindaci;
\nil Presidente della Provincia è responsabile dell'immediata attivazione e dell'impiego delle proprie risorse, cura le problematiche concernenti la viabilità e le reti ed infrastrutture di servizi, e, se previsto dall'ordinamento regionale, coordina l'impiego del volontariato e mantiene il raccordo con i comuni interessati dall'evento.
\nIl modello organizzativo a livello provinciale deve prevedere una sala operativa unica ed integrata, che da un lato attua quanto stabilito in sede di C.C.S. e dall'altro raccoglie, verifica e diffonde le informazioni relative all'evento ed alla risposta di protezione civile, attraverso il raccordo costante con i diversi centri operativi attivati sul territorio, la sala operativa regionale e Sistema.
\nIn relazione all'estensione dell'area interessata ed alla popolazione da assistere, per supportare l'attività dei centri operativi comunali e per raccordare gli interventi attuati a livello comunale con quelli provinciali, si attivano Centri Operativi intercomunali (quali i Centri Operativi Misti - C.O.M.), ubicati in idonee strutture preventivamente individuate, ai quali afferiscono uno o più comuni. L'attivazione di tali Centri è in capo all'autorità responsabile del C.C.S. a meno della nomina del Commissario Delegato successiva alla dichiarazione dello stato di emergenza o della delega al coordinamento attribuita al Capo del Dipartimento della protezione civile.
\nA livello regionale ciascuna Regione interessata dall'evento assicura:
\nl'immediata attivazione e l'impiego della colonna mobile regionale e delle organizzazioni di volontariato;
\nla gestione degli interventi di emergenza sanitaria, sulla base della propria organizzazione, in coerenza con quanto definito nei Criteri di massima e nelle Direttive del Presidente del Consiglio dei Ministri in merito all'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi (3);
\nl'invio di propri tecnici per le verifiche di agibilità degli edifici, il rilievo del danno, la valutazione del rischio residuo ed indotto, la verifica di potabilità delle acque e gli interventi di bonifica ambientale;
\nla partecipazione di propri funzionari all'attività dei centri operativi e di coordinamento istituiti sul territorio;
\nla gestione delle reti radio per le comunicazioni di emergenze e l'attivazione e la gestione delle organizzazioni di volontariato dei radioamatori;
\nl'impiego dei beni di prima necessità per garantire l'assistenza alla popolazione stoccati presso i CAPI di competenza regionale.
\nContestualmente la Regione, sulla base delle reali esigenze del territorio e delle istanze pervenute dagli enti locali, qualora fosse necessario l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari, procede alla richiesta della dichiarazione dello stato d'emergenza.
\nQualora a livello centrale si riscontrasse la necessità di istituire in loco una struttura di coordinamento nazionale per fronteggiare l'emergenza (Direzione di Comando e Controllo - DI.COMA.C.), la Regione, d'intesa con il Dipartimento, provvede all'individuazione ed all'allestimento della sede più idonea valutando, in funzione delle caratteristiche dello scenario di evento, il possibile utilizzo della sala operativa regionale.
\nLa sala operativa regionale, che deve assicurare in emergenza l'operatività h24, garantisce a Sistema l'aggiornamento delle informazioni relative alle attività poste in essere, comunica la tipologia e l'entità delle risorse nazionali necessarie per integrare quelle territoriali, e mantiene il raccordo con i centri operativi attivati a livello provinciale e comunale, così come previsto dalle procedure di cui al paragrafo 1.3.
\nAl preannunciarsi o al verificarsi di un evento che richieda l'impiego di mezzi e poteri straordinari, il coordinamento è posto in capo al Presidente del Consiglio dei Ministri che, per l'attuazione degli interventi, può avvalersi di commissari delegati, una volta che il Consiglio dei Ministri abbia dichiarato lo stato di emergenza di cui all'art. 5, comma 1 della legge n. 225/92. Ai sensi dall'art. 3 del decreto-legge n. 245/02 convertito nella legge n. 286/02, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidandone il coordinamento al Capo del Dipartimento della protezione civile.
\nA livello nazionale, presso il Dipartimento della protezione civile, si riunisce il Comitato Operativo della protezione civile che assicura la direzione unitaria ed il coordinamento delle attività di emergenza secondo quanto previsto dalla legge n. 401/2001. Il Comitato operativo, presieduto dal Capo del Dipartimento, è composto dai soggetti indicati nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006 allargato a comprendere tutti gli enti e le amministrazioni pubbliche e private che concorrono alla gestione dell'emergenza.
\nIl Comitato, sulla base delle caratteristiche dell'evento, delle esigenze, delle risorse disponibili a livello nazionale e di quelle già impiegate definisce la strategia di intervento.
\nLa continuità del flusso delle informazioni è assicurata da Sistema che mantiene il costante collegamento con i centri operativi e di coordinamento attivati.

\n

3. Prime attivazioni in caso di evento di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge n. 225/92
\nL'attivazione della struttura di coordinamento operativo a livello locale e nazionale richiede necessariamente alcune ore a partire dal verificarsi dell'evento. E' dunque evidente che l'attività di primo soccorso e assistenza alla popolazione sarà caratterizzata dall'attivazione immediata e «spontanea» delle strutture di protezione civile che operano ordinariamente sul territorio la cui capacità operativa non risulti compromessa dagli effetti dell'evento. Tuttavia, per evitare che i primi interventi, per quanto tempestivi, si rivelino poco efficaci o finiscano per sovrapporsi, è indispensabile che sin dalle primissime fasi dell'emergenza ciascuna struttura operi in stretto raccordo con le altre, attraverso un impiego congiunto ed integrato di forze e di risorse, che si realizza soltanto con un'azione di coordinamento forte ed univoca.
\nA tal fine, nel caso di eccezionalità della situazione emergenziale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Capo Dipartimento della Protezione Civile, sentito il Presidente della Regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidando al Capo del Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso (art. 3, decreto-legge n. 245/02 convertito nella legge n. 286/02), nelle more che venga dichiarato lo stato d'emergenza ai sensi dell'art. 5, della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
\nAffinché il Capo del Dipartimento disponga degli strumenti necessari ad operare, tutte le informazioni relative all'evento ed alle prime risposte di protezione civile devono essere riportate tempestivamente e sin dalle prime fasi dell'emergenza a Sistema attraverso le procedure definite al paragrafo 1.3. Inoltre è necessario che ogni iniziativa volta ad integrare l'impiego delle risorse già disponibili sul territorio venga preventivamente concordata con il Capo del Dipartimento, ancor prima della convocazione del Comitato Operativo della protezione civile.
\nLa risposta operativa del Dipartimento si articola nella convocazione dell'Unità di crisi, con la partecipazione di tutti gli Uffici e Servizi interessati, nonché nell'immediato invio di una Task force di valutazione, supporto e coordinamento, anche al fine di istituire in loco il Centro di coordinamento nazionale quale struttura di riferimento del Comitato operativo.
\nIn relazione alla evoluzione della emergenza in atto, il Capo Dipartimento della protezione civile fornisce un puntuale e costante quadro informativo al Presidente del Consiglio dei Ministri, elaborando bollettini ufficiali sulla situazione.
\n3.1. Il Comitato Operativo della protezione civile
\nAppresa la notizia di un evento che, per dimensioni, caratteristiche ed impatto sulla popolazione e/o sull'ambiente ovvero sul normale svolgimento della vita della comunità locale, possa essere ricondotto ad un caso di emergenza di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, il Capo del Dipartimento della protezione civile convoca immediatamente il Comitato operativo di protezione civile (di cui all'art. 10 della medesima legge e successive modifiche ed integrazioni) che si riunisce di norma presso il Dipartimento nazionale della protezione civile, salvo contrario avviso, nella sede di Roma, via Vitorchiano, 4.
\nNella convocazione del Comitato operativo, oltre alla composizione determinata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006, si tiene conto delle caratteristiche dell'evento emergenziale al fine di individuare compiutamente le ulteriori Amministrazioni, autorità nazionali o locali, aziende ed enti cui estendere la partecipazione.
\nIl Comitato operativo in particolare ha il compito, come stabilito dall'art. 3-ter della legge 9 novembre 2001, n. 401, di assicurare «la direzione unitaria e il coordinamento delle attività in emergenza, stabilendo gli interventi di tutte le amministrazioni e gli enti interessati al soccorso»; ossia, sulla base dell'evoluzione dello scenario e dei continui aggiornamenti che arrivano dal territorio a Sistema, di definire le strategie di intervento e di garantire l'impiego coordinato delle risorse nazionali.
\n3.2. La Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi
\nIl Capo dipartimento della protezione civile chiede al Presidente della Commissione Grandi Rischi, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 aprile 2006, di convocare la stessa con la massima urgenza, integrandone eventualmente la composizione con esperti esterni ritenuti necessari, al fine di consentire al Comitato operativo di avvalersi delle ulteriori competenze tecnico-scientifiche nel processo di formazione delle decisioni operative di protezione civile. La funzione di definizione degli scenari di rischio e la loro evoluzione nonché la sintesi scientifica dei dati riguardanti l'evento, nella relazione tra il Comitato operativo e la Commissione, è garantita dal Centro Funzionale nazionale del Dipartimento di protezione civile che valuta altresì la necessità di coinvolgere ovvero acquisire ulteriori pareri o servizi dai centri di competenza di cui al decreto del capo del Dipartimento della Protezione Civile n. 252 del 26 gennaio 2005 in applicazione della Direttiva del Presidente del Consiglio 27 febbraio 2004 «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile».
\n3.3. Principali attività delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile
\nI rappresentanti delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile in seno al Comitato operativo assicurano l'attuazione degli interventi stabiliti, nel rispetto delle proprie competenze e procedure.
\nIn particolare il rappresentante del:
\nCorpo nazionale dei vigili del fuoco
\nazioni immediate:
\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento, al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR, ivi comprese quelle già inviate al verificarsi dell'evento;
\nc) dispone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) mette a disposizione i propri centri operativi mobili quali prima sede delle attività di coordinamento in loco;
\ne) indica i coordinatori delle operazioni del soccorso tecnico urgente sul territorio;
\nentro 12 ore:
\na) mette a disposizione personale del Corpo per la verifica di agibilità degli edifici strategici e delle sedi destinate ad ospitare i centri operativi e di coordinamento del sistema dei soccorsi, in raccordo con i tecnici locali;
\nb) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nentro 24 ore:
\na) fornisce il necessario supporto operativo e logistico per l'assistenza alloggiativa d'urgenza delle popolazioni;
\nb) fornisce informazioni sugli interventi effettuati di messa in sicurezza di strutture ed infrastrutture.
\nForze armate
\nazioni immediate:
\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di definire una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita di assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\nb) a seguito di una qualificata richiesta di Sistema, fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio colpito dall'evento, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR, e sull'agibilità delle infrastrutture aeroportuali;
\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) attiva, qualora e laddove disponibili, le risorse di terra, aeree o navali destinate, autonomamente o in concorso con altre amministrazioni, enti o strutture, all'afflusso dei soccorsi, all'immediata evacuazione e al trattamento o al trasporto dei feriti (MEDEVAC) verso aree sicure o verso le strutture ospedaliere di destinazione;
\ne) dispone l'emissione di NOTAM per regolare l'attività di volo sulle aree a rischio laddove le stesse ricadano entro aree di giurisdizione militare, al fine di facilitare le operazioni di soccorso;
\nentro 12 ore:
\na) attiva, in relazione alla richiesta ricevuta da Sistema, compatibilmente con le risorse effettivamente disponibili, propri uomini e mezzi per la rimozione delle macerie e l'allestimento dei campi base dei soccorritori e di aree di ricovero della popolazione;
\nb) disloca sul territorio colpito dall'evento, in relazione alla richiesta ricevuta da Sistema, le necessarie strutture mobili destinate al coordinamento delle attività aeronautiche e al controllo e rispetto delle eventuali misure di restrizione al sorvolo, compatibilmente alla disponibilità del momento, alla distanza ed agibilità della località interessata;
\nc) individua ed attiva i mezzi necessari ad effettuare, ASAP (As Soon As Possible) dalla richiesta di Sistema, il rilievo aerofotografico, anche ad infrarossi, del territorio interessato dall'evento e ne assicura la reiterazione nel tempo in caso di necessità;
\nd) attiva le strutture finalizzate a realizzare una rete di telecomunicazioni, anche di natura campale, dotata dei necessari requisiti di riservatezza;
\ne) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nf) indica le strutture logistiche militari, con particolare riguardo agli aeroporti e le basi navali, che possono essere utilizzate come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\nentro 24 ore:
\na) a seguito di richiesta ricevuta da Sistema, mette a disposizione, fatte salve le necessarie misure di sicurezza (aree classificate, ecc.) le proprie risorse disponibili per l'assistenza alloggiativa d'urgenza della popolazione.
\nForze di Polizia
\n(partecipano al Comitato Operativo con propri rappresentanti la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria, oltre al Corpo Forestale dello Stato, struttura operativa nazionale ai sensi dell'art. 11 della legge n. 225/92)
\nazioni immediate:
\nattraverso il diretto coordinamento del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per gli aspetti generali, o dell'Autorità provinciale di P.S. per quelli locali, secondo il sistema di cui alla legge 1° aprile 1981, n. 121:
\na) forniscono dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\nb) forniscono gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR;
\nc) propongono l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) il Questore della provincia interessata provvede ad individuare il coordinatore delle attività di ordine e sicurezza pubblica sul territorio;
\ne) adottano le misure di specifica competenza nell'ambito dei servizi di ordine e sicurezza pubblica;
\nentro 12 ore:
\na) garantiscono, in accordo con le autorità sanitarie, l'attivazione delle necessarie competenze tecnico-scientifiche finalizzate alle procedure di identificazione delle salme;
\nb) assicurano la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nentro 24 ore:
\na) garantiscono la sicurezza dei campi base dei soccorritori, delle aree di ricovero della popolazione e dei centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio.
\nCorpo Forestale dello Stato
\nPer le azioni del Corpo Forestale dello Stato, struttura operativa nazionale ai sensi dell'art. 11 della legge n. 225/92, si rimanda a quanto già previsto nel paragrafo dedicato alle Forze di Polizia.
\nComando generale delle Capitanerie di porto - Guardia costiera
\nazioni immediate:
\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR;
\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) indica i coordinatori delle operazioni di soccorso per gli interventi a mare;
\ne) fornisce informazioni sull'agibilità delle infrastrutture portuali e marittime nei territori colpiti;
\nf) attiva le risorse navali, anche private, destinate, autonomamente o in concorso con altre amministrazioni, enti o strutture, all'afflusso dei soccorsi, all'immediata evacuazione e al trattamento o al trasporto dei feriti (MEDEVAC) verso aree sicure o verso le strutture ospedaliere di destinazione nonché eventualmente dedicate all'alloggio temporaneo per la popolazione;
\ng) dispone l'emissione dell'AVURNAV per interdire le aree a rischio e facilitare le operazioni di soccorso;
\nentro 12 ore:
\na) propone le necessarie attività di ricognizione e valutazione del danno ai porti petroliferi e agli impianti industriali costieri e marini;
\nb) indica le infrastrutture portuali che possono essere utilizzate come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\nc) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nentro 24 ore:
\na) fornisce un quadro informativo circa la ricognizione dei danni all'ambiente marino e alle misure necessarie a garantirne la tutela e la conservazione in particolare delle aree marine sottoposte a tutela ambientale e degli impianti produttivi coinvolti nell'evento.
\nCroce Rossa Italiana
\nazioni immediate:
\na) concorre a fornire dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza;
\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio;
\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) assicura il concorso al soccorso e all'assistenza sanitaria dei feriti;
\nentro 12 ore:
\na) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nb) garantisce il concorso all'attività di allestimento e gestione dei campi base dei soccorritori e delle aree di ricovero della popolazione;
\nc) assicura il concorso alle attività di assistenza alla popolazione e garantisce particolare attenzione nelle attività a favore delle fasce più deboli;
\nd) attiva le proprie strutture permanenti al fine di garantire, nei limiti di capacità, l'assistenza alloggiativa alle persone evacuate e comunque coinvolte dall'evento;
\ne) propone l'eventuale invio di team di specialisti sia di soccorsi speciali sia per la validazione di specifiche situazioni di rischio (sanitario-logistica-psicologica);
\nf) propone l'invio di team per il censimento delle necessità della popolazione e per il ricongiungimento dei nuclei familiari;
\ng) attiva i propri nuclei trasporti con l'utilizzo di mezzi speciali;
\nentro 24 ore:
\na) assicura l'attivazione di servizi di produzione e distribuzione pasti per i soccorritori e per la popolazione;
\nb) assicura l'attivazione delle attrezzature e del personale necessario alla dislocazione e gestione sul territorio di potabilizzatori e macchine imbustatici e distribuzione di acqua.
\nOrganizzazioni nazionali di volontariato
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo, in raccordo con il rappresentante delle Regioni, riguardante la presenza di organizzazioni di volontariato presenti sul territorio con le relative consistenze di personale, professionalità, dotazioni strumentali e logistiche con particolare riferimento alle attività SaR, sanitarie, di radiocomunicazioni e di assistenza alla popolazione;
\nb) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistiche e modalità di impiego;
\nentro 12 ore:
\na) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nb) garantisce il concorso all'attività di allestimento dei campi base dei soccorritori e delle aree di ricovero della popolazione;
\nentro 24 ore:
\na) assicura i servizi di produzione e distribuzione pasti per i soccorritori e la popolazione;
\nb) concorre, su richiesta delle autorità competenti, al soccorso della popolazione ed a tutte le attività necessarie per un rapido ripristino della normalità.
\nCorpo nazionale del soccorso alpino e speleologico
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo riguardante la presenza del Corpo sul territorio interessato dall'evento, con le relative consistenze di personale, professionalità, dotazioni strumentali e logistiche con particolare riferimento alle attività SaR, sanitarie e di assistenza alla popolazione;
\nb) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistiche e modalità di impiego;
\nentro 12 ore:
\na) propone l'eventuale invio di team di specialisti per la valutazione di specifiche situazioni di rischio.
\nRegioni e province autonome
\nazioni immediate:
\na) fornisce, in raccordo con il rappresentante del volontariato, gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche nell'ambito delle colonne mobili regionali disponibili ad essere impiegate sul territorio colpito, definendone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso aziende e società private, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessarie;
\nc) propone l'eventuale impiego di risorse del settore sanitario che si rendessero necessarie individuandone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\nentro 12 ore:
\na) raccoglie informazioni sulla disponibilità di squadre di tecnici, anche in riferimento agli accordi con gli ordini professionali, da poter impiegare nelle attività di rilievo del danno, verifica di agibilità degli edifici e delle infrastrutture e valutazione del rischio residuo e/o indotto e provvede alla loro organizzazione d'intesa con la regione colpita dall'evento;
\nb) individua, se necessario, aree di stoccaggio, conservazione e movimentazione delle risorse al di fuori della regione colpita;
\nc) verifica la disponibilità, attraverso le aziende di trasporto pubblico regionale e degli enti locali o società private, di mezzi di trasporto collettivo;
\nd) supporta la regione colpita nell'individuazione delle strutture permanenti, con particolare riguardo a quelle destinate all'attività residenziale, alberghiera e turistica, necessarie a garantire l'assistenza alloggiativa alle persone evacuate e comunque coinvolte dall'evento;
\ne) assicura la presenza di personale delle regioni presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\nentro 24 ore:
\na) individua aziende e società, fuori dalla regione colpita, in grado di fornire assistenza alle strutture locali nell'erogazione di servizi (ciclo rifiuti, gestione e conservazione delle salme, igiene pubblica, ...).
\nMinistero del lavoro, della salute e delle politiche sociali
\nazioni immediate:
\na) concorre alla definizione delle necessità e delle priorità di intervento;
\nb) fornisce in raccordo con il rappresentante delle regioni e province autonome, gli elementi informativi riguardo le risorse sanitarie umane, logistiche e tecnologiche disponibili ad essere impiegate sul territorio colpito, definendone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\nentro 12 ore:
\na) propone l'eventuale invio di team di specialisti per la valutazione di specifiche situazioni di rischio;
\nentro 24 ore:
\na) indica eventuali misure di sanità pubblica a tutela della popolazione;
\nb) attiva centri di referenza, laboratori ed altri Istituti ad alta specializzazione per attività di diagnostica e terapia.
\nENAC
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa agibilità e capacità degli aeroporti, aviosuperfici ed elisuperfici nelle aree coinvolte dall'emergenza;
\nb) dispone, anche tramite NOTAM, l'adozione dei necessari provvedimenti di limitazione all'attività dei voli civili e commerciali, per gli aeroporti interessati, volti a facilitare le attività di soccorso, individuando gli scali alternativi ove dirottare tale tipologia di traffico aereo;
\nc) dispone le necessarie misure informative finalizzate a minimizzare i disagi ai viaggiatori;
\nentro 12 ore:
\na) individua e rende disponibili aeroporti civili che possono essere eventualmente utilizzati quali «HUB» in prossimità delle aree interessate dalla situazione emergenziale dove concentrare l'affluenza di aeromobili con personale ed attrezzature di soccorso, nonché come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\nb) propone i necessari accordi con le società di gestione degli aeroporti per garantire un adeguato livello di assistenza ai viaggiatori ed individua, in raccordo con le aziende di trasporto pubblico degli enti locali ovvero società private esercenti servizi di autolinea, ovvero società esercenti servizi di trasporto marittimo, le adeguate soluzioni di mobilità alternativa per i passeggeri coinvolti da provvedimenti di limitazione o blocco del trasporto aereo;
\nc) individua le società aeronautiche e i vettori in grado di fornire ulteriori servizi necessari al trasporto di personale e materiali per il sistema di protezione civile.
\nENAV
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa agibilità e capacità degli aeroporti, nelle aree coinvolte dall'emergenza;
\nb) predispone tutte le misure atte a coordinare e mantenere ordinato il flusso del traffico aereo, in accordo con il DPC/COAU, inclusa l'emissione di NOTAM per regolare l'attività di volo sulle aree a rischio, al fine di facilitare le operazioni di soccorso (ENAV/ACU);
\nc) se necessario, coordina con EUROCONTROL una limitazione dei flussi di traffico aereo interessato al sorvolo dello spazio aereo nazionale od all'atterraggio negli aeroporti ubicati nell'area interessata dalla situazione emergenziale;
\nentro 12 ore:
\na) predispone le note informative relativamente ai voli attivi.
\nGestori servizi elettricità - GSE
\nazioni immediate:
\na) fornisce informazioni sugli impianti di produzione elettrica di propria competenza, connessi anche a reti elettriche diverse dalla rete di trasmissione nazionale (es. elenco per tipologia di area, stato di produzione, contatti);
\nb) tiene i contatti con i titolari degli impianti ubicati nella zona colpita dalla calamità monitorando e fornendo lo stato della situazione di propria competenza;
\nentro 12 ore:
\na) negli orari presidiati mette a disposizione il proprio conctat center per informazioni che possono risultare utili alla collettività in merito all'evento calamitoso, inoltre rende disponibile le proprie strutture per aggiornamenti sullo stato degli impianti per integrare le informazioni utili alla protezione civile.
\nGestori servizi elettricità - Terna
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa le conseguenze della calamità sulla disponibilità degli impianti di produzione, trasformazione e trasmissione di energia elettrica;
\nb) tiene i contatti con l'ente/gli enti che si occupano della distribuzione dell'energia elettrica nella zona colpita al fine di fornire un quadro informativo circa lo stato di alimentazione nell'area;
\nc) fornisce un quadro informativo circa le risorse tecniche e tecnologiche aziendali presenti sul territorio in grado di fronteggiare l'emergenza in atto e propone l'eventuale invio di ulteriori risorse, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nentro 12 ore:
\na) collabora alla messa in sicurezza delle aree interessate dall'evento;
\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate ed appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessari;
\nc) coordina le attività per l'immediato ripristino d'urgenza in condizioni di sicurezza delle reti e dei servizi danneggiati;
\nd) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi di coordinamento sul territorio.
\nANAS / Autostrade per l'Italia / AISCAT
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato della mobilità nazionale evidenziando particolari criticità;
\nb) fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture stradali sia gestite direttamente che in concessione, presenti sul territorio colpito dall'emergenza;
\nc) propone, nell'ambito delle proprie competenze, l'adozione di misure di viabilità alternativa ed eccezionale, volte in particolare a garantire il sistema dei soccorsi;
\nd) collabora, compatibilmente con le proprie risorse, nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate e appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessarie;
\ne) mette a disposizione le strutture ed infrastrutture logistiche (elisuperfici, magazzini e spazi per l'ammassamento di mezzi e risorse utili ai soccorritori, ...);
\nf) fornisce supporto, ove richiesto, per attività di scorta e staffetta a trasporti eccezionali e/o colonne mobili di soccorritori;
\ng) consente ai soccorritori l'accesso agevolato ai caselli;
\nh) fornisce informazioni di utilità agli automobilisti in collaborazione con il CCISS e ISORADIO, i concessionari autostradali anche attraverso l'impiego di pannelli a messaggio variabile;
\ni) propone le necessarie misure, anche d'intesa con gli enti locali coinvolti e le organizzazioni di volontariato, finalizzate a garantire un adeguato livello di assistenza agli automobilisti;
\nentro 12 ore:
\na) propone le necessarie attività di ricognizione e valutazione del danno alle infrastrutture anche in relazione all'eventuale adozione di misure di limitazione della circolazione;
\nb) fornisce una valutazione circa gli eventuali tempi di ripristino ed agibilità delle infrastrutture colpite.
\nFerrovie dello Stato - RFI / Trenitalia
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato della circolazione ferroviaria nazionale evidenziando particolari criticità;
\nb) fornisce un quadro informativo circa l'impiego dei tecnici inviati ai fini degli accertamenti dello stato dell'infrastruttura e richiede l'eventuale necessario supporto della protezione civile a detti tecnici per raggiungere, in caso di impedimento o criticità della mobilità, le zone oggetto di indagine;
\nc) adotta le necessarie misure informative di competenza finalizzate a minimizzare i disagi ai viaggiatori;
\nd) mette a disposizione i propri impianti di diffusione video e sonoro per le informazioni della protezione civile alla popolazione;
\ne) concorre - per quanto di competenza e nei limiti delle proprie disponibilità - insieme agli enti locali coinvolti e alle organizzazioni di volontariato, a fornire un adeguato livello di assistenza ai viaggiatori trovatisi a bordo di treni fermi in linea, curandone il successivo trasporto in luogo idoneo all'assistenza;
\nf) valuta la disponibilità di strutture di logistica e mezzi ferroviari per l'accoglienza della popolazione o dei soccorritori e per le esigenze di trasporto di persone o cose a seguito di richiesta avanzata dalla protezione civile circa tipo, quantità e localizzazione;
\nentro 12 ore:
\na) a seguito dei necessari accertamenti, fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture ferroviarie nei territori colpiti dall'emergenza;
\nb) concorre - per quanto di competenza - insieme alla protezione civile ad individuare le adeguate soluzioni di mobilità alternativa per i passeggeri coinvolti in limitazione o blocco del trasporto ferroviario;
\nentro 24 ore:
\na) mette a disposizione - compatibilmente con la necessità dell'esercizio ferroviario da garantire anche in circostanze di emergenza - le strutture di logistica e i mezzi ferroviari richiesti dalla protezione civile per l'accoglienza della popolazione o dei soccorritori e per le esigenze di trasporto (anche con treni speciali) di persone o cose.
\nSocietà di telefonia fissa e mobile - Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo riguardo lo stato dei servizi di telefonia fissa e mobile nazionale e nelle aree colpite dall'emergenza e circa le reti alternative specifiche di ogni operatore, evidenziando l'impatto organizzativo e infrastrutturale;
\nb) fornisce informazioni utili all'elaborazione di scenari di analisi di rischio sulla base delle interdipendenze con le altre infrastrutture critiche;
\nc) indica le possibili azioni correttive per garantire la massima continuità nelle funzioni di connettività della rete trasmissiva su tutto il territorio nazionale, per evitare un effetto domino sulle altre tipologie di infrastruttura e per risolvere i problemi di congestione che vengono rilevati in tempo reale nei centri di gestione degli operatori;
\nd) predispone le misure tecniche ed organizzative a supporto della funzionalità e resilienza dei necessari collegamenti tra i luoghi colpiti dall'emergenza e i centri di coordinamento sul territorio e tra questi ultimi e il Comitato operativo stesso fornendo i servizi di fonia, video e dati disponibili;
\ne) procede, nei termini ed alle condizioni da regolamentarsi nella specifica convenzione fra il DPC e gli Operatori di servizi di telefonia:
\nall'invio di SMS per la gestione delle emergenze;
\na fornire il numero (in dato aggregato) distinto per nazionalità (country code), dei roamers internazionali presenti nell'area colpita dall'emergenza. Per roamers internazionali si intendono gli utenti che si trovano sul territorio nazionale italiano e utilizzano il servizio di telefonia mobile, in roaming sulle reti di telecomunicazioni nazionali italiane;
\nf) fornisce supporto alle attività volte ad assicurare, nel rispetto delle leggi vigenti, la ricerca di persone disperse per mezzo degli strumenti tecnologici consentiti dai sistemi di assistenza e verifica di telefonia mobile;
\nentro 12 ore:
\na) verifica le azioni intraprese e indica eventuali modifiche sulla base dello scenario di danno;
\nb) fornisce la necessaria assistenza in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio;
\nc) predispone un piano per il ripristino delle infrastrutture di telefonia fissa e mobile.
\nRAI
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato dei servizi radio-televisivi nazionali e nelle aree colpite dall'emergenza;
\nb) mette a disposizione i propri servizi per garantire la diffusione delle informazioni alla popolazione;
\nc) attiva presso la sede del Dipartimento di via Vitorchiano una postazione per la messa in onda in diretta di collegamenti audio/video per le tre reti nazionali e per RAINEWS24;
\nd) attiva una postazione presso la sede del Dipartimento di Via Vitorchiano per collegamenti in diretta con il canale Isoradio.
\nPoste Italiane
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato di efficienza dei servizi e delle infrastrutture nelle aree colpite dall'evento;
\nb) attua le procedure organizzative per l'attivazione di un «conctat center» destinato alla informazione della popolazione o a particolari gruppi di utenti;
\nc) tiene i contatti con i responsabili territoriali della zona colpita al fine di individuare l'eventuale tipologia ed entità dei danni subiti dalle infrastrutture, nonché per attivare le conseguenti azioni di ripristino e per la soluzione di eventuali criticità;
\nentro 12 ore:
\na) predispone tutte le azioni interne/esterne necessarie per il ripristino d'urgenza, in condizioni di sicurezza, delle infrastrutture e degli impianti danneggiati al fine di garantire la continuità dei servizi;
\nb) fornisce, secondo disponibilità, la propria infrastruttura fisica ed hi-tech, nonché la rete degli uffici postali per l'informazione e/o comunicazione ai cittadini;
\nc) fornisce la disponibilità dei servizi di telefonia mobile per le comunicazioni ai cittadini;
\nd) fornisce, secondo disponibilità, l'uso dell'infrastruttura logistica integrata e del sistema dei trasporti della società;
\ne) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio;
\nentro 24 ore:
\na) attua tutte le azioni predisposte per il ripristino dell'espletamento dei servizi nelle aree colpite, con l'eventuale invio di risorse umane, tecnologiche e mezzi strumentali, anche ad alta tecnologia.
\nENI
\nazioni immediate:
\na) fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture di stoccaggio, trasformazione e trasporto dei prodotti;
\nb) tiene i contatti con i responsabili degli impianti presenti nella zona colpita al fine di quantificare gli eventuali danni e di evidenziare eventuali casi di particolare criticità;
\nc) fornisce un quadro informativo circa le risorse tecniche e tecnologiche aziendali presenti sul territorio in grado di fronteggiare l'emergenza in atto e propone l'eventuale invio di ulteriori risorse, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\nd) collabora nel reperimento e messa a disposizione da parte di imprese pubbliche e private di sistemi di rifornimento dei prodotti commercializzati;
\nentro 12 ore:
\na) collabora alla messa in sicurezza delle aree interessate dall'evento;
\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate e appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessari;
\nc) coordina le attività per l'immediato ripristino d'urgenza in condizioni di sicurezza delle infrastrutture e degli impianti danneggiati;
\nd) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio o alla logistica d'emergenza.

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Indirizzi operativi per la gestione delle emergenze

\r\n\r\n

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

\r\n\r\n

Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante «l'istituzione del Servizio nazionale di protezione civile»;
\r\nVisto il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 concernente il «conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali» ed in particolare gli articoli 107 e 108;
\r\nVisto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401 recante «disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attività di protezione civile e per migliorare le strutture logistiche nel settore della difesa civile»;
\r\nVisto l'art. 5, comma 2 della legge n. 401/2001, che affida al Presidente del Consiglio dei Ministri, d'intesa con le regioni e gli enti locali, la predisposizione degli indirizzi operativi e dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, nonché i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza;
\r\nVisto il decreto-legge 4 novembre 2002, n. 245, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2002, n. 286, che all'art. 3 autorizza il Presidente del Consiglio dei Ministri, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, a disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile per fronteggiare l'emergenza;
\r\nConsiderata l'ineludibile esigenza di ottimizzare le capacità di allertamento, di attivazione e di intervento del sistema di protezione civile a fronte di eventi calamitosi, mediante la definizione di procedure operative;
\r\nTenuto conto che le citate procedure operative debbono disciplinare la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione ed il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di protezione civile, la descrizione del modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale per supportare ed integrare adeguatamente la risposta locale di protezione civile;
\r\nAcquisita l'intesa della Conferenza unificata in data 13 novembre 2008;

\r\n\r\n

Emana la seguente direttiva:

\r\n\r\n

Art. 1.
\r\nIl presente atto di indirizzo concernente «indirizzi operativi per la gestione delle emergenze», nel rispetto delle competenze affidate alle regioni dalla normativa vigente, e di quelle proprie delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano, nonché delle relative norme di attuazione, è finalizzato alla definizione di procedure operative al fine di ottimizzare le capacita di allertamento, di attivazione e di intervento del Servizio nazionale di protezione civile.
\r\nTali procedure operative disciplinano la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l'attivazione e il coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di protezione civile, la descrizione del modello organizzativo per la gestione dell'emergenza con l'indicazione degli interventi prioritari da disporre a livello nazionale per supportare ed integrare adeguatamente la risposta locale di protezione civile.
\r\nLa puntuale attuazione da parte delle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile degli indirizzi qui formulati garantirà il necessario coordinamento operativo nell'attività di gestione dell'emergenza, che costituisce il presupposto indispensabile per assicurare l'efficacia dell'azione del sistema di protezione civile.

\r\n\r\n

1. La comunicazione dell'evento e il flusso delle informazioni
\r\nDi fronte alla previsione ovvero al preannunciarsi, al manifestarsi e all'evolversi di un evento che possa costituire elemento di pericolosità per la popolazione, il territorio ed i beni, al fine di ridurre al minimo i tempi necessari per la valutazione della situazione e quindi per l'intervento, è necessario disporre, in tempo reale, delle informazioni relative alle caratteristiche del fenomeno ed alla capacità del sistema locale di fronteggiare l'emergenza.
\r\nInoltre, per assicurare l'impiego razionale e coordinato delle risorse, è indispensabile che le componenti e le strutture operative di protezione civile garantiscano l'immediato e continuo reciproco scambio delle informazioni, sia a livello territoriale che centrale, avviando, in particolare, un rapido flusso di comunicazione con il Dipartimento della protezione civile non limitando, quindi, le segnalazioni esclusivamente alle proprie strutture di riferimento a livello nazionale, secondo le procedure operative di cui al successivo punto 1.3, fermo restando il sistema di comando e controllo interno di ciascuna delle componenti e strutture sopra richiamate.
\r\nIn tal modo sarà anche possibile per il Capo del Dipartimento della protezione civile avere l'immediata e completa conoscenza dell'evento nonché valutare in qualunque momento la situazione emergenziale in atto e, qualora si rivelasse di carattere eccezionale, coordinare su disposizione del Presidente del Consiglio dei Ministri gli interventi e tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso, così come previsto dall'art. 3 del decreto-legge del 4 novembre 2002, n. 245, convertito nella legge del 27 dicembre 2002, n. 286.

\r\n\r\n

1.1. Organizzazione della Sala Situazione Italia e monitoraggio del territorio (Sistema)
\r\nPresso il Dipartimento della protezione civile è attivo un centro di coordinamento denominato Sistema che garantisce la raccolta, la verifica e la diffusione delle informazioni di protezione civile con l'obiettivo di allertare immediatamente, e quindi attivare tempestivamente, le diverse componenti e strutture preposte alla gestione dell'emergenza. Sistema opera 24 ore su 24, tutti i giorni dell'anno, con la presenza di personale del Dipartimento e delle strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile di seguito elencate:
\r\nCorpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, componente fondamentale del Servizio Nazionale della Protezione Civile (art. 11 della legge 24 febbraio 1992, n. 225);
\r\nForze Armate (attraverso il Comando operativo di vertice interforze);
\r\nPolizia di Stato;
\r\nArma dei Carabinieri;
\r\nGuardia di Finanza;
\r\nCorpo Forestale dello Stato;
\r\nCapitanerie di Porto - Guardia Costiera.
\r\nSulla base di opportuni protocolli operativi, sarà possibile integrare l'attuale configurazione permanente della Sala di Sistema con ulteriori postazioni dedicate ad altre componenti e strutture operative.
\r\nLa molteplicità dei soggetti presenti presso la Sala Situazione Italia fa di Sistema il punto di riferimento del Servizio nazionale di protezione civile e lo rende un centro di coordinamento unico nel suo genere.
\r\nQualora la situazione emergenziale fosse tale da richiedere la partecipazione all'attività operativa di altri enti ed amministrazioni, la Sala di Sistema, configurata secondo una struttura modulare, è in grado di soddisfare pienamente l'esigenza.
\r\nCiascuna postazione è attrezzata, oltre che con le normali dotazioni informatiche e di telecomunicazione, con:
\r\nun terminale che costituisce l'interfaccia con la propria struttura nazionale di coordinamento operativo;
\r\nun sistema «com center» preposto alla gestione integrata delle comunicazioni radio/telefoniche operanti anche su frequenze diverse e sistemi eterogenei.
\r\nLa Sala di Sistema inoltre è provvista di collegamenti telefonici punto-punto con le sale operative delle principali componenti e strutture del Servizio nazionale della protezione civile e di tecnologie di ultima generazione per la videoconferenza, inclusa quella di tipo satellitare.

\r\n\r\n

1.2. Le funzioni di Sistema
\r\nL'attività ordinaria di monitoraggio e sorveglianza della Sala di Sistema consiste nel ricevere, richiedere, raccogliere, elaborare e verificare le notizie riguardanti eventi calamitosi già avvenuti, previsti o in corso, nonché situazioni critiche, sul territorio italiano ed estero. E' inoltre compito di Sistema garantire la diffusione delle informazioni alle componenti ed alle strutture operative di protezione civile interessate ed allertarle, qualora se ne riscontrasse l'esigenza, contribuendo così alla loro tempestiva attivazione per l'adozione delle eventuali misure ritenute necessarie.
\r\nA fronte di eventi emergenziali che richiedono mezzi e poteri straordinari, Sistema, secondo le procedure per l'attivazione del Dipartimento della protezione civile in caso di emergenza, si configura come struttura di supporto al Comitato operativo di protezione civile, di cui all'art. 5, comma 3-ter del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, e, sulla base delle strategie adottate dal Comitato, garantisce l'attuazione delle disposizioni impartite dal Comitato attraverso le strutture del Servizio nazionale della protezione civile.

\r\n\r\n

1.3. Procedure operative
\r\nLa capacità di Sistema di assolvere alle proprie funzioni è strettamente connessa sia alla tempestività con la quale avviene la comunicazione da parte delle strutture di protezione civile, sia alla qualità dell'informazione, in termini di attendibilità della fonte e di puntualità dei contenuti. A tal fine, in occasione di eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per intensità ed estensione potrebbero richiedere l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria, nonché l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari, così come rispettivamente definito all'art. 2, comma 1, lettera b) e lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, le sale operative nazionali delle forze istituzionali preposte al soccorso e/o di pubblica utilità, le sale operative di protezione civile delle regioni e quelle delle province, laddove attivate, gli Uffici Territoriali del Governo-Prefetture, le sale operative nazionali o le strutture di controllo centrale degli enti ed amministrazioni che gestiscono le reti e le infrastrutture di servizi nonché, in caso di emergenza, i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio, attuano, oltre a quanto previsto dalle proprie procedure, le seguenti disposizioni:
\r\nquando ricevono notizie dell'evento previsto, laddove possibile, ovvero già avvenuto, o in corso, ne danno immediata comunicazione a Sistema previa verifica dell'attendibilità delle informazioni, anche per il tramite delle proprie strutture territoriali;
\r\ninformano Sistema relativamente agli interventi già effettuati o previsti, indicandone tipologia, località, tempistica e risorse impiegate;
\r\nverificano le proprie risorse disponibili e ne informano Sistema, indicandone caratteristiche, quantità, dislocazione e tempistica per l'attivazione e l'impiego;
\r\ncomunicano a Sistema eventuali necessità di concorso o supporto nell'intervento;
\r\nmantengono i contatti con Sistema fino alla conclusione della situazione in atto ed inviano, ogni qualvolta acquisiscono ulteriori informazioni sull'evento provvedendo ad aggiornare immediatamente Sistema;
\r\nsu espressa richiesta del Dipartimento della protezione civile, predispongono un report contenente la sintesi delle attività svolte.
\r\nGli enti e le amministrazioni che gestiscono i dati delle reti di monitoraggio non ancora trasferiti o posti nella disponibilità della rete dei Centri Funzionali ed in particolare del Centro Funzionale Centrale, secondo le procedure di cui alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2004, e fatto salvo quanto indicato da specifiche convenzioni e/o accordi stipulati con il Dipartimento, fanno pervenire la comunicazione dell'evento previsto o registrato direttamente a Sistema. Anche per tali enti ed amministrazioni si attuano le procedure sopra menzionate. Contestualmente dovrà essere assicurato, da ciascuna componente e struttura operativa di protezione civile, un corretto e costante flusso di informazioni anche a livello territoriale, che coinvolga fin dalle prime fasi gli enti locali attraverso le sale operative regionali di protezione civile.

\r\n\r\n

2. Il modello organizzativo per la gestione dell'emergenza
\r\nA meno di eventi catastrofici che annullino la capacità di reazione da parte del territorio, la prima risposta all'emergenza, qualunque sia la natura dell'evento che la genera e l'estensione dei suoi effetti, deve essere garantita dalla struttura locale, a partire da quella comunale, preferibilmente attraverso l'attivazione di un Centro Operativo Comunale (C.O.C.) dove siano rappresentate le diverse componenti che operano nel contesto locale. Tenuto conto che il nostro territorio è caratterizzato da un numero elevato di piccole realtà municipali, è necessario che in fase di pianificazione di emergenza sia garantito da parte delle amministrazioni provinciali e regionali un particolare ed adeguato supporto ai Sindaci di tali comuni, affinché possano efficientemente organizzare le proprie strutture per la gestione delle emergenze.
\r\nA livello comunale, così come previsto dall'art. 15, commi 3 e 4 della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e dall'art. 108 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, il Sindaco assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita e provvede ai primi interventi necessari a fronteggiare l'emergenza, dando attuazione a quanto previsto dalla pianificazione di emergenza. In particolare, anche utilizzando il potere di ordinanza, il Sindaco, attraverso il personale della sua struttura comunale e chiedendo l'ausilio delle componenti e strutture di protezione civile presenti ed operanti sul territorio (vigili del fuoco, forze di polizia, strutture sanitarie, enti gestori della rete idrica, elettrica, del gas, dei rifiuti e della telefonia, volontariato locale) e con il supporto di ditte ed aziende private provvede a:
\r\nl'individuazione della sede più idonea per l'ubicazione del centro operativo comunale, delle aree di attesa e delle aree di ricovero della popolazione (laddove non prevista già in fase di pianificazione dell'emergenza);
\r\nl'individuazione delle situazioni di pericolo e la prima messa in sicurezza della popolazione, anche disponendone l'evacuazione;
\r\nl'assistenza sanitaria ai feriti;
\r\nla distribuzione dei pasti e l'assegnazione di un alloggio alternativo alla popolazione «senza tetto»;
\r\nla continua informazione alla popolazione sulla situazione e sui comportamenti da adottare anche attraverso l'attivazione di uno sportello informativo comunale;
\r\nil controllo della viabilità comunale con particolare attenzione alla possibilità di afflusso dei soccorritori e di evacuazione della popolazione colpita o a rischio;
\r\nil presidio a vista del territorio per seguire l'evoluzione dell'evento.
\r\nIn funzione dell'intensità e dell'estensione dell'evento, nonché della capacità di risposta del sistema locale, per garantire il coordinamento delle attività di gestione dell'emergenza, si attiveranno sul territorio, ai diversi livelli di responsabilità, i centri operativi e di coordinamento presso i quali sono rappresentate le componenti e le strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile.
\r\nA livello provinciale, secondo il modello adottato da ciascuna Regione, si attiva il Centro di Coordinamento dei Soccorsi (C.C.S.) nel quale sono rappresentati, oltre alla Regione, alla Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo ed alla Provincia, gli enti, le amministrazioni e le strutture operative funzionali alla gestione dell'emergenza con il compito di:
\r\nvalutare le esigenze sul territorio;
\r\nimpiegare in maniera razionale le risorse già disponibili;
\r\ndefinire la tipologia e l'entità delle risorse regionali e nazionali necessarie per integrare quelle disponibili a livello provinciale, individuando, laddove non previsto dalla pianificazione di emergenza, i siti destinati ad aree di ammassamento soccorsi.
\r\nPresso il C.C.S. viene assicurata la direzione unitaria degli interventi da coordinare con quelli realizzati dai Sindaci dei comuni interessati.
\r\nQualora il modello adottato dalla Regione non indichi chiaramente a quale Autorità è attribuita la funzione di responsabilità del C.C.S. e non fossero vigenti in tal senso opportuni protocolli d'intesa tra Prefettura e Provincia, tale funzione si intende assegnata al Prefetto della provincia in qualità di rappresentante dello Stato sul territorio, in ragione del dovere di assicurare la salvaguardia della vita e dei beni delle persone. In ogni caso, fermo restando quanto previsto dal modello organizzativo regionale, le principali funzioni operative risultano così attribuite:
\r\nil Prefetto è responsabile dell'attivazione e dell'impiego delle risorse statuali presenti sul territorio provinciale, dell'ordine e della sicurezza pubblica ed emette ordinanze esercitando, qualora necessario, la funzione di sussidiarietà nei confronti dei Sindaci;
\r\nil Presidente della Provincia è responsabile dell'immediata attivazione e dell'impiego delle proprie risorse, cura le problematiche concernenti la viabilità e le reti ed infrastrutture di servizi, e, se previsto dall'ordinamento regionale, coordina l'impiego del volontariato e mantiene il raccordo con i comuni interessati dall'evento.
\r\nIl modello organizzativo a livello provinciale deve prevedere una sala operativa unica ed integrata, che da un lato attua quanto stabilito in sede di C.C.S. e dall'altro raccoglie, verifica e diffonde le informazioni relative all'evento ed alla risposta di protezione civile, attraverso il raccordo costante con i diversi centri operativi attivati sul territorio, la sala operativa regionale e Sistema.
\r\nIn relazione all'estensione dell'area interessata ed alla popolazione da assistere, per supportare l'attività dei centri operativi comunali e per raccordare gli interventi attuati a livello comunale con quelli provinciali, si attivano Centri Operativi intercomunali (quali i Centri Operativi Misti - C.O.M.), ubicati in idonee strutture preventivamente individuate, ai quali afferiscono uno o più comuni. L'attivazione di tali Centri è in capo all'autorità responsabile del C.C.S. a meno della nomina del Commissario Delegato successiva alla dichiarazione dello stato di emergenza o della delega al coordinamento attribuita al Capo del Dipartimento della protezione civile.
\r\nA livello regionale ciascuna Regione interessata dall'evento assicura:
\r\nl'immediata attivazione e l'impiego della colonna mobile regionale e delle organizzazioni di volontariato;
\r\nla gestione degli interventi di emergenza sanitaria, sulla base della propria organizzazione, in coerenza con quanto definito nei Criteri di massima e nelle Direttive del Presidente del Consiglio dei Ministri in merito all'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi (3);
\r\nl'invio di propri tecnici per le verifiche di agibilità degli edifici, il rilievo del danno, la valutazione del rischio residuo ed indotto, la verifica di potabilità delle acque e gli interventi di bonifica ambientale;
\r\nla partecipazione di propri funzionari all'attività dei centri operativi e di coordinamento istituiti sul territorio;
\r\nla gestione delle reti radio per le comunicazioni di emergenze e l'attivazione e la gestione delle organizzazioni di volontariato dei radioamatori;
\r\nl'impiego dei beni di prima necessità per garantire l'assistenza alla popolazione stoccati presso i CAPI di competenza regionale.
\r\nContestualmente la Regione, sulla base delle reali esigenze del territorio e delle istanze pervenute dagli enti locali, qualora fosse necessario l'utilizzo di mezzi e poteri straordinari, procede alla richiesta della dichiarazione dello stato d'emergenza.
\r\nQualora a livello centrale si riscontrasse la necessità di istituire in loco una struttura di coordinamento nazionale per fronteggiare l'emergenza (Direzione di Comando e Controllo - DI.COMA.C.), la Regione, d'intesa con il Dipartimento, provvede all'individuazione ed all'allestimento della sede più idonea valutando, in funzione delle caratteristiche dello scenario di evento, il possibile utilizzo della sala operativa regionale.
\r\nLa sala operativa regionale, che deve assicurare in emergenza l'operatività h24, garantisce a Sistema l'aggiornamento delle informazioni relative alle attività poste in essere, comunica la tipologia e l'entità delle risorse nazionali necessarie per integrare quelle territoriali, e mantiene il raccordo con i centri operativi attivati a livello provinciale e comunale, così come previsto dalle procedure di cui al paragrafo 1.3.
\r\nAl preannunciarsi o al verificarsi di un evento che richieda l'impiego di mezzi e poteri straordinari, il coordinamento è posto in capo al Presidente del Consiglio dei Ministri che, per l'attuazione degli interventi, può avvalersi di commissari delegati, una volta che il Consiglio dei Ministri abbia dichiarato lo stato di emergenza di cui all'art. 5, comma 1 della legge n. 225/92. Ai sensi dall'art. 3 del decreto-legge n. 245/02 convertito nella legge n. 286/02, al verificarsi di una situazione emergenziale eccezionale, da valutarsi in relazione al grave rischio di compromissione dell'integrità della vita, il Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo del Dipartimento della protezione civile e sentito il Presidente della regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidandone il coordinamento al Capo del Dipartimento della protezione civile.
\r\nA livello nazionale, presso il Dipartimento della protezione civile, si riunisce il Comitato Operativo della protezione civile che assicura la direzione unitaria ed il coordinamento delle attività di emergenza secondo quanto previsto dalla legge n. 401/2001. Il Comitato operativo, presieduto dal Capo del Dipartimento, è composto dai soggetti indicati nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006 allargato a comprendere tutti gli enti e le amministrazioni pubbliche e private che concorrono alla gestione dell'emergenza.
\r\nIl Comitato, sulla base delle caratteristiche dell'evento, delle esigenze, delle risorse disponibili a livello nazionale e di quelle già impiegate definisce la strategia di intervento.
\r\nLa continuità del flusso delle informazioni è assicurata da Sistema che mantiene il costante collegamento con i centri operativi e di coordinamento attivati.

\r\n\r\n

3. Prime attivazioni in caso di evento di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge n. 225/92
\r\nL'attivazione della struttura di coordinamento operativo a livello locale e nazionale richiede necessariamente alcune ore a partire dal verificarsi dell'evento. E' dunque evidente che l'attività di primo soccorso e assistenza alla popolazione sarà caratterizzata dall'attivazione immediata e «spontanea» delle strutture di protezione civile che operano ordinariamente sul territorio la cui capacità operativa non risulti compromessa dagli effetti dell'evento. Tuttavia, per evitare che i primi interventi, per quanto tempestivi, si rivelino poco efficaci o finiscano per sovrapporsi, è indispensabile che sin dalle primissime fasi dell'emergenza ciascuna struttura operi in stretto raccordo con le altre, attraverso un impiego congiunto ed integrato di forze e di risorse, che si realizza soltanto con un'azione di coordinamento forte ed univoca.
\r\nA tal fine, nel caso di eccezionalità della situazione emergenziale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, su proposta del Capo Dipartimento della Protezione Civile, sentito il Presidente della Regione interessata, anche prima della dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, può disporre il coinvolgimento delle strutture operative nazionali del Servizio nazionale della protezione civile, affidando al Capo del Dipartimento della Protezione Civile il coordinamento degli interventi e di tutte le iniziative per fronteggiare l'evento in corso (art. 3, decreto-legge n. 245/02 convertito nella legge n. 286/02), nelle more che venga dichiarato lo stato d'emergenza ai sensi dell'art. 5, della legge 24 febbraio 1992, n. 225.
\r\nAffinché il Capo del Dipartimento disponga degli strumenti necessari ad operare, tutte le informazioni relative all'evento ed alle prime risposte di protezione civile devono essere riportate tempestivamente e sin dalle prime fasi dell'emergenza a Sistema attraverso le procedure definite al paragrafo 1.3. Inoltre è necessario che ogni iniziativa volta ad integrare l'impiego delle risorse già disponibili sul territorio venga preventivamente concordata con il Capo del Dipartimento, ancor prima della convocazione del Comitato Operativo della protezione civile.
\r\nLa risposta operativa del Dipartimento si articola nella convocazione dell'Unità di crisi, con la partecipazione di tutti gli Uffici e Servizi interessati, nonché nell'immediato invio di una Task force di valutazione, supporto e coordinamento, anche al fine di istituire in loco il Centro di coordinamento nazionale quale struttura di riferimento del Comitato operativo.
\r\nIn relazione alla evoluzione della emergenza in atto, il Capo Dipartimento della protezione civile fornisce un puntuale e costante quadro informativo al Presidente del Consiglio dei Ministri, elaborando bollettini ufficiali sulla situazione.
\r\n3.1. Il Comitato Operativo della protezione civile
\r\nAppresa la notizia di un evento che, per dimensioni, caratteristiche ed impatto sulla popolazione e/o sull'ambiente ovvero sul normale svolgimento della vita della comunità locale, possa essere ricondotto ad un caso di emergenza di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, il Capo del Dipartimento della protezione civile convoca immediatamente il Comitato operativo di protezione civile (di cui all'art. 10 della medesima legge e successive modifiche ed integrazioni) che si riunisce di norma presso il Dipartimento nazionale della protezione civile, salvo contrario avviso, nella sede di Roma, via Vitorchiano, 4.
\r\nNella convocazione del Comitato operativo, oltre alla composizione determinata con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 21 novembre 2006, si tiene conto delle caratteristiche dell'evento emergenziale al fine di individuare compiutamente le ulteriori Amministrazioni, autorità nazionali o locali, aziende ed enti cui estendere la partecipazione.
\r\nIl Comitato operativo in particolare ha il compito, come stabilito dall'art. 3-ter della legge 9 novembre 2001, n. 401, di assicurare «la direzione unitaria e il coordinamento delle attività in emergenza, stabilendo gli interventi di tutte le amministrazioni e gli enti interessati al soccorso»; ossia, sulla base dell'evoluzione dello scenario e dei continui aggiornamenti che arrivano dal territorio a Sistema, di definire le strategie di intervento e di garantire l'impiego coordinato delle risorse nazionali.
\r\n3.2. La Commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi
\r\nIl Capo dipartimento della protezione civile chiede al Presidente della Commissione Grandi Rischi, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 aprile 2006, di convocare la stessa con la massima urgenza, integrandone eventualmente la composizione con esperti esterni ritenuti necessari, al fine di consentire al Comitato operativo di avvalersi delle ulteriori competenze tecnico-scientifiche nel processo di formazione delle decisioni operative di protezione civile. La funzione di definizione degli scenari di rischio e la loro evoluzione nonché la sintesi scientifica dei dati riguardanti l'evento, nella relazione tra il Comitato operativo e la Commissione, è garantita dal Centro Funzionale nazionale del Dipartimento di protezione civile che valuta altresì la necessità di coinvolgere ovvero acquisire ulteriori pareri o servizi dai centri di competenza di cui al decreto del capo del Dipartimento della Protezione Civile n. 252 del 26 gennaio 2005 in applicazione della Direttiva del Presidente del Consiglio 27 febbraio 2004 «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile».
\r\n3.3. Principali attività delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile
\r\nI rappresentanti delle componenti e strutture operative del Servizio nazionale della protezione civile in seno al Comitato operativo assicurano l'attuazione degli interventi stabiliti, nel rispetto delle proprie competenze e procedure.
\r\nIn particolare il rappresentante del:
\r\nCorpo nazionale dei vigili del fuoco
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento, al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\r\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR, ivi comprese quelle già inviate al verificarsi dell'evento;
\r\nc) dispone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) mette a disposizione i propri centri operativi mobili quali prima sede delle attività di coordinamento in loco;
\r\ne) indica i coordinatori delle operazioni del soccorso tecnico urgente sul territorio;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) mette a disposizione personale del Corpo per la verifica di agibilità degli edifici strategici e delle sedi destinate ad ospitare i centri operativi e di coordinamento del sistema dei soccorsi, in raccordo con i tecnici locali;
\r\nb) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) fornisce il necessario supporto operativo e logistico per l'assistenza alloggiativa d'urgenza delle popolazioni;
\r\nb) fornisce informazioni sugli interventi effettuati di messa in sicurezza di strutture ed infrastrutture.
\r\nForze armate
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di definire una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita di assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\r\nb) a seguito di una qualificata richiesta di Sistema, fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio colpito dall'evento, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR, e sull'agibilità delle infrastrutture aeroportuali;
\r\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) attiva, qualora e laddove disponibili, le risorse di terra, aeree o navali destinate, autonomamente o in concorso con altre amministrazioni, enti o strutture, all'afflusso dei soccorsi, all'immediata evacuazione e al trattamento o al trasporto dei feriti (MEDEVAC) verso aree sicure o verso le strutture ospedaliere di destinazione;
\r\ne) dispone l'emissione di NOTAM per regolare l'attività di volo sulle aree a rischio laddove le stesse ricadano entro aree di giurisdizione militare, al fine di facilitare le operazioni di soccorso;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) attiva, in relazione alla richiesta ricevuta da Sistema, compatibilmente con le risorse effettivamente disponibili, propri uomini e mezzi per la rimozione delle macerie e l'allestimento dei campi base dei soccorritori e di aree di ricovero della popolazione;
\r\nb) disloca sul territorio colpito dall'evento, in relazione alla richiesta ricevuta da Sistema, le necessarie strutture mobili destinate al coordinamento delle attività aeronautiche e al controllo e rispetto delle eventuali misure di restrizione al sorvolo, compatibilmente alla disponibilità del momento, alla distanza ed agibilità della località interessata;
\r\nc) individua ed attiva i mezzi necessari ad effettuare, ASAP (As Soon As Possible) dalla richiesta di Sistema, il rilievo aerofotografico, anche ad infrarossi, del territorio interessato dall'evento e ne assicura la reiterazione nel tempo in caso di necessità;
\r\nd) attiva le strutture finalizzate a realizzare una rete di telecomunicazioni, anche di natura campale, dotata dei necessari requisiti di riservatezza;
\r\ne) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nf) indica le strutture logistiche militari, con particolare riguardo agli aeroporti e le basi navali, che possono essere utilizzate come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) a seguito di richiesta ricevuta da Sistema, mette a disposizione, fatte salve le necessarie misure di sicurezza (aree classificate, ecc.) le proprie risorse disponibili per l'assistenza alloggiativa d'urgenza della popolazione.
\r\nForze di Polizia
\r\n(partecipano al Comitato Operativo con propri rappresentanti la Polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Penitenziaria, oltre al Corpo Forestale dello Stato, struttura operativa nazionale ai sensi dell'art. 11 della legge n. 225/92)
\r\nazioni immediate:
\r\nattraverso il diretto coordinamento del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, per gli aspetti generali, o dell'Autorità provinciale di P.S. per quelli locali, secondo il sistema di cui alla legge 1° aprile 1981, n. 121:
\r\na) forniscono dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\r\nb) forniscono gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR;
\r\nc) propongono l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) il Questore della provincia interessata provvede ad individuare il coordinatore delle attività di ordine e sicurezza pubblica sul territorio;
\r\ne) adottano le misure di specifica competenza nell'ambito dei servizi di ordine e sicurezza pubblica;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) garantiscono, in accordo con le autorità sanitarie, l'attivazione delle necessarie competenze tecnico-scientifiche finalizzate alle procedure di identificazione delle salme;
\r\nb) assicurano la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) garantiscono la sicurezza dei campi base dei soccorritori, delle aree di ricovero della popolazione e dei centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio.
\r\nCorpo Forestale dello Stato
\r\nPer le azioni del Corpo Forestale dello Stato, struttura operativa nazionale ai sensi dell'art. 11 della legge n. 225/92, si rimanda a quanto già previsto nel paragrafo dedicato alle Forze di Polizia.
\r\nComando generale delle Capitanerie di porto - Guardia costiera
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza e dell'accessibilità dell'area colpita dall'evento;
\r\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio, con particolare riguardo a quelle destinate alle attività SaR;
\r\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) indica i coordinatori delle operazioni di soccorso per gli interventi a mare;
\r\ne) fornisce informazioni sull'agibilità delle infrastrutture portuali e marittime nei territori colpiti;
\r\nf) attiva le risorse navali, anche private, destinate, autonomamente o in concorso con altre amministrazioni, enti o strutture, all'afflusso dei soccorsi, all'immediata evacuazione e al trattamento o al trasporto dei feriti (MEDEVAC) verso aree sicure o verso le strutture ospedaliere di destinazione nonché eventualmente dedicate all'alloggio temporaneo per la popolazione;
\r\ng) dispone l'emissione dell'AVURNAV per interdire le aree a rischio e facilitare le operazioni di soccorso;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) propone le necessarie attività di ricognizione e valutazione del danno ai porti petroliferi e agli impianti industriali costieri e marini;
\r\nb) indica le infrastrutture portuali che possono essere utilizzate come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\r\nc) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa la ricognizione dei danni all'ambiente marino e alle misure necessarie a garantirne la tutela e la conservazione in particolare delle aree marine sottoposte a tutela ambientale e degli impianti produttivi coinvolti nell'evento.
\r\nCroce Rossa Italiana
\r\nazioni immediate:
\r\na) concorre a fornire dettagliate informazioni riguardo le conseguenze determinate dall'evento al fine di determinare una prima stima della perdita di vite umane, del numero di feriti, della popolazione che necessita assistenza;
\r\nb) fornisce gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche presenti ed impiegabili nell'immediatezza sul territorio;
\r\nc) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) assicura il concorso al soccorso e all'assistenza sanitaria dei feriti;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nb) garantisce il concorso all'attività di allestimento e gestione dei campi base dei soccorritori e delle aree di ricovero della popolazione;
\r\nc) assicura il concorso alle attività di assistenza alla popolazione e garantisce particolare attenzione nelle attività a favore delle fasce più deboli;
\r\nd) attiva le proprie strutture permanenti al fine di garantire, nei limiti di capacità, l'assistenza alloggiativa alle persone evacuate e comunque coinvolte dall'evento;
\r\ne) propone l'eventuale invio di team di specialisti sia di soccorsi speciali sia per la validazione di specifiche situazioni di rischio (sanitario-logistica-psicologica);
\r\nf) propone l'invio di team per il censimento delle necessità della popolazione e per il ricongiungimento dei nuclei familiari;
\r\ng) attiva i propri nuclei trasporti con l'utilizzo di mezzi speciali;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) assicura l'attivazione di servizi di produzione e distribuzione pasti per i soccorritori e per la popolazione;
\r\nb) assicura l'attivazione delle attrezzature e del personale necessario alla dislocazione e gestione sul territorio di potabilizzatori e macchine imbustatici e distribuzione di acqua.
\r\nOrganizzazioni nazionali di volontariato
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo, in raccordo con il rappresentante delle Regioni, riguardante la presenza di organizzazioni di volontariato presenti sul territorio con le relative consistenze di personale, professionalità, dotazioni strumentali e logistiche con particolare riferimento alle attività SaR, sanitarie, di radiocomunicazioni e di assistenza alla popolazione;
\r\nb) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistiche e modalità di impiego;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) assicura la presenza di proprio personale presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nb) garantisce il concorso all'attività di allestimento dei campi base dei soccorritori e delle aree di ricovero della popolazione;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) assicura i servizi di produzione e distribuzione pasti per i soccorritori e la popolazione;
\r\nb) concorre, su richiesta delle autorità competenti, al soccorso della popolazione ed a tutte le attività necessarie per un rapido ripristino della normalità.
\r\nCorpo nazionale del soccorso alpino e speleologico
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo riguardante la presenza del Corpo sul territorio interessato dall'evento, con le relative consistenze di personale, professionalità, dotazioni strumentali e logistiche con particolare riferimento alle attività SaR, sanitarie e di assistenza alla popolazione;
\r\nb) propone l'eventuale impiego di risorse aggiuntive, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistiche e modalità di impiego;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) propone l'eventuale invio di team di specialisti per la valutazione di specifiche situazioni di rischio.
\r\nRegioni e province autonome
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce, in raccordo con il rappresentante del volontariato, gli elementi informativi riguardo le risorse umane, logistiche e tecnologiche nell'ambito delle colonne mobili regionali disponibili ad essere impiegate sul territorio colpito, definendone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\r\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso aziende e società private, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessarie;
\r\nc) propone l'eventuale impiego di risorse del settore sanitario che si rendessero necessarie individuandone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) raccoglie informazioni sulla disponibilità di squadre di tecnici, anche in riferimento agli accordi con gli ordini professionali, da poter impiegare nelle attività di rilievo del danno, verifica di agibilità degli edifici e delle infrastrutture e valutazione del rischio residuo e/o indotto e provvede alla loro organizzazione d'intesa con la regione colpita dall'evento;
\r\nb) individua, se necessario, aree di stoccaggio, conservazione e movimentazione delle risorse al di fuori della regione colpita;
\r\nc) verifica la disponibilità, attraverso le aziende di trasporto pubblico regionale e degli enti locali o società private, di mezzi di trasporto collettivo;
\r\nd) supporta la regione colpita nell'individuazione delle strutture permanenti, con particolare riguardo a quelle destinate all'attività residenziale, alberghiera e turistica, necessarie a garantire l'assistenza alloggiativa alle persone evacuate e comunque coinvolte dall'evento;
\r\ne) assicura la presenza di personale delle regioni presso i centri operativi e di coordinamento attivati sul territorio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) individua aziende e società, fuori dalla regione colpita, in grado di fornire assistenza alle strutture locali nell'erogazione di servizi (ciclo rifiuti, gestione e conservazione delle salme, igiene pubblica, ...).
\r\nMinistero del lavoro, della salute e delle politiche sociali
\r\nazioni immediate:
\r\na) concorre alla definizione delle necessità e delle priorità di intervento;
\r\nb) fornisce in raccordo con il rappresentante delle regioni e province autonome, gli elementi informativi riguardo le risorse sanitarie umane, logistiche e tecnologiche disponibili ad essere impiegate sul territorio colpito, definendone provenienza, caratteristiche, dotazioni strumentali, tempistiche e modalità di impiego;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) propone l'eventuale invio di team di specialisti per la valutazione di specifiche situazioni di rischio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) indica eventuali misure di sanità pubblica a tutela della popolazione;
\r\nb) attiva centri di referenza, laboratori ed altri Istituti ad alta specializzazione per attività di diagnostica e terapia.
\r\nENAC
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa agibilità e capacità degli aeroporti, aviosuperfici ed elisuperfici nelle aree coinvolte dall'emergenza;
\r\nb) dispone, anche tramite NOTAM, l'adozione dei necessari provvedimenti di limitazione all'attività dei voli civili e commerciali, per gli aeroporti interessati, volti a facilitare le attività di soccorso, individuando gli scali alternativi ove dirottare tale tipologia di traffico aereo;
\r\nc) dispone le necessarie misure informative finalizzate a minimizzare i disagi ai viaggiatori;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) individua e rende disponibili aeroporti civili che possono essere eventualmente utilizzati quali «HUB» in prossimità delle aree interessate dalla situazione emergenziale dove concentrare l'affluenza di aeromobili con personale ed attrezzature di soccorso, nonché come aree di ammassamento dei soccorritori ed aree di stoccaggio per mezzi, attrezzature e beni;
\r\nb) propone i necessari accordi con le società di gestione degli aeroporti per garantire un adeguato livello di assistenza ai viaggiatori ed individua, in raccordo con le aziende di trasporto pubblico degli enti locali ovvero società private esercenti servizi di autolinea, ovvero società esercenti servizi di trasporto marittimo, le adeguate soluzioni di mobilità alternativa per i passeggeri coinvolti da provvedimenti di limitazione o blocco del trasporto aereo;
\r\nc) individua le società aeronautiche e i vettori in grado di fornire ulteriori servizi necessari al trasporto di personale e materiali per il sistema di protezione civile.
\r\nENAV
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa agibilità e capacità degli aeroporti, nelle aree coinvolte dall'emergenza;
\r\nb) predispone tutte le misure atte a coordinare e mantenere ordinato il flusso del traffico aereo, in accordo con il DPC/COAU, inclusa l'emissione di NOTAM per regolare l'attività di volo sulle aree a rischio, al fine di facilitare le operazioni di soccorso (ENAV/ACU);
\r\nc) se necessario, coordina con EUROCONTROL una limitazione dei flussi di traffico aereo interessato al sorvolo dello spazio aereo nazionale od all'atterraggio negli aeroporti ubicati nell'area interessata dalla situazione emergenziale;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) predispone le note informative relativamente ai voli attivi.
\r\nGestori servizi elettricità - GSE
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce informazioni sugli impianti di produzione elettrica di propria competenza, connessi anche a reti elettriche diverse dalla rete di trasmissione nazionale (es. elenco per tipologia di area, stato di produzione, contatti);
\r\nb) tiene i contatti con i titolari degli impianti ubicati nella zona colpita dalla calamità monitorando e fornendo lo stato della situazione di propria competenza;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) negli orari presidiati mette a disposizione il proprio conctat center per informazioni che possono risultare utili alla collettività in merito all'evento calamitoso, inoltre rende disponibile le proprie strutture per aggiornamenti sullo stato degli impianti per integrare le informazioni utili alla protezione civile.
\r\nGestori servizi elettricità - Terna
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa le conseguenze della calamità sulla disponibilità degli impianti di produzione, trasformazione e trasmissione di energia elettrica;
\r\nb) tiene i contatti con l'ente/gli enti che si occupano della distribuzione dell'energia elettrica nella zona colpita al fine di fornire un quadro informativo circa lo stato di alimentazione nell'area;
\r\nc) fornisce un quadro informativo circa le risorse tecniche e tecnologiche aziendali presenti sul territorio in grado di fronteggiare l'emergenza in atto e propone l'eventuale invio di ulteriori risorse, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) collabora alla messa in sicurezza delle aree interessate dall'evento;
\r\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate ed appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessari;
\r\nc) coordina le attività per l'immediato ripristino d'urgenza in condizioni di sicurezza delle reti e dei servizi danneggiati;
\r\nd) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi di coordinamento sul territorio.
\r\nANAS / Autostrade per l'Italia / AISCAT
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato della mobilità nazionale evidenziando particolari criticità;
\r\nb) fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture stradali sia gestite direttamente che in concessione, presenti sul territorio colpito dall'emergenza;
\r\nc) propone, nell'ambito delle proprie competenze, l'adozione di misure di viabilità alternativa ed eccezionale, volte in particolare a garantire il sistema dei soccorsi;
\r\nd) collabora, compatibilmente con le proprie risorse, nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate e appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessarie;
\r\ne) mette a disposizione le strutture ed infrastrutture logistiche (elisuperfici, magazzini e spazi per l'ammassamento di mezzi e risorse utili ai soccorritori, ...);
\r\nf) fornisce supporto, ove richiesto, per attività di scorta e staffetta a trasporti eccezionali e/o colonne mobili di soccorritori;
\r\ng) consente ai soccorritori l'accesso agevolato ai caselli;
\r\nh) fornisce informazioni di utilità agli automobilisti in collaborazione con il CCISS e ISORADIO, i concessionari autostradali anche attraverso l'impiego di pannelli a messaggio variabile;
\r\ni) propone le necessarie misure, anche d'intesa con gli enti locali coinvolti e le organizzazioni di volontariato, finalizzate a garantire un adeguato livello di assistenza agli automobilisti;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) propone le necessarie attività di ricognizione e valutazione del danno alle infrastrutture anche in relazione all'eventuale adozione di misure di limitazione della circolazione;
\r\nb) fornisce una valutazione circa gli eventuali tempi di ripristino ed agibilità delle infrastrutture colpite.
\r\nFerrovie dello Stato - RFI / Trenitalia
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato della circolazione ferroviaria nazionale evidenziando particolari criticità;
\r\nb) fornisce un quadro informativo circa l'impiego dei tecnici inviati ai fini degli accertamenti dello stato dell'infrastruttura e richiede l'eventuale necessario supporto della protezione civile a detti tecnici per raggiungere, in caso di impedimento o criticità della mobilità, le zone oggetto di indagine;
\r\nc) adotta le necessarie misure informative di competenza finalizzate a minimizzare i disagi ai viaggiatori;
\r\nd) mette a disposizione i propri impianti di diffusione video e sonoro per le informazioni della protezione civile alla popolazione;
\r\ne) concorre - per quanto di competenza e nei limiti delle proprie disponibilità - insieme agli enti locali coinvolti e alle organizzazioni di volontariato, a fornire un adeguato livello di assistenza ai viaggiatori trovatisi a bordo di treni fermi in linea, curandone il successivo trasporto in luogo idoneo all'assistenza;
\r\nf) valuta la disponibilità di strutture di logistica e mezzi ferroviari per l'accoglienza della popolazione o dei soccorritori e per le esigenze di trasporto di persone o cose a seguito di richiesta avanzata dalla protezione civile circa tipo, quantità e localizzazione;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) a seguito dei necessari accertamenti, fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture ferroviarie nei territori colpiti dall'emergenza;
\r\nb) concorre - per quanto di competenza - insieme alla protezione civile ad individuare le adeguate soluzioni di mobilità alternativa per i passeggeri coinvolti in limitazione o blocco del trasporto ferroviario;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) mette a disposizione - compatibilmente con la necessità dell'esercizio ferroviario da garantire anche in circostanze di emergenza - le strutture di logistica e i mezzi ferroviari richiesti dalla protezione civile per l'accoglienza della popolazione o dei soccorritori e per le esigenze di trasporto (anche con treni speciali) di persone o cose.
\r\nSocietà di telefonia fissa e mobile - Telecom Italia, Vodafone, Wind, H3G
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo riguardo lo stato dei servizi di telefonia fissa e mobile nazionale e nelle aree colpite dall'emergenza e circa le reti alternative specifiche di ogni operatore, evidenziando l'impatto organizzativo e infrastrutturale;
\r\nb) fornisce informazioni utili all'elaborazione di scenari di analisi di rischio sulla base delle interdipendenze con le altre infrastrutture critiche;
\r\nc) indica le possibili azioni correttive per garantire la massima continuità nelle funzioni di connettività della rete trasmissiva su tutto il territorio nazionale, per evitare un effetto domino sulle altre tipologie di infrastruttura e per risolvere i problemi di congestione che vengono rilevati in tempo reale nei centri di gestione degli operatori;
\r\nd) predispone le misure tecniche ed organizzative a supporto della funzionalità e resilienza dei necessari collegamenti tra i luoghi colpiti dall'emergenza e i centri di coordinamento sul territorio e tra questi ultimi e il Comitato operativo stesso fornendo i servizi di fonia, video e dati disponibili;
\r\ne) procede, nei termini ed alle condizioni da regolamentarsi nella specifica convenzione fra il DPC e gli Operatori di servizi di telefonia:
\r\nall'invio di SMS per la gestione delle emergenze;
\r\na fornire il numero (in dato aggregato) distinto per nazionalità (country code), dei roamers internazionali presenti nell'area colpita dall'emergenza. Per roamers internazionali si intendono gli utenti che si trovano sul territorio nazionale italiano e utilizzano il servizio di telefonia mobile, in roaming sulle reti di telecomunicazioni nazionali italiane;
\r\nf) fornisce supporto alle attività volte ad assicurare, nel rispetto delle leggi vigenti, la ricerca di persone disperse per mezzo degli strumenti tecnologici consentiti dai sistemi di assistenza e verifica di telefonia mobile;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) verifica le azioni intraprese e indica eventuali modifiche sulla base dello scenario di danno;
\r\nb) fornisce la necessaria assistenza in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio;
\r\nc) predispone un piano per il ripristino delle infrastrutture di telefonia fissa e mobile.
\r\nRAI
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato dei servizi radio-televisivi nazionali e nelle aree colpite dall'emergenza;
\r\nb) mette a disposizione i propri servizi per garantire la diffusione delle informazioni alla popolazione;
\r\nc) attiva presso la sede del Dipartimento di via Vitorchiano una postazione per la messa in onda in diretta di collegamenti audio/video per le tre reti nazionali e per RAINEWS24;
\r\nd) attiva una postazione presso la sede del Dipartimento di Via Vitorchiano per collegamenti in diretta con il canale Isoradio.
\r\nPoste Italiane
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa lo stato di efficienza dei servizi e delle infrastrutture nelle aree colpite dall'evento;
\r\nb) attua le procedure organizzative per l'attivazione di un «conctat center» destinato alla informazione della popolazione o a particolari gruppi di utenti;
\r\nc) tiene i contatti con i responsabili territoriali della zona colpita al fine di individuare l'eventuale tipologia ed entità dei danni subiti dalle infrastrutture, nonché per attivare le conseguenti azioni di ripristino e per la soluzione di eventuali criticità;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) predispone tutte le azioni interne/esterne necessarie per il ripristino d'urgenza, in condizioni di sicurezza, delle infrastrutture e degli impianti danneggiati al fine di garantire la continuità dei servizi;
\r\nb) fornisce, secondo disponibilità, la propria infrastruttura fisica ed hi-tech, nonché la rete degli uffici postali per l'informazione e/o comunicazione ai cittadini;
\r\nc) fornisce la disponibilità dei servizi di telefonia mobile per le comunicazioni ai cittadini;
\r\nd) fornisce, secondo disponibilità, l'uso dell'infrastruttura logistica integrata e del sistema dei trasporti della società;
\r\ne) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio;
\r\nentro 24 ore:
\r\na) attua tutte le azioni predisposte per il ripristino dell'espletamento dei servizi nelle aree colpite, con l'eventuale invio di risorse umane, tecnologiche e mezzi strumentali, anche ad alta tecnologia.
\r\nENI
\r\nazioni immediate:
\r\na) fornisce un quadro informativo circa i danni subiti dalle infrastrutture di stoccaggio, trasformazione e trasporto dei prodotti;
\r\nb) tiene i contatti con i responsabili degli impianti presenti nella zona colpita al fine di quantificare gli eventuali danni e di evidenziare eventuali casi di particolare criticità;
\r\nc) fornisce un quadro informativo circa le risorse tecniche e tecnologiche aziendali presenti sul territorio in grado di fronteggiare l'emergenza in atto e propone l'eventuale invio di ulteriori risorse, individuandone provenienza, caratteristiche, tempistica e modalità di impiego;
\r\nd) collabora nel reperimento e messa a disposizione da parte di imprese pubbliche e private di sistemi di rifornimento dei prodotti commercializzati;
\r\nentro 12 ore:
\r\na) collabora alla messa in sicurezza delle aree interessate dall'evento;
\r\nb) collabora nel reperimento e messa a disposizione, anche attraverso le società controllate e appaltatrici, di mezzi d'opera, macchinari ed attrezzature che dovessero rendersi necessari;
\r\nc) coordina le attività per l'immediato ripristino d'urgenza in condizioni di sicurezza delle infrastrutture e degli impianti danneggiati;
\r\nd) fornisce la necessaria assistenza, in termini di risorse umane, logistiche e tecnologiche, destinate alla realizzazione e gestione dei centri operativi e di coordinamento sul territorio o alla logistica d'emergenza.

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Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 36 del 13 febbraio 2009

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Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 36 del 13 febbraio 2009

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Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13 giugno 2006

\n

Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi

\n

Visto l'art. 5, comma 2 del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, in cui è previsto che il Presidente del Consiglio dei Ministri predisponga gli indirizzi operativi dei programmi di previsione e prevensione dei rischi, nonchè i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza, di intesa con le regioni e gli enti locali;
\nConsiderata la particolare importanza di prestare la massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi nelle popolazioni colpite da eventi calamitosi sia tra le vittime che tra i soccorritori;
\nRitenuto che le catastrofi possono produrre nella psiche degli individui effetti di lunga durata, compromettendo così le capacità di reazione e di adattamento degli stessi;
\nRitenuta, altresì, la necessità che gli interventi psico-sociali adottati tengano inoltre in massima considerazione le caratteristiche specifiche del territorio e le abitudini degli abitanti;
\nConsiderata l'esigenza di fronteggiare i bisogni psico-sociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali, mediante l'avvio di attività e di iniziative utili a tali fini, nonchè attraverso la programmazione di interventi coordinati in grado di garantire risposte efficienti ed efficaci per le popolazioni colpite da calamità;
\nVista la proposta del capo del Dipartimento della protezione civile;
\nVista l'intesa, espressa dalla Conferenza unificata nella seduta del 1° marzo 2006, ai sensi dell'art. 107, comma 1, lettera f), n. 1 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 sulla proposta del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri in ordine ai «criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi»;

\n

Adotta i seguenti indirizzi operativi:

\n

In ordine ai «criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi».

\n

Premesse e finalità.
\nNel contesto degli interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici è necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi sulle popolazioni colpite e sui loro soccorritori. Essi possono palesarsi in fase acuta o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni, anche nel lungo periodo.
\nI disastri, sia di origine naturale o causati dall'uomo, possono essere distinti - rif. Gazzetta Ufficiale n. 126 del 12 maggio 2001 - in base alla loro entità in:
\neventi catastrofici a effetto limitato;
\neventi catastrofici che travalicano le potenzialità di risposta delle strutture locali.
\nIn entrambi i casi si differenziano dalle situazioni di emergenza individuale o di piccola scala in quanto necessitano di una risposta qualitativamente diversa; il contesto delle maxiemergenze richiede infatti l'utilizzo di metodologie e procedure peculiari che prendano in considerazione il numero dei soggetti coinvolti e la precarietà delle condizioni ambientali che si vengono a determinare.
\nÈ inoltre opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell'intera comunità. Si assiste infatti in questi casi al venir meno delle risorse di autoprotezione, normalmente presenti in un gruppo di individui che condividono le stesse abitudini di vita, e pertanto è necessario che gli interventi psico-sociali adottati tengano in massima considerazione le caratteristiche specifiche di quel territorio e della comunità che lo abita.
\nDa tali considerazioni scaturisce l'esigenza di fronteggiare i bisogni psico-sociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali attraverso azioni ed interventi coordinati in grado di garantire risposte efficaci e di qualità.
\nA questo fine sono stati redatti i presenti criteri di massima il cui contenuto è così suddiviso:
\nrete organizzativa, articolata in strutture di riferimento e risorse umane dedicate;
\ndestinatari degli interventi;
\nscenari d'azione.

\n

1. Equipe psicosociale per le emergenze - Epe
\nLe regioni e le province autonome di Trento e Bolzano dispongono affinchè, in relazione alle caratteristiche geosociali e all'entità dei rischi presenti nel proprio territorio, si costituiscano equipe per il supporto psico-sociale alla popolazione colpita da calamità. Tali equipe vengono identificate, di norma, utilizzando le risorse esistenti nei servizi dipendenti dal Servizio sanitario regionale.
\nLe equipe, precedentemente formate, operano nell'ambito del sistema di emergenza garantendo il proprio intervento sia in eventi catastrofici ad effetto limitato che in eventi catastrofici che travalicano le potenzialità di risposta delle strutture locali.

\n

1.a. Obiettivi.
\nL'equipe, in rapporto alle varie fasi dell'intervento ed agli specifici bisogni emergenti, deve poter:
\nconsentire la realizzazione delle manovre prioritarie per la sopravvivenza fisica dei destinatari dell'intervento e provvedere alla tutela della salute psichica attraverso l'attivazione di tutte le risorse personali e comunitarie;
\ngarantire, oltre alla raccolta delle domande di aiuto spontanee, processi di identificazione attiva dei bisogni;
\nmettere in atto le iniziative di supporto in modo coordinato con le altre azioni previste ed attivate nella catena dei soccorsi sanitari, al fine di evitare sovrapposizioni e potenziali conflitti;
\nincentivare i processi di autodeterminazione, riconoscendo ad ogni destinatario dell'intervento il diritto di operare scelte consapevoli relativamente alla propria salute;
\ntutelare la dignità ed il rispetto della persona in tutte le azioni di soccorso, supportando la decodifica delle differenze e delle specificità culturali dei destinatari e vigilando affinchè non insorgano processi di stigmatizzazione, in particolare attraverso l'etichettamento di comportamenti che potrebbero sembrare anomali se separati dal contesto in cui sono rilevati;
\nporre particolare attenzione alla distribuzione delle informazioni utili ad attivare comportamenti auto protettivi e di riorientamento adattativo e fornire strumenti per facilitare la comunicazione, la comprensione e l'utilizzo delle informazioni stesse;
\ngarantire la raccolta e la conservazione accurata dei dati utili all'intervento, al fine di permettere una costante azione di monitoraggio degli interventi stessi.

\n

1.b. Organizzazione.
\nLa regione, attraverso la propria organizzazione, individua, di norma, tra il personale dei servizi dipendenti i componenti dell'equipe.
\nIl personale selezionato, che può essere integrato con ulteriori risorse identificate nell'ambito di associazioni di volontariato, enti locali, ordini professionali ecc., dovrà essere adeguatamente formato sui compiti da svolgere in situazioni di catastrofe collettiva ed addestrato tramite specifiche esercitazioni.
\nL'equipe, per poter rispondere immediatamente in situazioni di emergenza, deve inquadrarsi all'interno dell'organizzazione sanitaria delle maxi-emergenze in modo da potersi avvalere di supporti logistici e di radiocomunicazioni. Il suo responsabile, nell'area del disastro, opererà nel rispetto delle linee gerarchiche, secondo la catena di comando e controllo fissata dalle autorità competenti.
\nL'equipe, che trova la sua sede di lavoro nei locali di una struttura fissa o mobile, opera in prossimità del Posto medico avanzato (PMA) e presso i luoghi di raccolta, smistamento e accoglienza della popolazione. Ad essa deve essere garantita la sicurezza e la riservatezza per lo svolgimento delle attività di colloquio oltre che un adeguato spazio per le attività di gruppo e di coordinamento.
\nI suoi operatori dovranno essere riconoscibili attraverso casacche o giubbotti di colore verde a cui va apposta la sigla «PSIC».

\n

1.c. Referente dell'equipe psicosociale.
\nLa regione identifica, nell'ambito della propria organizzazione, il referente della funzione di supporto psicosociale che svolge i seguenti compiti:
\ncoordina la stesura del piano degli interventi dell'equipe, sulla base della conoscenza degli specifici rischi del territorio, delle strutture della rete psico-sociale presenti nell'area di competenza, delle capacità ricettive di tali strutture e del personale che vi opera;
\ndefinisce all'interno del piano di settore le attività che l'equipe deve svolgere in emergenza nei riguardi delle vittime della comunità di riferimento e dei soccorritori, collaborando con le istituzioni nelle varie fasi di pianificazione e prevedendo la pronta disponibilità dei materiali e dei mezzi necessari per lo svolgimento dei compiti;
\nallerta l'equipe in emergenza;
\nassicura l'intervento sul luogo del disastro, immediatamente dopo il verificarsi di un evento catastrofico, dirigendo gli interventi dell'equipe sotto il coordinamento del direttore dei soccorsi sanitari;
\nfa riferimento al responsabile della «Funzione 2» che ha il compito di gestire tutte le problematiche relative agli aspetti sanitari dell'emergenza successivamente alla costituzione dei Centri di coordinamento (COM-CCS, ecc.);
\ndispone il turn-over degli operatori;
\neffettua una valutazione dei risultati acquisiti e provvede alle correzioni necessarie a migliorare il piano di interventi per eventuali emergenze successive;
\ncoordina in stretta collaborazione con i servizi sanitari del territorio le attività di follow-up a lungo termine.

\n

2. Destinatari.
\nDestinatari primari degli interventi di supporto psicologico - psichiatrico in emergenza sono le vittime dirette di eventi dirompenti ed improvvisi indipendentemente dalla gravità dei danni materiali subiti ed evidenti.
\nDebbono essere considerati potenziali destinatari anche i testimoni diretti di fatti gravemente lesivi che hanno minacciato o compromesso la sopravvivenza di un essere umano; i familiari delle vittime, per quanto lontani da un diretto coinvolgimento; i soccorritori, volontari e professionisti, che a qualsiasi titolo abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti. Oltre che i singoli individui, destinatari di intervento possono essere interi gruppi sociali quali famiglie, squadre di soccorso, team operativi e altri gruppi: in tali casi l'intervento deve consentire di far mantenere o riacquistare relazioni positive e costruttive.
\nNei casi in cui venga rilevata la necessità di stabilire delle precedenze per l'attivazione di azioni supporto, priorità verrà data alle fasce della popolazione più deboli e dunque a bambini ed anziani, persone con disabilità, soggetti già sofferenti di disturbi mentali ecc.
\nA prescindere dalla tipologia dell'evento catastrofico, è opportuno valutare a priori i fattori di rischio di un contesto emergenziale per poter prevenire disagi di natura psico-fisica nei soccorritori. Una volta che gli operatori sanitari si troveranno ad intervenire sul luogo della catastrofe dovrà essere garantito il loro lavoro attraverso un'azione di monitoraggio volta ad individuare segni e/o sintomi di possibili condizioni di stress e/o di disturbi psichici.

\n

3. Contesti d'intervento relativi all'entità dell'evento.

\n

3.a. Evento catastrofico a effetto limitato.
\nUn evento catastrofico ad effetto limitato, secondo la definizione fornita nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2001, è caratterizzato dalla integrità delle strutture di soccorso del territorio in cui si manifesta e da una limitata estensione nel tempo delle operazioni di soccorso sanitario (meno di 12 ore).
\nIn caso di una maxi-emergenza, la C.O. 118 attiva il piano straordinario dei soccorsi includendo nell'allertamento anche il referente dell'equipe di riferimento. Questi si rapporta al Direttore dei soccorsi sanitari (DSS), che coordina gli interventi sanitari sul luogo del disastro.
\nÈ ipotizzabile che tale equipe debba rimanere in attività per un tempo più lungo rispetto al PMA, con cui è in continuo raccordo, per consentire di essere a supporto anche a tutto il personale che ha preso parte alle operazioni di soccorso.
\nAl termine della fase di emergenza, dovranno essere garantite alcune funzioni e interventi essenziali a tutela della salute psichica della popolazione colpita.
\nGli individui che sviluppano disordini psicologici e psichiatrici (inclusi i disturbi da stress post traumatico), dovranno avere accesso ad appropriati servizi di sostegno psicosociale presenti sul territorio per permettere loro una continuazione terapeutica.
\nDovranno essere attivate azioni di valutazione degli interventi realizzati durante l'emergenza con particolare riferimento alle attività svolte sul campo.

\n

3.b. Evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali.
\nIn una situazione generalmente caratterizzata da devastazione di ampi territori, da un elevato numero di vittime e da un coordinamento delle operazioni spesso estremamente difficile, l'attivazione dell'equipe dovrà avvenire contestualmente all'inizio delle attività degli altri interventi di emergenza sanitaria.
\nIn tale situazione, il supporto psicologico verrà offerto, nei limiti del possibile, nella fase immediatamente successiva all'evento.
\nCon l'attivazione dei vari centri di coordinamento dove opereranno enti, amministrazioni ed associazioni di volontariato anche provenienti da zone esterne all'area coinvolta, la gestione degli aspetti psicologico-psichiatrici dovrà ricondursi nell'ambito della Funzione 2 «sanità umana e veterinaria».
\nSul piano operativo è utile distinguere una fase acuta, le cui caratteristiche e interventi sono sovrapponibili a quelli già descritti in precedenza, ed una fase di breve-medio termine che si conclude con la fase di ritorno alla normalità. Come per la catastrofe ad effetto limitato è difficile predeterminare la durata specifica di ciascuna fase.

\n

Interventi a breve-medio termine.
\nNella fase acuta gli interventi sono rivolti prevalentemente: alla salvaguardia della popolazione attraverso l'allontanamento della medesima dalla zona di pericolo; all'adozione di tutte le misure sanitarie di primo soccorso; al supporto emotivo immediato e di soddisfacimento dei bisogni essenziali per la sopravvivenza. Successivamente emergeranno le necessità legate all'adattamento della popolazione in un complesso abitativo provvisorio ed alle conseguenze psicologiche, sociali e pratiche connesse agli esiti dell'evento disastroso.
\nNella fase a breve-medio termine l'equipe svolge quindi non solo attività rivolte al sostegno della popolazione ma anche funzioni volte a promuovere il ripristino delle reti di supporto sociale preesistenti o la creazioni di reti alternative per il rafforzamento delle risorse locali e le strategie di solidarietà presenti all'interno delle comunità.
\nÈ necessario ricercare una collaborazione costante con tutti gli altri soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza e con le istituzioni della comunità, verificando la disponibilità delle strutture presenti (servizi sanitari pubblici, servizi di salute mentale, servizi socio-assistenziali, strutture sanitarie private).
\nÈ opportuno inoltre facilitare l'accesso ai servizi sanitari e sociali; fornire documentazione sulle persone a cui si è prestata assistenza in condizioni di emergenza e sugli interventi attuati; rendere disponibile ai Servizi richiedenti le informazioni sulle valutazioni relative ai fattori di rischio e di vulnerabilità individuali e collettivi allo scopo di attuare revisioni periodiche e follow-up a lungo termine.

\n

4. Formazione.
\nIl tema della formazione riveste un'attenzione particolare poichè rappresenta una delle principali risorse utilizzabili all'interno delle strategie di prevenzione.
\nLa conoscenza diffusa ed approfondita degli scenari di rischio, delle procedure organizzative e dei comportamenti più idonei da adottare in emergenza, può infatti migliorare i livelli di vigilanza, ridurre i tempi di risposta, rinforzare i comportamenti più efficaci per contrastare le minacce e limitare gli effetti degli eventi lesivi.
\nLe ricerche dimostrano che una parte degli stress individuali e collettivi che si sviluppano a seguito di disastri possono essere ridotti da un'adeguata preparazione di tutti gli attori coinvolti, sia a livello individuale che collettivo.
\nFinalità generale di ogni azione formativa in questo campo è dunque quella di diffondere e consolidare strategie efficaci a fronteggiare dei pericoli attivando rapidamente processi di selezione percettiva e processi cognitivi complessi, a fronte di emozioni intense e processi comunicativi non ordinari. In questo senso, ogni azione di formazione deve necessariamente includere modi efficaci di comunicare, decidere, valutare, gestire le emozioni e far conoscere procedure comuni all'interno dei differenti scenari ipotizzati.
\nI professionisti, che operano in campo psicosociale, devono essere adeguatamente formati a svolgere attività che sono proprie di un contesto di emergenza collettiva. Tra queste si possono elencare:
\nattività informative rivolte alla popolazione sulle tecniche di gestione dello stress e sulle reazioni a situazioni critiche;
\nattività di ricongiungimento con i familiari;
\nraccolta di dati per la valutazione post-emergenza;
\ninformazioni connesse ai bisogni pratici della popolazione.

\n

Allegato 1
\nTRIAGE

\n

Il triage è l'insieme di criteri su cui l'operatore si basa per classificare i soggetti in classi di priorità di trattamento (gravità della condizione clinica e differibilità/indifferibilità dell'intervento terapeutico) e per indicare il tipo e le modalità di invio del paziente alle strutture sanitarie della catena dei soccorsi. Il triage deve consentire la valutazione delle conseguenze psicologiche e psichiatriche dell'evento catastrofico, essere prioritariamente rivolto alle vittime, alle categorie a rischio ed ai soccorritori che presentano un'evidente condizione di disagio che può interessare la sfera emotiva, cognitiva e comportamentale.
\nParticolare attenzione deve essere posta alle modalità di conduzione della valutazione, al contesto in cui essa viene effettuata, alle esigenze o priorità espresse dal soggetto, alla tutela della privacy ed al rischio di stigmatizzazione.

\n

Procedure.
\nPer effettuare un efficace triage, selezione che deve avvenire a tutti i livelli della catena dei soccorsi, si deve tener conto che:
\nle operazioni richiedono la disponibilità di spazi adeguati che consentano un livello accettabile di privacy;
\nle procedure devono essere adeguate alla peculiarità degli scenari ed essere utilizzabili da operatori con livelli di formazione differente;
\ni protocolli devono comunque essere semplici, di rapida memorizzazione ed esecuzione, basati su criteri di assegnazione dei livelli di priorità attendibili e riproducibili;
\nle valutazioni e gli eventuali interventi effettuati devono essere sempre registrati e la documentazione relativa deve essere opportunamente conservata e prontamente accessibile;
\nle operazioni di triage non devono rallentare o interferire con le altre operazioni di soccorso.

\n

Strumenti.
\nPer le operazioni di triage devono essere disponibili:
\nschede di triage, possibilmente in custodie impermeabilizzate, che devono seguire il soggetto nei vari trasferimenti e documentare le valutazioni effettuate ed i provvedimenti adottati. È necessario che le schede contengano almeno i seguenti dati: generalità, classe di priorità assegnata, ipotesi diagnostica, eventuali interventi effettuati indicazioni per l'invio;
\ntags di triage, in custodie impermeabili, per la identificazione del soggetto e della classe di priorità assegnata. Per una facile identificazione, potrà essere utilizzata la sigla Psic seguita da un codice numerico (1, 2, 3) corrispondente alla classe di priorità assegnata;
\npresidi farmacologici per gli interventi di emergenza.

\n

CLASSI DI PRIORITÀ

\n

Priorità bassa (Psi 1).
\nSoggetti con sintomi psicopatologici lievi che richiedono interventi di supporto psicologico o trattamenti farmacologici differibili.

\n

Priorità intermedia (Psi 2).
\nSoggetti con sintomi psicopatologici di gravità intermedia che richiedono una valutazione specialistica per interventi di supporto psicologico e/o trattamento farmacologico, dopo eventuale periodo di osservazione.

\n

Priorità alta (Psi 3).
\nSoggetti con gravi reazioni peritraumatiche che comportano marcata riduzione dell'autonomia individuale, ridotta consapevolezza di malattia, compromissione delle funzioni cognitive, pericolosità per sè e per gli altri e pertanto richiedono interventi immediati o valutazioni specialistiche.

\n

 

\n

Allegato 2
\nFORMAZIONE

\n

Gli specialisti che operano in emergenza devono essere preparati, durante la formazione, a svolgere le seguenti funzioni, rivolte alle vittime di una catastrofe:

\n

Accoglienza - Ridurre l'esposizione dei soggetti agli eventi traumatici ed alle loro conseguenze; soddisfare i bisogni primari e pratici; facilitare la verbalizzazione delle emozioni e la condivisione delle esperienze; favorire la ricomposizione dei nuclei familiari; aiutare a riguadagnare un senso di controllo sulla situazione e favorire il recupero di un ruolo attivo ecc.

\n

Informazione - Fornire informazioni semplici, accurate ed attendibili:

\n

Raccogliere, verificare e diffondere notizie nel rispetto delle persone coinvolte nell'evento (deceduti, vittime con danni fisici, ospedalizzati, dispersi) e degli addetti alla comunicazione; registrare i dati delle persone assistite e degli interventi effettuati; valutare le esigenze informative di specifici gruppi (bambini e adolescenti; anziani; persone con problemi fisici e mentali) e la necessità di fornire le informazioni anche in lingue diverse.

\n

Interventi clinici - Valutare la presenza di reazioni emotive, disturbi del comportamento e/o significative alterazioni del funzionamento cognitivo che possono essere legate ad eventuali condizioni patologiche organiche; identificare i soggetti che necessitano di assistenza psicologica - psichiatrica immediata (per condizioni acute e gravi, che possono ridurre la capacità di autonomia, intralciare le operazioni di soccorso e creare situazioni di pericolo per se e per gli altri) e coloro che richiedono ulteriori approfondimenti diagnostici; individuare coloro che richiedono interventi sanitari d'emergenza non psichiatrici; fornire interventi psicologici o psichiatrici non differibili a soggetti con gravi reazioni emotive, disturbi del comportamento, alterazioni significative del funzionamento cognitivo.

\n

Interventi psico-sociali - Svolgere attività psico-sociale individuale, familiare e di gruppo per mezzo di tecniche accreditate; effettuare interventi alle prime fasi dell'elaborazione del lutto in situazioni specifiche (identificazione dei deceduti; partecipazione a cerimonie o rituali della comunità), o su aspetti pratici (accesso ai servizi di emergenza sanitaria e sociale; accesso ai servizi amministrativi e legali per problemi finanziari, lavorativi o abitativi); svolgere interventi di consulenza individuali e di gruppo nei confronti di operatori che hanno compiti educativi o che sono punto di riferimento delle comunità.

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Allegato 3
\nGLOSSARIO

\n

Catastrofe.
\nEvento che coinvolge un numero elevato di vittime e le infrastrutture di un determinato territorio producendo un'improvvisa e grave sproporzione, tra richieste di soccorso e risorse disponibili, destinata a perdurare nel tempo (oltre 12 ore).

\n

Catastrofe ad effetto limitato.
\nEvento che coinvolge un numero elevato di vittime, ma non le infrastrutture di un determinato territorio; è caratterizzata dalla limitata estensione temporale delle operazioni di soccorso (meno di 12 ore).

\n

Catena dei soccorsi.
\nSequenza di dispositivi, funzionali e/o strutturali, che consentono la gestione delle vittime di una catastrofe.

\n

(CCS) Centro di coordinamento soccorsi.
\nRappresenta il massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione civile a livello provinciale. È composto dai responsabili di tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale, I compiti del CCS consistono nell'individuazione delle strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento dell'emergenza attraverso il coordinamento dei COM.

\n

(COC) Centro operativo comunale.
\nCentro operativo a supporto del sindaco per la direzione ed il coordinamento degli interventi di soccorso in emergenza.

\n

(COM) Centro operativo misto.
\nCentro operativo che opera sul territorio di più comuni in supporto alle attività dei sindaci.

\n

(DICOMAC) Direzione di comando e controllo.
\nRappresenta l'organo di coordinamento nazionale delle strutture di Protezione civile nell'area colpita dall'evento disastroso. Viene attivato dal Dipartimento della protezione civile in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza.

\n

(DSS) Direttore dei soccorsi sanitari.
\nMedico con esperienza e formazione adeguata, presente in zona operazioni e responsabile della gestione in loco di tutto il dispositivo di intervento sanitario. Opera in collegamento con il medico coordinatore della centrale operativa 118, si coordina con il referente sul campo del soccorso tecnico (VVF) e con quello delle forze di Polizia.

\n

DSM-IV.
\nDiagnostic and Statistical Manual of mental disorder, American Psychiatric Association - Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, 1994.

\n

Funzioni di supporto.
\nModalità organizzativa in cui si articolano i vari settori di attività e di riferimento all'interno dei centri di coordinamento istituiti in emergenza. Per ogni funzione di supporto si individua un responsabile che, relativamente al proprio settore, in situazione ordinaria provvede all'aggiornamento dei dati e delle procedure ed in emergenza coordina gli interventi.

\n

Funzione 2.
\nFunzione 2 - Sanità umana, veterinaria e di assistenza sociale - attivata a livello di centri di coordinamento operativi in emergenza (DICOMAC, CCS, COM, CCC).

\n

Ospedali da campo.
\nDispositivi di intervento composti da uomini e mezzi in grado di assicurare alle vittime della catastrofe un livello di cure intermedio tra il primo soccorso ed il trattamento definitivo. Offrono la possibilità di effettuare interventi chirurgici di urgenza, assistenza intensivistica protratta per più ore e degenza di osservazione clinica. Sono sinonimi di Centro medico di evacuazione (CME).

\n

(PMA) Posto medico avanzato.
\nDispositivo funzionale di selezione e trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento. Può essere sia una struttura (tende, containers), sia un'area funzionalmente deputata al compito di radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento e organizzare l'evacuazione sanitaria dei feriti.

\n

Triage.
\nProcesso di suddivisione dei pazienti in classi di gravità in base alle lesioni riportate ed alle priorità di trattamento e/o di evacuazione.

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Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13 giugno 2006
\r\n
\r\nCriteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi

\r\n\r\n

Visto l'art. 5, comma 2 del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, in cui è previsto che il Presidente del Consiglio dei Ministri predisponga gli indirizzi operativi dei programmi di previsione e prevensione dei rischi, nonchè i programmi nazionali di soccorso e i piani per l'attuazione delle conseguenti misure di emergenza, di intesa con le regioni e gli enti locali;
\r\nConsiderata la particolare importanza di prestare la massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi nelle popolazioni colpite da eventi calamitosi sia tra le vittime che tra i soccorritori;
\r\nRitenuto che le catastrofi possono produrre nella psiche degli individui effetti di lunga durata, compromettendo così le capacità di reazione e di adattamento degli stessi;
\r\nRitenuta, altresì, la necessità che gli interventi psico-sociali adottati tengano inoltre in massima considerazione le caratteristiche specifiche del territorio e le abitudini degli abitanti;
\r\nConsiderata l'esigenza di fronteggiare i bisogni psico-sociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali, mediante l'avvio di attività e di iniziative utili a tali fini, nonchè attraverso la programmazione di interventi coordinati in grado di garantire risposte efficienti ed efficaci per le popolazioni colpite da calamità;
\r\nVista la proposta del capo del Dipartimento della protezione civile;
\r\nVista l'intesa, espressa dalla Conferenza unificata nella seduta del 1° marzo 2006, ai sensi dell'art. 107, comma 1, lettera f), n. 1 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 sulla proposta del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri in ordine ai «criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi»;

\r\n\r\n

Adotta i seguenti indirizzi operativi:

\r\n\r\n

In ordine ai «criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi».

\r\n\r\n

Premesse e finalità.
\r\nNel contesto degli interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici è necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi sulle popolazioni colpite e sui loro soccorritori. Essi possono palesarsi in fase acuta o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni, anche nel lungo periodo.
\r\nI disastri, sia di origine naturale o causati dall'uomo, possono essere distinti - rif. Gazzetta Ufficiale n. 126 del 12 maggio 2001 - in base alla loro entità in:
\r\neventi catastrofici a effetto limitato;
\r\neventi catastrofici che travalicano le potenzialità di risposta delle strutture locali.
\r\nIn entrambi i casi si differenziano dalle situazioni di emergenza individuale o di piccola scala in quanto necessitano di una risposta qualitativamente diversa; il contesto delle maxiemergenze richiede infatti l'utilizzo di metodologie e procedure peculiari che prendano in considerazione il numero dei soggetti coinvolti e la precarietà delle condizioni ambientali che si vengono a determinare.
\r\nÈ inoltre opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell'intera comunità. Si assiste infatti in questi casi al venir meno delle risorse di autoprotezione, normalmente presenti in un gruppo di individui che condividono le stesse abitudini di vita, e pertanto è necessario che gli interventi psico-sociali adottati tengano in massima considerazione le caratteristiche specifiche di quel territorio e della comunità che lo abita.
\r\nDa tali considerazioni scaturisce l'esigenza di fronteggiare i bisogni psico-sociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali attraverso azioni ed interventi coordinati in grado di garantire risposte efficaci e di qualità.
\r\nA questo fine sono stati redatti i presenti criteri di massima il cui contenuto è così suddiviso:
\r\nrete organizzativa, articolata in strutture di riferimento e risorse umane dedicate;
\r\ndestinatari degli interventi;
\r\nscenari d'azione.

\r\n\r\n

1. Equipe psicosociale per le emergenze - Epe
\r\nLe regioni e le province autonome di Trento e Bolzano dispongono affinchè, in relazione alle caratteristiche geosociali e all'entità dei rischi presenti nel proprio territorio, si costituiscano equipe per il supporto psico-sociale alla popolazione colpita da calamità. Tali equipe vengono identificate, di norma, utilizzando le risorse esistenti nei servizi dipendenti dal Servizio sanitario regionale.
\r\nLe equipe, precedentemente formate, operano nell'ambito del sistema di emergenza garantendo il proprio intervento sia in eventi catastrofici ad effetto limitato che in eventi catastrofici che travalicano le potenzialità di risposta delle strutture locali.

\r\n\r\n

1.a. Obiettivi.
\r\nL'equipe, in rapporto alle varie fasi dell'intervento ed agli specifici bisogni emergenti, deve poter:
\r\nconsentire la realizzazione delle manovre prioritarie per la sopravvivenza fisica dei destinatari dell'intervento e provvedere alla tutela della salute psichica attraverso l'attivazione di tutte le risorse personali e comunitarie;
\r\ngarantire, oltre alla raccolta delle domande di aiuto spontanee, processi di identificazione attiva dei bisogni;
\r\nmettere in atto le iniziative di supporto in modo coordinato con le altre azioni previste ed attivate nella catena dei soccorsi sanitari, al fine di evitare sovrapposizioni e potenziali conflitti;
\r\nincentivare i processi di autodeterminazione, riconoscendo ad ogni destinatario dell'intervento il diritto di operare scelte consapevoli relativamente alla propria salute;
\r\ntutelare la dignità ed il rispetto della persona in tutte le azioni di soccorso, supportando la decodifica delle differenze e delle specificità culturali dei destinatari e vigilando affinchè non insorgano processi di stigmatizzazione, in particolare attraverso l'etichettamento di comportamenti che potrebbero sembrare anomali se separati dal contesto in cui sono rilevati;
\r\nporre particolare attenzione alla distribuzione delle informazioni utili ad attivare comportamenti auto protettivi e di riorientamento adattativo e fornire strumenti per facilitare la comunicazione, la comprensione e l'utilizzo delle informazioni stesse;
\r\ngarantire la raccolta e la conservazione accurata dei dati utili all'intervento, al fine di permettere una costante azione di monitoraggio degli interventi stessi.

\r\n\r\n

1.b. Organizzazione.
\r\nLa regione, attraverso la propria organizzazione, individua, di norma, tra il personale dei servizi dipendenti i componenti dell'equipe.
\r\nIl personale selezionato, che può essere integrato con ulteriori risorse identificate nell'ambito di associazioni di volontariato, enti locali, ordini professionali ecc., dovrà essere adeguatamente formato sui compiti da svolgere in situazioni di catastrofe collettiva ed addestrato tramite specifiche esercitazioni.
\r\nL'equipe, per poter rispondere immediatamente in situazioni di emergenza, deve inquadrarsi all'interno dell'organizzazione sanitaria delle maxi-emergenze in modo da potersi avvalere di supporti logistici e di radiocomunicazioni. Il suo responsabile, nell'area del disastro, opererà nel rispetto delle linee gerarchiche, secondo la catena di comando e controllo fissata dalle autorità competenti.
\r\nL'equipe, che trova la sua sede di lavoro nei locali di una struttura fissa o mobile, opera in prossimità del Posto medico avanzato (PMA) e presso i luoghi di raccolta, smistamento e accoglienza della popolazione. Ad essa deve essere garantita la sicurezza e la riservatezza per lo svolgimento delle attività di colloquio oltre che un adeguato spazio per le attività di gruppo e di coordinamento.
\r\nI suoi operatori dovranno essere riconoscibili attraverso casacche o giubbotti di colore verde a cui va apposta la sigla «PSIC».

\r\n\r\n

1.c. Referente dell'equipe psicosociale.
\r\nLa regione identifica, nell'ambito della propria organizzazione, il referente della funzione di supporto psicosociale che svolge i seguenti compiti:
\r\ncoordina la stesura del piano degli interventi dell'equipe, sulla base della conoscenza degli specifici rischi del territorio, delle strutture della rete psico-sociale presenti nell'area di competenza, delle capacità ricettive di tali strutture e del personale che vi opera;
\r\ndefinisce all'interno del piano di settore le attività che l'equipe deve svolgere in emergenza nei riguardi delle vittime della comunità di riferimento e dei soccorritori, collaborando con le istituzioni nelle varie fasi di pianificazione e prevedendo la pronta disponibilità dei materiali e dei mezzi necessari per lo svolgimento dei compiti;
\r\nallerta l'equipe in emergenza;
\r\nassicura l'intervento sul luogo del disastro, immediatamente dopo il verificarsi di un evento catastrofico, dirigendo gli interventi dell'equipe sotto il coordinamento del direttore dei soccorsi sanitari;
\r\nfa riferimento al responsabile della «Funzione 2» che ha il compito di gestire tutte le problematiche relative agli aspetti sanitari dell'emergenza successivamente alla costituzione dei Centri di coordinamento (COM-CCS, ecc.);
\r\ndispone il turn-over degli operatori;
\r\neffettua una valutazione dei risultati acquisiti e provvede alle correzioni necessarie a migliorare il piano di interventi per eventuali emergenze successive;
\r\ncoordina in stretta collaborazione con i servizi sanitari del territorio le attività di follow-up a lungo termine.

\r\n\r\n

2. Destinatari.
\r\nDestinatari primari degli interventi di supporto psicologico - psichiatrico in emergenza sono le vittime dirette di eventi dirompenti ed improvvisi indipendentemente dalla gravità dei danni materiali subiti ed evidenti.
\r\nDebbono essere considerati potenziali destinatari anche i testimoni diretti di fatti gravemente lesivi che hanno minacciato o compromesso la sopravvivenza di un essere umano; i familiari delle vittime, per quanto lontani da un diretto coinvolgimento; i soccorritori, volontari e professionisti, che a qualsiasi titolo abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti. Oltre che i singoli individui, destinatari di intervento possono essere interi gruppi sociali quali famiglie, squadre di soccorso, team operativi e altri gruppi: in tali casi l'intervento deve consentire di far mantenere o riacquistare relazioni positive e costruttive.
\r\nNei casi in cui venga rilevata la necessità di stabilire delle precedenze per l'attivazione di azioni supporto, priorità verrà data alle fasce della popolazione più deboli e dunque a bambini ed anziani, persone con disabilità, soggetti già sofferenti di disturbi mentali ecc.
\r\nA prescindere dalla tipologia dell'evento catastrofico, è opportuno valutare a priori i fattori di rischio di un contesto emergenziale per poter prevenire disagi di natura psico-fisica nei soccorritori. Una volta che gli operatori sanitari si troveranno ad intervenire sul luogo della catastrofe dovrà essere garantito il loro lavoro attraverso un'azione di monitoraggio volta ad individuare segni e/o sintomi di possibili condizioni di stress e/o di disturbi psichici.

\r\n\r\n

3. Contesti d'intervento relativi all'entità dell'evento.

\r\n\r\n

3.a. Evento catastrofico a effetto limitato.
\r\nUn evento catastrofico ad effetto limitato, secondo la definizione fornita nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 12 maggio 2001, è caratterizzato dalla integrità delle strutture di soccorso del territorio in cui si manifesta e da una limitata estensione nel tempo delle operazioni di soccorso sanitario (meno di 12 ore).
\r\nIn caso di una maxi-emergenza, la C.O. 118 attiva il piano straordinario dei soccorsi includendo nell'allertamento anche il referente dell'equipe di riferimento. Questi si rapporta al Direttore dei soccorsi sanitari (DSS), che coordina gli interventi sanitari sul luogo del disastro.
\r\nÈ ipotizzabile che tale equipe debba rimanere in attività per un tempo più lungo rispetto al PMA, con cui è in continuo raccordo, per consentire di essere a supporto anche a tutto il personale che ha preso parte alle operazioni di soccorso.
\r\nAl termine della fase di emergenza, dovranno essere garantite alcune funzioni e interventi essenziali a tutela della salute psichica della popolazione colpita.
\r\nGli individui che sviluppano disordini psicologici e psichiatrici (inclusi i disturbi da stress post traumatico), dovranno avere accesso ad appropriati servizi di sostegno psicosociale presenti sul territorio per permettere loro una continuazione terapeutica.
\r\nDovranno essere attivate azioni di valutazione degli interventi realizzati durante l'emergenza con particolare riferimento alle attività svolte sul campo.

\r\n\r\n

3.b. Evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali.
\r\nIn una situazione generalmente caratterizzata da devastazione di ampi territori, da un elevato numero di vittime e da un coordinamento delle operazioni spesso estremamente difficile, l'attivazione dell'equipe dovrà avvenire contestualmente all'inizio delle attività degli altri interventi di emergenza sanitaria.
\r\nIn tale situazione, il supporto psicologico verrà offerto, nei limiti del possibile, nella fase immediatamente successiva all'evento.
\r\nCon l'attivazione dei vari centri di coordinamento dove opereranno enti, amministrazioni ed associazioni di volontariato anche provenienti da zone esterne all'area coinvolta, la gestione degli aspetti psicologico-psichiatrici dovrà ricondursi nell'ambito della Funzione 2 «sanità umana e veterinaria».
\r\nSul piano operativo è utile distinguere una fase acuta, le cui caratteristiche e interventi sono sovrapponibili a quelli già descritti in precedenza, ed una fase di breve-medio termine che si conclude con la fase di ritorno alla normalità. Come per la catastrofe ad effetto limitato è difficile predeterminare la durata specifica di ciascuna fase.

\r\n\r\n

Interventi a breve-medio termine.
\r\nNella fase acuta gli interventi sono rivolti prevalentemente: alla salvaguardia della popolazione attraverso l'allontanamento della medesima dalla zona di pericolo; all'adozione di tutte le misure sanitarie di primo soccorso; al supporto emotivo immediato e di soddisfacimento dei bisogni essenziali per la sopravvivenza. Successivamente emergeranno le necessità legate all'adattamento della popolazione in un complesso abitativo provvisorio ed alle conseguenze psicologiche, sociali e pratiche connesse agli esiti dell'evento disastroso.
\r\nNella fase a breve-medio termine l'equipe svolge quindi non solo attività rivolte al sostegno della popolazione ma anche funzioni volte a promuovere il ripristino delle reti di supporto sociale preesistenti o la creazioni di reti alternative per il rafforzamento delle risorse locali e le strategie di solidarietà presenti all'interno delle comunità.
\r\nÈ necessario ricercare una collaborazione costante con tutti gli altri soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza e con le istituzioni della comunità, verificando la disponibilità delle strutture presenti (servizi sanitari pubblici, servizi di salute mentale, servizi socio-assistenziali, strutture sanitarie private).
\r\nÈ opportuno inoltre facilitare l'accesso ai servizi sanitari e sociali; fornire documentazione sulle persone a cui si è prestata assistenza in condizioni di emergenza e sugli interventi attuati; rendere disponibile ai Servizi richiedenti le informazioni sulle valutazioni relative ai fattori di rischio e di vulnerabilità individuali e collettivi allo scopo di attuare revisioni periodiche e follow-up a lungo termine.

\r\n\r\n

4. Formazione.
\r\nIl tema della formazione riveste un'attenzione particolare poichè rappresenta una delle principali risorse utilizzabili all'interno delle strategie di prevenzione.
\r\nLa conoscenza diffusa ed approfondita degli scenari di rischio, delle procedure organizzative e dei comportamenti più idonei da adottare in emergenza, può infatti migliorare i livelli di vigilanza, ridurre i tempi di risposta, rinforzare i comportamenti più efficaci per contrastare le minacce e limitare gli effetti degli eventi lesivi.
\r\nLe ricerche dimostrano che una parte degli stress individuali e collettivi che si sviluppano a seguito di disastri possono essere ridotti da un'adeguata preparazione di tutti gli attori coinvolti, sia a livello individuale che collettivo.
\r\nFinalità generale di ogni azione formativa in questo campo è dunque quella di diffondere e consolidare strategie efficaci a fronteggiare dei pericoli attivando rapidamente processi di selezione percettiva e processi cognitivi complessi, a fronte di emozioni intense e processi comunicativi non ordinari. In questo senso, ogni azione di formazione deve necessariamente includere modi efficaci di comunicare, decidere, valutare, gestire le emozioni e far conoscere procedure comuni all'interno dei differenti scenari ipotizzati.
\r\nI professionisti, che operano in campo psicosociale, devono essere adeguatamente formati a svolgere attività che sono proprie di un contesto di emergenza collettiva. Tra queste si possono elencare:
\r\nattività informative rivolte alla popolazione sulle tecniche di gestione dello stress e sulle reazioni a situazioni critiche;
\r\nattività di ricongiungimento con i familiari;
\r\nraccolta di dati per la valutazione post-emergenza;
\r\ninformazioni connesse ai bisogni pratici della popolazione.

\r\n\r\n

Allegato 1
\r\nTRIAGE

\r\n\r\n

Il triage è l'insieme di criteri su cui l'operatore si basa per classificare i soggetti in classi di priorità di trattamento (gravità della condizione clinica e differibilità/indifferibilità dell'intervento terapeutico) e per indicare il tipo e le modalità di invio del paziente alle strutture sanitarie della catena dei soccorsi. Il triage deve consentire la valutazione delle conseguenze psicologiche e psichiatriche dell'evento catastrofico, essere prioritariamente rivolto alle vittime, alle categorie a rischio ed ai soccorritori che presentano un'evidente condizione di disagio che può interessare la sfera emotiva, cognitiva e comportamentale.
\r\nParticolare attenzione deve essere posta alle modalità di conduzione della valutazione, al contesto in cui essa viene effettuata, alle esigenze o priorità espresse dal soggetto, alla tutela della privacy ed al rischio di stigmatizzazione.

\r\n\r\n

Procedure.
\r\nPer effettuare un efficace triage, selezione che deve avvenire a tutti i livelli della catena dei soccorsi, si deve tener conto che:
\r\nle operazioni richiedono la disponibilità di spazi adeguati che consentano un livello accettabile di privacy;
\r\nle procedure devono essere adeguate alla peculiarità degli scenari ed essere utilizzabili da operatori con livelli di formazione differente;
\r\ni protocolli devono comunque essere semplici, di rapida memorizzazione ed esecuzione, basati su criteri di assegnazione dei livelli di priorità attendibili e riproducibili;
\r\nle valutazioni e gli eventuali interventi effettuati devono essere sempre registrati e la documentazione relativa deve essere opportunamente conservata e prontamente accessibile;
\r\nle operazioni di triage non devono rallentare o interferire con le altre operazioni di soccorso.

\r\n\r\n

Strumenti.
\r\nPer le operazioni di triage devono essere disponibili:
\r\nschede di triage, possibilmente in custodie impermeabilizzate, che devono seguire il soggetto nei vari trasferimenti e documentare le valutazioni effettuate ed i provvedimenti adottati. È necessario che le schede contengano almeno i seguenti dati: generalità, classe di priorità assegnata, ipotesi diagnostica, eventuali interventi effettuati indicazioni per l'invio;
\r\ntags di triage, in custodie impermeabili, per la identificazione del soggetto e della classe di priorità assegnata. Per una facile identificazione, potrà essere utilizzata la sigla Psic seguita da un codice numerico (1, 2, 3) corrispondente alla classe di priorità assegnata;
\r\npresidi farmacologici per gli interventi di emergenza.

\r\n\r\n

CLASSI DI PRIORITÀ

\r\n\r\n

Priorità bassa (Psi 1).
\r\nSoggetti con sintomi psicopatologici lievi che richiedono interventi di supporto psicologico o trattamenti farmacologici differibili.

\r\n\r\n

Priorità intermedia (Psi 2).
\r\nSoggetti con sintomi psicopatologici di gravità intermedia che richiedono una valutazione specialistica per interventi di supporto psicologico e/o trattamento farmacologico, dopo eventuale periodo di osservazione.

\r\n\r\n

Priorità alta (Psi 3).
\r\nSoggetti con gravi reazioni peritraumatiche che comportano marcata riduzione dell'autonomia individuale, ridotta consapevolezza di malattia, compromissione delle funzioni cognitive, pericolosità per sè e per gli altri e pertanto richiedono interventi immediati o valutazioni specialistiche.

\r\n\r\n

 

\r\n\r\n

Allegato 2
\r\nFORMAZIONE

\r\n\r\n

Gli specialisti che operano in emergenza devono essere preparati, durante la formazione, a svolgere le seguenti funzioni, rivolte alle vittime di una catastrofe:

\r\n\r\n

Accoglienza - Ridurre l'esposizione dei soggetti agli eventi traumatici ed alle loro conseguenze; soddisfare i bisogni primari e pratici; facilitare la verbalizzazione delle emozioni e la condivisione delle esperienze; favorire la ricomposizione dei nuclei familiari; aiutare a riguadagnare un senso di controllo sulla situazione e favorire il recupero di un ruolo attivo ecc.

\r\n\r\n

Informazione - Fornire informazioni semplici, accurate ed attendibili:

\r\n\r\n\r\n\r\n

Raccogliere, verificare e diffondere notizie nel rispetto delle persone coinvolte nell'evento (deceduti, vittime con danni fisici, ospedalizzati, dispersi) e degli addetti alla comunicazione; registrare i dati delle persone assistite e degli interventi effettuati; valutare le esigenze informative di specifici gruppi (bambini e adolescenti; anziani; persone con problemi fisici e mentali) e la necessità di fornire le informazioni anche in lingue diverse.

\r\n\r\n

Interventi clinici - Valutare la presenza di reazioni emotive, disturbi del comportamento e/o significative alterazioni del funzionamento cognitivo che possono essere legate ad eventuali condizioni patologiche organiche; identificare i soggetti che necessitano di assistenza psicologica - psichiatrica immediata (per condizioni acute e gravi, che possono ridurre la capacità di autonomia, intralciare le operazioni di soccorso e creare situazioni di pericolo per se e per gli altri) e coloro che richiedono ulteriori approfondimenti diagnostici; individuare coloro che richiedono interventi sanitari d'emergenza non psichiatrici; fornire interventi psicologici o psichiatrici non differibili a soggetti con gravi reazioni emotive, disturbi del comportamento, alterazioni significative del funzionamento cognitivo.

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Interventi psico-sociali - Svolgere attività psico-sociale individuale, familiare e di gruppo per mezzo di tecniche accreditate; effettuare interventi alle prime fasi dell'elaborazione del lutto in situazioni specifiche (identificazione dei deceduti; partecipazione a cerimonie o rituali della comunità), o su aspetti pratici (accesso ai servizi di emergenza sanitaria e sociale; accesso ai servizi amministrativi e legali per problemi finanziari, lavorativi o abitativi); svolgere interventi di consulenza individuali e di gruppo nei confronti di operatori che hanno compiti educativi o che sono punto di riferimento delle comunità.

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Allegato 3
\r\nGLOSSARIO

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Catastrofe.
\r\nEvento che coinvolge un numero elevato di vittime e le infrastrutture di un determinato territorio producendo un'improvvisa e grave sproporzione, tra richieste di soccorso e risorse disponibili, destinata a perdurare nel tempo (oltre 12 ore).

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Catastrofe ad effetto limitato.
\r\nEvento che coinvolge un numero elevato di vittime, ma non le infrastrutture di un determinato territorio; è caratterizzata dalla limitata estensione temporale delle operazioni di soccorso (meno di 12 ore).

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Catena dei soccorsi.
\r\nSequenza di dispositivi, funzionali e/o strutturali, che consentono la gestione delle vittime di una catastrofe.

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(CCS) Centro di coordinamento soccorsi.
\r\nRappresenta il massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione civile a livello provinciale. È composto dai responsabili di tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale, I compiti del CCS consistono nell'individuazione delle strategie e delle operatività di intervento necessarie al superamento dell'emergenza attraverso il coordinamento dei COM.

\r\n\r\n

(COC) Centro operativo comunale.
\r\nCentro operativo a supporto del sindaco per la direzione ed il coordinamento degli interventi di soccorso in emergenza.

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(COM) Centro operativo misto.
\r\nCentro operativo che opera sul territorio di più comuni in supporto alle attività dei sindaci.

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(DICOMAC) Direzione di comando e controllo.
\r\nRappresenta l'organo di coordinamento nazionale delle strutture di Protezione civile nell'area colpita dall'evento disastroso. Viene attivato dal Dipartimento della protezione civile in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza.

\r\n\r\n

(DSS) Direttore dei soccorsi sanitari.
\r\nMedico con esperienza e formazione adeguata, presente in zona operazioni e responsabile della gestione in loco di tutto il dispositivo di intervento sanitario. Opera in collegamento con il medico coordinatore della centrale operativa 118, si coordina con il referente sul campo del soccorso tecnico (VVF) e con quello delle forze di Polizia.

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DSM-IV.
\r\nDiagnostic and Statistical Manual of mental disorder, American Psychiatric Association - Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, 1994.

\r\n\r\n

Funzioni di supporto.
\r\nModalità organizzativa in cui si articolano i vari settori di attività e di riferimento all'interno dei centri di coordinamento istituiti in emergenza. Per ogni funzione di supporto si individua un responsabile che, relativamente al proprio settore, in situazione ordinaria provvede all'aggiornamento dei dati e delle procedure ed in emergenza coordina gli interventi.

\r\n\r\n

Funzione 2.
\r\nFunzione 2 - Sanità umana, veterinaria e di assistenza sociale - attivata a livello di centri di coordinamento operativi in emergenza (DICOMAC, CCS, COM, CCC).

\r\n\r\n

Ospedali da campo.
\r\nDispositivi di intervento composti da uomini e mezzi in grado di assicurare alle vittime della catastrofe un livello di cure intermedio tra il primo soccorso ed il trattamento definitivo. Offrono la possibilità di effettuare interventi chirurgici di urgenza, assistenza intensivistica protratta per più ore e degenza di osservazione clinica. Sono sinonimi di Centro medico di evacuazione (CME).

\r\n\r\n

(PMA) Posto medico avanzato.
\r\nDispositivo funzionale di selezione e trattamento sanitario delle vittime, localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento. Può essere sia una struttura (tende, containers), sia un'area funzionalmente deputata al compito di radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento e organizzare l'evacuazione sanitaria dei feriti.

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Triage.
\r\nProcesso di suddivisione dei pazienti in classi di gravità in base alle lesioni riportate ed alle priorità di trattamento e/o di evacuazione.

\r\n\r\n

 

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Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 200 del 29 agosto 2006

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Adozione dei «Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi»

\n

Emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile

\n

Il Ministro dell'Interno delegato per il coordinamento  della protezione civile

\n

Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante l'istituzione del Servizio nazionale della protezione civile;
\nVisto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 8 maggio 2000, recante la delega delle funzioni in materia di coordinamento della protezione civile e di organizzazione, funzionamento e attività del Servizio sismico nazionale, al Ministro dell'interno;
\nConsiderata la necessità di definire un modello nazionale di piano sanitario da adottare nelle emergenze di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in modo da consentire il coordinamento razionale ed efficiente degli interventi di soccorso utilizzando personale e strutture provenienti da enti ed associazioni di volontariato presenti sul territorio italiano;
\nVisto il decreto repertorio n. 1073 del 16 aprile 1996 che istituisce presso il Dipartimento della protezione civile un gruppo di lavoro per gli interventi sanitari connessi a catastrofi naturali;
\nRitenuto valido il contenuto del documento «Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi» elaborato dal suddetto gruppo di lavoro in quanto rispondente alle esigenze di articolare la catena straordinaria dei soccorsi sanitari con il sistema sanitario di emergenza/urgenza territoriale;
\nVista la nota del 18 gennaio 2000 con la quale il gruppo interregionale permanente per l'emergenza sanitaria ha approvato all'unanimità il documento riguardante l'organizzazione di soccorsi sanitari nelle catastrofi;
\nVista la nota N. DPSVI ES-D/986 del 12 luglio con la quale il Ministero della sanità, dopo aver sentito il gruppo di lavoro sui temi dell'emergenza-urgenza sanitaria costituito presso il Dipartimento professioni sanitarie risorse umane e tecnologiche, esprime parere favorevole sui contenuti del documento;
\nVista la delibera della conferenza unificata che nella seduta del 23 novembre 2000 ha espresso l'intesa sul testo del documento riguardante le modalità organizzative dei soccorsi sanitari in situazioni di maxi-emergenza;

\n

Decreta:

\n

1. È approvato il modello di pianificazione sanitaria che dovrà essere messo in atto per fronteggiare le emergenze e coordinare gli interventi di soccorso contenuto nel testo allegato al presente decreto recante il titolo «Criteri di massima sull'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi».

\n

2. Il presente decreto verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

\n

 

\n

Allegato

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Presidenza del Consiglio dei Ministri
\nDipartimento della Protezione Civile
\nServizio Emergenza Sanitaria

\n

«Criteri di Massima per l'Organizzazione dei soccorsi Sanitari nelle Catastrofe»
\nIl presente allegato, contenente i criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2001, n. 109, S.O.

\n

1. Criteri di massima per la redazione di un piano di emergenza

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Premessa

\n

L'organizzazione dei soccorsi sanitari durante una catastrofe rappresenta uno dei fattori strategici e di prova di ogni sistema di emergenza territoriale. Considerato che gli eventi catastrofici richiedono la partecipazione di più componenti dell'assistenza sanitaria, risulta opportuno che le suddette componenti seguano, nella gestione della catastrofe, dei criteri univoci e universalmente condivisi in quanto efficaci.
\nEsistono però alcune realtà dove il livello di organizzazione sanitaria dei soccorsi già esistente garantisce una certa funzionalità e può perseguire le finalità del presente documento secondo criteri specifici adattati anche al contesto territoriale e alla relativa configurazione degli eventi.
\nL'autonomia organizzativa non deve comunque derogare dai criteri e dai princìpi enunciati dal Dipartimento della Protezione Civile altrimenti si correrebbe il rischio di creare realtà che non seguendo gli stessi indirizzi non possono cooperare in maniera costruttiva ed ordinata a livello sovra-regionale.
\nIl presente documento del Dipartimento della Protezione Civile, per i sistemi sanitari regionali, deve quindi essere inteso come indicazione da cui estrapolare e ritagliare modelli organizzativo territoriali che, utilizzando le particolarità organizzative del contesto di riferimento, raggiungono gli obiettivi prefissati dal documento stesso e ne applicano i princìpi.

\n

1.1 - Definizione

\n

Si definisce piano d'emergenza l'insieme delle procedure operative di intervento da attuarsi nel caso in cui si verifichi l'evento atteso, contemplato in un apposito scenario il piano d'emergenza, che deve recepire il programma di previsione e prevenzione, è lo strumento che consente alle autorità competenti di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un'area a rischio, e di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita «civile» messo in crisi da una situazione che comporta necessariamente gravi disagi fisici e psicologici.
\nIl piano è una struttura dinamica, poiché variano le situazioni territoriali e, anche se la ciclicità è un fattore costante per i fenomeni calamitosi, l'entità del danno ed il tipo di soccorsi sono parametri variabili che di volta in volta caratterizzano gli effetti reali dell'evento. È pertanto necessario procedere periodicamente non solo all'aggiornamento dello scenario dell'evento atteso ma anche delle procedure di intervento.

\n

1.2 - Struttura di un piano di emergenza

\n

Il piano si articola in tre parti fondamentali:
\n1. Parte generale: si raccolgono tutte le informazioni relative alle caratteristiche ed alla struttura del territorio.
\n2. Lineamenti della pianificazione: si stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un'adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d'emergenza, e le competenze dei vari operatori.
\n3. Modello d'intervento: si assegnano le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze, si utilizzano le risorse in maniera razionale, si definisce un sistema di comunicazione che consenta il costante scambio di informazioni.
\n 

\n

Un piano per le operazioni di emergenza è un documento che:
\n- assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per effettuare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un'emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola Organizzazione;
\n- descrive come saranno coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni;
\n- descrive in che modo protegge le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri;
\n- identifica il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;
\n- identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni.

\n

Le attività di preparazione si completano soprattutto attraverso la formazione teorica e le esercitazioni. La formazione aiuta il personale che sarà impiegato in emergenza a familiarizzare con le responsabilità assegnategli e ad acquisire le capacità necessarie all'adempimento delle mansioni attribuite; l'esercitazione tende a convalidare i contenuti del piano e a valutare le capacità operative e gestionali del personale.
\nUn piano deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo.
\nQuesti criteri sono applicabili alla pianificazione di emergenza a livello nazionale, provinciale e comunale.

\n

1.3 - Piano nazionale

\n

La pianificazione nazionale ha l'obiettivo di definire e coordinare gli interventi di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite da eventi di «tipo c» («calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari», art. 2 Legge n. 225/1992). I piani di emergenza nazionali sono distinti per tipo di rischio e riferiti ad aree specifiche del territorio italiano, individuate con il concorso della comunità scientifica in funzione della pericolosità dell'evento calamitoso e della vulnerabilità del territorio.
\nIl Piano di emergenza nazionale assicura la mobilitazione di tutte le componenti del Servizio nazionale di protezione civile come un'unica organizzazione di emergenza per salvaguardare il benessere dei cittadini colpiti, attraverso la disponibilità di risorse istituzionali centrali e periferiche, gli aiuti coordinati dalle organizzazioni di volontariato e dell'iniziativa privata, e se necessario, la richiesta di assistenza a Paesi esteri.

\n

1.4 - Programma regionale

\n

Nell'àmbito delle funzioni conferite alle Regioni in materia di protezione civile (D.L. n. 112/1998 art. 108) la Regione provvede alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, anche dal punto di vista sanitario, sulla base degli indirizzi nazionali, tenuto conto anche delle indicazioni contenute nel presente documento.

\n

1.5 - Piano provinciale

\n

È una pianificazione elaborata, sulla base degli indirizzi regionali, per fronteggiare nel territorio provinciale gli eventi con dimensioni superiori alla risposta organizzata dal Sindaco.
\nIl D.L. n. 112/1998 prevede che il piano provinciale sia elaborato dalla provincia sulla base degli indirizzi regionali. In attesa della predisposizione da parte delle province dei piani di emergenza, sono in vigore piani provinciali di emergenza elaborati dalla Prefettura sulla base di direttive dell'Amministrazione centrale dello Stato.
\nIl Prefetto, in situazioni di emergenza, al fine di garantire nell'area del disastro il massimo coordinamento delle operazioni di soccorso ed esercitare la direzione unitaria degli interventi, esplica la propria funzione con l'ausilio di tre strutture distinte:
\n- Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale. È composto dai responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale che dovranno individuare le strategie di intervento per il superamento dell'emergenza, razionalizzare le risorse disponibili e garantire il coordinamento delle attività dei COM che ad esso fanno riferimento.
\n- La Sala Operativa, è articolata in Funzioni di supporto (vedi tabella n. 1) ciascuna delle quali è competente, per il proprio settore, della risposta operativa che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
\nOgni singola Funzione avrà un proprio responsabile che «in tempo di pace», definizione riferita a condizioni di normalità, aggiornerà i dati relativi alla propria funzione ed in caso di emergenza coordinerà il settore.
\n- I Centri Operativi Misti (COM) strutture decentrate, costituite da rappresentanti dei Comuni e delle strutture operative, in cui si raccordano gli indirizzi forniti dalla Prefettura con quelli dei Sindaci.
\nCon l'attivazione delle funzioni di supporto in situazioni ordinarie si raggiungono due distinti obiettivi:
\n- si individuano a priori i responsabili delle singole funzioni da imparare in emergenza,
\n- si garantisce il continuo aggiornamento del piano di emergenza con il controllo dei responsabili individuati.

\n

1.6 - Piano comunale

\n

Il responsabile della Funzione 2 in «tempo di pace» aggiornerà i dati relativi alla propria funzione e, in caso di emergenza, nell'àmbito del territorio comunale, affiancherà il Sindaco nelle operazioni di soccorso.
\nSi ritiene opportuno che il responsabile medico della Centrale operativa 118 e/o dei servizi del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL svolga le funzioni di coordinatore della Funzione 2. Qualora ciò non avvenga è comunque necessario che il referente sanitario individuato dal Sindaco concordi la pianificazione e gli interventi in emergenza con il responsabile medico del 118 e/o dei servizi del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL territorialmente competente, secondo le singole funzioni.

\n

1.7 - Funzione di supporto n. 2 - Sanità umana e veterinaria, assistenza sociale

\n

Le tematiche sanitarie che devono essere affrontate nella pianificazione e gestione dell'emergenza sono varie e molteplici anche se, abbastanza comunemente, il settore viene limitato alla medicina d'emergenza. In realtà, l'intervento sanitario in seguito a un disastro deve fare fronte ad una complessa rete di problemi che si inquadrano nell'àmbito della medicina delle catastrofi e che prevedono la programmazione ed il coordinamento delle seguenti attività:
\nPrimo soccorso e assistenza sanitaria
\n- soccorso immediato ai feriti;
\n- aspetti medico-legali connessi al recupero e alla gestione delle salme;
\n- gestione di pazienti ospitati in strutture ospedaliere danneggiate o in strutture sanitarie campali;
\n- fornitura di farmaci e presìdi medico-chirugici per la popolazione colpita;
\n- assistenza sanitaria di base e specialistica.
\nInterventi di sanità pubblica
\n- vigilanza igienico-sanitaria;
\n- controlli sulle acque potabili fino al ripristino della rete degli acquedotti;
\n- disinfezione e disinfestazione;
\n- controllo degli alimenti e distruzione e smaltimento degli alimenti avariati;
\n- profilassi delle malattie infettive e parassitarie;
\n- problematiche di natura igienico-sanitaria derivanti da attività produttive e da discariche abusive;
\n- smaltimento dei rifiuti speciali;
\n- verifica e ripristino delle attività produttive;
\n- problematiche veterinarie.
\nAttività di assistenza psicologica e di assistenza sociale alla popolazione:
\n- assistenza psicologica;
\n- igiene mentale;
\n- assistenza sociale, domiciliare, geriatrica.
\nLa vastità di tali compiti presuppone, soprattutto in fase di pianificazione, il coinvolgimento dei referenti dei vari settori interessati tra cui i rappresentanti di:
\n- Assessorato regionale alla sanità;
\n- Aziende Sanitarie Locali;
\n- Aziende ospedaliere;
\n- laboratorio di sanità pubblica del Dipartimento di prevenzione delle AA.SS.LL., Agenzia Regionale Protezione Ambientale (ARPA), Istituto Zooprofilattico Sperimentale;
\n- Croce Rossa Italiana, Associazioni di volontariato, etc;
\n- Ordini professionali di area sanitaria.

\n

1.8 - Centrali operative sanitarie 118

\n

La Centrale operativa sanitaria 118, con la sua organizzazione funzionale di dimensioni provinciali o sovraprovinciali, raccordata con le strutture territoriali ed ospedaliere e con le istituzioni pubbliche e private che cooperano nella risposta dell'emergenza (Atto d'intesa Stato e Regioni G.U. 17 maggio 1996), costituisce l'interlocutore privilegiato in campo sanitario.
\nIn caso di emergenza il responsabile medico del 118 o un suo delegato sarà presente nel C.C.S. ed un operatore di Centrale sarà nella Sala operativa. Inoltre, in relazione alla tipologia dell'emergenza, potrà essere presente nel C.C.S. il responsabile dei servizi territoriali di emergenza.
\nPer svolgere correttamente i compiti assegnati alla Funzione n. 2, la Centrale 118, in collaborazione con la Prefettura ed i servizi territoriali delle AA.SS.LL. (Dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie, sulla base dei contenuti del Piano provinciale nonché sulla base dei programmi regionali di previsione e prevenzione, dovrà individuare i maggiori rischi sanitari che insistono sul proprio territorio in modo da prevedere un'organizzazione sanitaria in grado di fronteggiare gli eventi catastrofici più probabili.
\nI dati sanitari rilevati costituiranno parte integrante il piano stesso e saranno utilizzati per convalidare una eventuale richiesta di mezzi, attrezzature e personale all'atto dell'emergenza.

\n

1.9 - Fase preparatoria

\n

1.9.1 Conoscenza del territorio
\nReperimento dati in merito a:
\n- AA.SS.LL., Aziende ospedaliere;
\n- case di cura convenzionate e non, case di riposo, centri per disabili, centri per il recupero tossicodipendenti, ecc.;
\n- eliporti, elisuperfici, campi sportivi;
\n- farmacie comunali e non, depositi farmaci, ecc.;
\n- impianti che toccano o utilizzano materiali pericolosi, sostanze radioattive, ecc.;
\n- industrie trasformazione alimenti (lavorazione carni, centrali latte, caseifici, ecc.);
\n- discariche, aziende per il trattamento di rifiuto speciali, ecc.;
\n- aziende catering;
\n- servizi mortuari e cimiteriali, ecc.;
\n- aziende trasporto pubblico;
\n- acquedotti;
\n- ecc.

\n

1.9.2 Eventi attesi
\nSulla base dei programmi di previsione e prevenzione, con la collaborazione della Prefettura, si redige l'elenco dei rischi che interessano maggiormente il territorio in esame. Nella valutazione degli eventi attesi sarà utile, ai fini dell'organizzazione del soccorso sanitario, tener conto di alcune ipotesi di rischio associabili ai rischi principali (epidemie, zoonosi, incidenti con perdite di materiali radioattivi o pericolosi, ecc.).
\nSono di particolare interesse la frequenza con cui ricorre il disastro, l'intensità, l'estensione territoriale, la durata, i fattori stagionali, la rapidità della manifestazione e la possibilità di preavviso.
\nVarie conseguenze possono essere valutate già nella pianificazione delle risposte come gli effetti sulle persone (lesioni o morti), i luoghi a rischio di potenziali disastri secondari (dighe, impianti chimici, ecc.).

\n

1.9.3 Creazione dello scarico
\nUsando le informazioni ottenute dalla raccolta dei dati rilevati sul territorio e dall'analisi del valore atteso delle perdite di vite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà dovuti al verificarsi del particolare fenomeno, è possibile delineare uno scenario per ciascuno degli eventi attesi. Considerando l'intensità del disastro, si immagina il suo svolgimento dal momento dell'allarme al suo impatto in una zona specifica e le conseguenze che possono essere generate.

\n

1.9.4 Risorse
\nÈ indispensabile quantificare e catalogare le risorse, confrontare quelle disponibili con quelle richieste per una risposta efficace, considerare quali risorse essenziali per le operazioni di emergenza potrebbero venire a mancare in seguito all'evento e quali necessiterebbero di un accantonamento specifico o di speciali accordi con fornitori pubblici o privati.

\n

2 «Fisiologia» della risposta ad un evento catastrofico

\n

Prima di affrontare in dettaglio gli elementi che possono concorrere alla definizione delle linee-guida di pianificazione della risposta di soccorso sanitario per eventi di «tipo c», è opportuno effettuare alcune considerazioni preliminari che possono contribuire alla migliore comprensione delle procedure suggerite nel documento.
\nLe presenti linee-guida prendono in considerazione le attività che dovranno essere svolte dai responsabili della risposta all'emergenza territoriale e del responsabile sanitario della Funzione 2 nei Centri di coordinamento che si andranno ad istituire in emergenza.
\nAnzitutto occorre considerare che ogni tipologia di evento calamitoso presenta un andamento bifasico di risposta alle esigenze di soccorso sanitario:
\n- risposta rapida, data dagli organi territoriali sulla base delle risorse locali immediatamente disponibili;
\n- risposta differita, che si andrà ad articolare nelle ore successive all'evento con l'apporto degli aiuti che giungeranno dall'esterno all'aerea interessata.
\nPur essendo diversi i due livelli di intervento, l'uno è consequenziale all'altro ed indipendente dalla tipologia dell'emergenza almeno in relazione ai contenuti principali.Entrambi le risposte prevedono:
\n- Fase d'allarme, nel corso della quale si cercheranno di acquisire tutti quegli elementi che possono essere utili a dimensionare l'evento sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. Tale Fase può essere preceduta dalle fasi di Attenzione e Preallarme (in questa successione) quando ci si trovi di fronte ad un evento prevedibile;
\n- Fase di emergenza nella quale si effettueranno tutti gli interventi necessari al soccorso.
\nI presupposti relativi alla gestione dell'emergenza sanitaria ordinaria rimangono irrinunciabili e prioritari, anche se lo scenario proposto può delineare situazioni in cui le strutture territoriali non sono in condizioni di funzionare.
\nÈ opportuno quindi ribadire la necessità di un adeguato funzionamento dell'organizzazione del «118» che esprima anche una dimostrata autonomia operativa e preveda, di base, sistemi di «autoprotezione» anche tecnologica dai rischi del territorio.
\nÈ pertanto necessario che la Centrale 118, di concerto con i servizi territoriali delle AA.SS.LL. (dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie anche ai fini della protezione civile, proceda:
\n- alla preventiva conoscenza dei rischi del proprio territorio, con definizione degli scenari possibili sulla base dell'entità della popolazione potenzialmente coinvolta, la tipologia delle lesioni prevalenti, i danni possibili alle strutture strategiche e logistiche di primaria importanza, ecc.;
\n- a stabilire precise procedure che consentano l'interfaccia tra le numerose e indispensabili componenti che affiancano il sistema dei soccorsi sanitari, non prescindendo, per quanto possibile da una metodologia di lavoro preventivamente condivisa (Prefettura, Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Dipartimenti di emergenza ecc.);
\n- a dotarsi di affidabili sistemi di tele - radio - comunicazioni anche in via ordinaria;
\n- alla predisposizione di piani di emergenza realizzati anche a livello interprovinciale, in particolare per quanto concerne:
\n- la conoscenza dettagliata della potenzialità di Enti/Organizzazioni/Associazioni di volontariato concorrenti al soccorso sanitario del territorio in esame. Le loro disponibilità in termini di uomini e mezzi a 2-6-12-24 ore dall'allarme devono essere contenute in un archivio dinamico ed essere riportate all'interno del piano che delinea la disponibilità locale dall'allarme;
\n- il numero e singole potenzialità degli ospedali, Case di cura, ecc., assicurandosi che siano stati realizzati piano ospedalieri di accettazione e di evacuazione straordinaria; che le strutture ospedaliere siano inserite nel contesto di gestione interospedaliera; che la disponibilità dei nosocomi alla risposta territoriale in termini di squadre sanitarie per interventi extraospedalieri, mezzi, farmaci ecc. sia stata preventivamente accertata.
\nAnaloghe procedure devono essere previste anche in concorso con la Centrale 118, da parte degli altri servizi territoriali delle AA.SS.LL. (dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie anche ai fini della protezione civile.
\nVale la pena considerare, in particolare nel caso di catastrofi naturali, che:
\n- le prime ore dopo il disastro sono gestite unicamente dalle persone presenti sul territorio interessato;
\n- la grande maggioranza dei sopravvissuti si salva in quanto di per sé illesa o perché salvata immediatamente dopo l'evento da «soccorritori occasionali», i cosiddetti «testimoni»;
\n- l'organizzazione di soccorsi, che dopo le prime ore dall'evento può assumere a volte anche una notevole dimensione, a fronte del grande spiegamento di forze, salva un numero relativamente basso di vittime, in quanto logicamente non competitiva nei tempi;
\n- nella prima fase è inevitabile sempre e comunque, qualunque sia la dimensione dell'evento, la sproporzione tra esigenze e disponibilità di uomini e mezzi;
\n- in determinate situazioni sarà quasi impossibile ottenere il personale di supporto previsto dai piani (della C.O. 118, Intraospedalieri, ecc.) in quanto è credibile che tale risorsa sia comunque stata coinvolta fisicamente o emotivamente nella situazione, che non possa raggiungere la destinazione per la non percorribilità delle strade, che non sia contattabile telefonicamente, ecc.;
\n- l'impiego di mezzi su ruote o aerei non va mai dato per scontato per impercorribilità delle strade, meteo avverso, ecc. ed è necessario evidenziare che a volte è indispensabile l'arrivo di mezzi di sgombero prima delle autoambulanze;
\n- le notizie saranno necessariamente imprecise e scarse, e sarà necessario usare la dovuta cautela nelle scelte operative: in quanto poche notizie o poche richieste non sono indice di incidenti di piccola entità.
\nÈ inoltre opportuno sottolineare la necessità della predisposizione, da parte degli ospedali, case di cura ecc., dei piani di emergenza intraospedalieri, sulla base delle indicazioni contenute nelle specifiche linee-guida emanate dal Dipartimento di concerto con il Ministero della sanità.

\n

3 Scenari ipotizzati

\n

Nell'àmbito di questo lavoro sono prese in considerazione, per quanto attiene la componente sanitaria, due situazioni:
\n- evento catastrofico ad effetto limitato;
\n- evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali.

\n

3.1 - Evento catastrofico ad effetto limitato

\n

Questa tipologia di evento è caratterizzata dalla integrità delle strutture di soccorso esistenti nel territorio in cui si manifesta, nonché dalla limitata estensione nel tempo delle operazioni di soccorso valutata, su criteri epidemologici di previsione, a meno di 12 ore.
\nPur nella consapevolezza che il presente documento dovrebbe riguardare solo emergenze che travalicano le potenzialità di risposta locale, appare opportuno delineare le procedure che devono essere adottate per eventi di minore intensità ma di maggiore frequenza, in modo da consentire ai vari servizi di emergenza sanitaria una risposta modulata secondo la tipologia dell'evento che si è manifestato.
\nCome evidenziato in precedenza, i presupposti di tale condizione non possono prescindere da un'organizzazione di base ben radicata e collaudata che, ad esempio, consideri la necessità di alloggiare la Centrale Operativa 118 in una struttura protetta dai maggiori rischi incidenti nella zona e tale da permetterle di funzionare con una preordinata autonomia logistica e funzionale.
\nI princìpi elementari su cui basarsi per gestire situazioni di questo tipo sono i seguenti:
\n1. attivazione del piano di emergenza straordinaria interno alla Centrale Operativa 118, con richiamo di tutto il personale utile, attivazione delle tecnologie alternative predisposte razionalmente, degli ambienti e strutture di supporto, ecc.;
\n2. attivazione del piano di pronto impiego delle risorse territoriali di soccorso e contestuale ricognizione delle reali disponibilità anche in base alla possibilità o meno di stabilire un «contatto» telefonico;
\n3. valutazione dell'operatività del piano straordinario di soccorso da parte delle strutture sanitarie dopo l'attivazione del piano intra ed interospedaliero, la conoscenza delle disponibilità di personale e di autonomia complessiva e la contestuale verifica di funzionamento;
\n4. attivazione, se necessario, di piani operativi, commisurati all'entità dell'emergenza stimata, con i «sistemi 118» limitrofi cui affidare una funzione di supporto, o addirittura vicariante, attraverso un sistema di comunicazione dedicato fra le diverse CC.OO. sanitarie.
\nL'informazione dell'evento arriverà quasi certamente in maniera diretta ai numeri di emergenza «118 - 115 - 112 - 113» per cui è auspicabile che le varie centrali operative dei diversi enti istituzionali siano tra loro collegate con sistemi di intercomunicazione.
\nLa notizia potrà inizialmente essere incerta e confusa e pertanto le dimensioni e l'evoluzione dello scenario dovranno forse essere costruite valutando la zona di provenienza delle chiamate e la descrizione della scena.
\nEssendo l'intervento da effettuarsi basato in questa prima fase solo sulle segnalazioni dei chiedenti soccorso va previsto un sistema, il più meticoloso possibile, che consenta soprattutto l'afflusso di informazioni quanto più precise.
\nL'impiego immediato delle risorse disponibili dovrà essere razionalizzato il più possibile, per evitare l'invio di mezzi che non servono, o che non possono essere utilizzati perché la viabilità è interdetta. Dovrà essere presa in considerazioni la difficoltà da reperire personale, che può essere in qualche misura coinvolto nell'evento.
\nLe diverse fasi operative, cioè l'insieme delle azioni di protezione civile centrali e periferiche da intraprendere «prima» per i rischi prevedibili, «durante» e «dopo» per gli altri, devono svolgersi secondo sistemi ampiamente collaudati, coinvolgendo le istituzioni deputate e le organizzazioni utili.
\nLa fase di risposta immediata da parte della Centrale 118 avverrà con l'attivazione di squadre di «prima partenza» con il compito di effettuare:
\n- la ricognizione del sito;
\n- il dimensionamento dell'evento;
\n- l'individuazione della tipologia prevalente dell'evento e delle conseguenze sulle persone;
\n- l'individuazione e segnalazione delle possibilità di accesso;
\n- l'individuazione dei luoghi più adatti all'allestimento eventuale degli elementi della «catena dei soccorsi» (PMA e UMSS);
\n- la suddivisione dell'area in Settori, in modo tale che le squadre di soccorso abbiano assegnate zone specifiche;
\n- il primo triage, non appena terminati i compiti sopra riportati.
\nLa fase di risposta differita consisterà in:
\n- mobilitazione delle risorse locali previste per le maxiemergenze;
\n- allestimento dei vari elementi della catena dei soccorsi.
\nLe squadre di soccorso di «seconda partenza» effettueranno:
\n- il secondo triage e la stabilizzazione primaria;
\n- l'evacuazione organizzata dei feriti in accordo con la Centrale 118.
\nLa prima ambulanza con la prima vettura delle Forze di Polizia e la prima «partenza» dei VV.F. costituiscono il primo posto di controllo e comando (P.C.).
\nSul luogo dell'evento il responsabile della C.O. 118 o il responsabile del DEA o un Medico delegato del responsabile medico del 118 svolgerà il ruolo di Direttore dei soccorsi sanitari (DSS). È necessario che tale figura abbia una formazione specifica nella gestione delle maxiemergenze e sia stato nominato DSS nella fase di definizione dei compiti in modo da offrire garanzie di continuità nella copertura del ruolo. Il DSS, che si coordinerà con referenti analoghi dei VV.F, delle Forze di polizia e di altre Istituzioni deputate alla gestione dell'emergenza, deve essere in grado di operare immediatamente in modo da svolgere un coordinamento sul campo delle risorse impegnate per la realizzazione della «catena dei soccorsi». Egli si assumerà la responsabilità di ogni dispositivo di intervento sanitario nella zona delle operazioni, mantenendo un collegamento costante con il Medico della Centrale Operativa 118.
\nAlla figura del DSS si rapporta il Direttore del Triage, medico o, in sua assenza, infermiere professionale incaricato di coordinare le operazioni di triage sulle vittime, ed il Direttore al Trasporto Infermiere o Operatore Tecnico incaricato di gestire la movimentazione dei mezzi di trasporto sanitario in funzione delle priorità emerse durante le operazioni di triage, avvalendosi di un tecnico addetto alle telecomunicazioni.
\nSe l'evento lo richiederà, attraverso la mobilitazione delle risorse locali previste per le maxiemergenze, si procederà all'allestimento della catena dei soccorsi sanitari.
\nLa complessità delle operazioni sul luogo del disastro, la contemporanea necessità di far fronte ad emergenze sanitarie nel territorio adiacente ma indenne, le problematiche connesse con la gestione dei bisogni originati dalle strutture ospedaliere più o meno sovraccaricate dal disastro fanno sì che sia necessario che lo scenario della catastrofe venga gestito come un insieme particolare che richiede preparazione e risorse dedicate sia pure costantemente interfacciate con il restante contesto generale.
\nÈ importante sottolineare che deve essere mantenuta una distinzione tra le competenze della Centrale operativa 118 e la gestione della catena dei soccorsi. Quest'ultima costituisce un vero e proprio sottosistema che deve avere pochi, ma distinti, elementi di autonomia, pur rapportandosi al contesto più generale rappresentato dal coordinamento di tutte le restanti risorse territoriali, effettuato dalla Centrale 118 e dall'insieme delle risorse ospedaliere disponibili per il trattamento definitivo dei feriti (Dipartimenti di Emergenza). Per questo motivo la figura del Direttore dei Soccorsi Sanitari (DSS) può essere ricoperta da un medico non necessariamente in forza alla Centrale Operativa 118, purché abbia una formazione specifica nella gestione delle maxiemergenze.
\nLa catena dei soccorsi sanitari rappresenta quindi la fase operativa del sistema dei soccorsi. Essa è composta da squadre sanitarie e dai settori di competenza, indicati sulla base di criteri topografici o funzionali per consentire un'ottimale distribuzione delle risorse a disposizione, afferiscono ad un P.M.A..
\nLe squadre sanitarie «di prima partenza» o di «risposta rapida» si differenziano quanto a compiti ed equipaggiamento delle quelle di «seconda partenza o di partenza differita». L'operatività di queste ultime non è molto diversa da quella abitualmente espressa nella gestione delle emergenze individuali quotidiane, anche se le loro dotazioni abituali devono essere potenziate con l'assegnazione dei «lotti catastrofe» contrassegnati dai quattro colori secondo i criteri adottati a livello internazionale:
\na) materiale non sanitario (colore giallo);

\n

b) materiale per supporto cardiocircolatorio (colore rosso);

\n

c) materiale per supporto respiratorio (colore blu);

\n

d) materiali diversi (colore verde).
\nEstremamente diverso è il compito che devono affrontare le squadre di risposta rapida. È infatti inverosimile che pochi operatori possano realizzare gesti medici complessi per un elevato numero di pazienti soprattutto se questi operatori sono i primi a presentarsi sulla scena del disastro. Le loro dotazioni risulterebbero infatti mediamente insufficienti ed il loro impegno immediato ad erogare tecniche di supporto avanzato delle funzioni vitali si porrebbe in contrasto con le necessità globali di gestione dello scenario. Pertanto le squadre sanitarie di prima partenza potranno utilizzare quanto abitualmente contenuto all'interno del mezzo di soccorso.
\nIl Posto Medico Avanzato (PMA) localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento, può essere sia una struttura che un'area funzionale dove radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento, effettuare il triage e organizzare l'evacuazione sanitaria dei feriti nei centri ospedalieri più idonei.
\nIn caso di situazioni complesse, possono afferire, nella fase della risposta differita, le Unità Mobili di Soccorso Sanitario (UMSS) il cui dimensionamento deve essere molto contenuto per soddisfare le esigenze di rapida mobilitazione.
\nÈ auspicabile che ogni Regione, a secondo delle caratteristiche e dei rischi del territorio, sia dotata di una o più strutture mobili, con funzioni di PMA, di immediata mobilitazione, rapidamente attrezzabili che possano offrire un riparo dagli agenti atmosferici e costituiscano un punto materiale di riferimento per la catena dei soccorsi consentendo di applicare, per quanto è realisticamente possibile, tecniche di supporto avanzato delle funzioni vitali per la sopravvivenza a breve termine dei feriti.
\nTali strutture hanno costi contenuti e rappresentano una risposta concreta ad elementari esigenze della primissima urgenza in caso di maxiemergenza.
\nLe Centrali Operative dovranno essere dotate di supporti tecnologici adeguati a garantire il coordinamento delle operazioni di soccorso in loco e i collegamenti tra il dispositivo locale e la CO stessa e tra il soccorso sanitario e gli altri enti di soccorso.
\nSe a livello della Prefettura verrà attivato il CCS con la sala operativa organizzata in Funzioni, un referente del 118 coordinerà la Funzione 2 mantenendo i contatti con la propria Centrale 118 ed il DSS presente sul luogo del disastro.
\nPresso la Centrale operativa della Prefettura potranno essere convocati i referenti responsabili dei vari settori nevralgici competenti, tra i quali rappresentanti delle AASSLL, delle Aziende Ospedaliere, della Sanità militare, della CRI, Enti, Organizzazioni ed Associazioni di soccorso, ecc. Tali figure rappresentano gli interlocutori con i quali in precedenza saranno stati elaborati piani di emergenza settoriali riferiti alla Funzione 2.

\n

3.2 - Evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali

\n

3.2.1 Princìpi generali
\nIn caso di eventi catastrofici che devastano ampi territori e causano un elevato numero di vittime, il coordinamento degli interventi risulterà estremamente difficile, almeno per molte ore, data la prevedibile difficoltà a stabilire le comunicazioni con il territorio interessato per la mancanza di reti telefoniche attive, di transitabilità di strade, di energia, ecc. È del resto inevitabile ed insito nel concetto stesso di catastrofe, la sproporzione che si viene a determinare tra richiesta e disponibilità di uomini e mezzi da impiegare sul campo.
\nLa complessità dell'argomento è quindi assolutamente evidente anche se in questo documento vengono escluse tutte quelle tematiche che esulano dal soccorso sanitario propriamente inteso e che riguardano gli aspetti di igiene pubblica, la sanità veterinaria, il controllo degli alimenti, il sostegno psicologico alle popolazioni sinistrate, ecc. La trattazione si riferisce quindi solo alle fasi di «salvataggio e soccorso» ed al vicariamento della funzione svolta dai sistemi di soccorso territoriale stanziale e dagli insediamenti sanitari (ospedali, ecc.).
\nL'articolazione degli interventi presuppone comunque la conoscenza dei concetti fondamentali della medicina delle catastrofi, l'applicazione della «catena dei soccorsi sanitari», l'entrata in funzione dei piani di emergenza intraospedaliera e di tutte quelle procedure che sono state descritte dettagliatamente nel caso si debba fronteggiare una «catastrofe ad effetto limitato».
\nÈ opportuno ribadire che:
\n- l'esperienza internazionale ha ampiamente documentato che contemporaneamente, o anticipatamente ai soccorsi sanitari è opportuno l'intervento di cospicui supporti tecnici per «urbanizzare» d'urgenza le aree colpite;
\n- la maggior parte dei sovravvissuti, in particolare in caso di catastrofi naturali, si salva in quanto di per sé illesa o perché salvata immediatamente dopo l'evento da «soccorritori occasionali». È pertanto indispensabile che soprattutto nelle zone ad alto rischio si provveda ad una formazione diffusa e corretta sulle misure di primo soccorso sanitario.
\nFatti salvi i presupposti organizzativi e logistici a livello locale, in caso di disastro di ampie proporzioni sarà necessario un coordinamento delle seguenti risorse nazionali:
\n1. personale e mezzi della componente sanitaria delle Forze Armate (con Ospedali Campali, Navi Ospedale, Convogli Sanitari, ecc.) e delle Forze di Polizia;
\n2. personale e mezzi di colonne mobili predisposte da Regioni, Province Autonome, ecc.
\n3. personale, mezzi e strutture mobili della Croce Rossa Italiana, dell'Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, delle Misericordie d'Italia, dello S.M.O.M., altre Associazioni di volontariato, ecc.;
\n4. personale e mezzi delle strutture sanitarie campali accreditate;
\n5. personale, mezzi e strutture delle Unità Medico - Chirurgiche accreditate;
\nA questo proposito, fatti salvi gli infiniti presupposti di uniformità e linguaggi comuni che lentamente si stanno realizzando, è opportuno comunque che si salvaguardino alcuni princìpi riguardo alle Unità impiegate sul campo. Esse devono possedere le seguenti caratteristiche:
\n1. possibilità di mobilitazione in tempi brevissimi, possedere una completa autonomia di almeno 3 gg. per lo svolgimento della funzione (materiali, farmaci, energia, ecc.) e per il supporto al personale ed ai mezzi (alimenti, acqua, abbigliamento, carburante, ecc.) presupponendo l'impiego su qualsiasi tipo di terreno ordinariamente prevedibile ed in qualsiasi contesto climatico nazionale;
\n2. possibilità di usufruire di un idoneo sistema di tele - radio - comunicazioni che garantisca i collegamenti al di fuori del normale luogo di impiego;
\n3. presupposti e dimensioni di «colonna mobile» (la singola ambulanza proveniente da un territorio esterno al teatro operativo, scoordinata e senza collegamenti radio, crea solo problemi);
\n4. non penalizzare il territorio di provenienza (dove l'urgenza ordinaria deve continuare ad essere garantita);
\n5. aver reso noto per tempo i dati di eventuale trasportabilità totale o parziale a bordo di elicotteri, navi, aerei, treni;
\n6. aver reso noto la prestazione sanitaria complessivamente fornibile in termini anche di qualità/quantità (naturalmente proporzionale alle «figure» previste ed alle dotazioni)

\n

3.2.2 Valutazione della situazione.
\nNon appena avuta notizia di un disastro di grande entità, nella sala operativa del Dipartimento, in stretta collaborazione con gli Enti territorialmente competenti, verranno acquisite e valutate in continuazione le informazioni sulla situazione che si è determinata tentando di identificare la natura e l'estensione del disastro attraverso una rete di contatti con personale presente in loco.
\nAnche se nelle prime fasi di risposta potrà non essere possibile una valutazione completa della situazione per le scarse informazioni fornite, ogni tentativo per verificare le necessità dovrà comunque essere espletato prima dell'invio dei soccorsi, valutando la possibilità di intervenire con un'assistenza limitata e flessibile prima dell'ottenimento delle verifiche.
\nNella prima fase, se i dati sono imprecisi e non si può procedere al loro accertamento attraverso gli operatori sul territorio, il Dipartimento potrà inviare nuclei di valutazione per acquisire direttamente elementi tecnico-scientifici e fornire indicazioni circa i soccorsi necessari.
\nPer l'aspetto sanitario le informazioni dovranno fornire i dati su:
\n- estensione del sinistro;
\n- la rilevanza degli eventuali danneggiamenti alle strutture sanitarie e la funzionalità di quelle non danneggiate;
\n- la valutazione presumibile del numero dei morti e dei lesi, la natura delle lesioni prevalenti (fratture, ferite, ustioni, intossicazioni), la situazione delle vittime (facilmente accessibili, da liberare, da disincarcerare), la situazione dei profughi e il loro stato psicologico, le condizioni dell'habitat relativamente a rischi epidemologici evolutivi;
\n- l'orientamento sulle modalità di impiego dei mezzi, intinerari preferenziali, precauzioni per eventuali rischi tossici, esplosivi, di crolli, ecc..
\nLo stato di allarme viene esteso di norma alle varie Amministrazioni ed Enti interessati al tipo di evento occorso ed alle Associazioni di volontariato operanti nel settore sanitario.
\nNel caso che in questa fase di allarme giungano dati certi di danni alle persone, con numero di feriti eccedenti le possibilità di intervento sanitario locale, si provvederà, se le strutture sanitarie territoriali di assistenza non sono agibili, all'invio di unità campali, squadre specialistiche, mezzi e materiali sanitari.
\nA causa della potenziale complessità dei problemi e delle condizioni di risposta sanitaria, la situazione potrà richiedere la convocazione di esperti o della Sezione Rischio sanitario della Commissione Grandi Rischi per suggerire strategie specifiche da mettere in atto in modo da intervenire nella maniera più opportuna alla specifica situazione che si è determinata.

\n

3.2.3 Intervento territoriale
\nNelle prime ore successive al disastro la risorsa sanitaria dovrà essere necessariamente gestita localmente, attraverso l'utilizzazione di risorse sanitarie coordinate dalla C.O.: 118 competente o, se questa non è operativa, dalla Centrale destinata a svolgere funzione vicariante, secondo quanto prestabilito da un piano regionale.
\nQualora la Centrale operativa 118 non sia in grado di funzionare, l'utilizzazione delle risorse sanitarie sarà coordinata dalla Centrale 118 più vicina. Tale Centrale svolgerà la propria funzione vicariante secondo piani prestabiliti.
\nI primi interventi saranno rivolti all'acquisizione di informazioni, le più precise possibili, concentrando l'attività sull'allertamento delle varie strutture, il potenziamento delle capacità della Centrale operativa 118, l'implementazione dei mezzi di soccorso.
\nSeguirà l'invio dei mezzi di soccorso disponibili per:
\n- effettuare la ricognizione e non il soccorso;
\n- suddividere l'area in Settori in base alla disponibilità delle risorse;
\n- organizzare il Posto di Comando mobile.
\nLa Centrale Operativa 118 sulla base delle informazioni pervenute darà istruzioni sull'attuazione del piano di soccorso, attivando la catena dei soccorsi sanitari.
\nNel caso in cui lo scenario presenti un gran numero di feriti è opportuno:
\n- individuare strutture idonee e sicure da rischi evolutivi dove collocare vittime e superstiti;
\n- non utilizzare se possibile mezzi sanitari per l'evacuazione degli illesi e dei feriti leggeri ma richiedere invio di mezzi diversi quali pullman o bus;
\n- effettuare il triage prima dell'assistenza;
\n- impiegare pochi medici nel caso di evacuazione a «convogli»;
\n- inviare pochi medici con possibilità di effettuare trattamenti avanzati nel caso di pochi feriti o feriti recuperati gradualmente;
\n- dare assistenza ai pazienti rossi solo dopo sgombero veloce dei pazienti «gialli» nel caso di rischi evolutivi;
\n- evitare l'invio dei pazienti «verdi» negli ospedali vicini all'area;
\n- utilizzare modulistica predisposta ai fini dell'inquadramento sanitario e medico-legale delle vittime.
\nÈ prevedibile che i sistemi di tele-radio-comunicazione ordinari possano risultare compromessi e quindi potrà essere necessario avvalersi di reti estemporanee gestite dai Servizi Emergenza Radio (S.E.R.) dei radioamatori e dei C.B. che garantiscano le comunicazioni essenziali (centri operativi, ospedali, strutture campali) su canali differenziati e ad uso possibilmente esclusivo. È auspicabile che non appena possibile la stazione RT Sanitaria di ogni settore si affianchi alle rispettive stazioni RT degli altri nuclei impiegati sul territorio (VV.F. - Esercito - Forze di Polizia, ecc.), per un migliore controllo delle informazioni in distribuzione ai diversi referenti.
\nÈ indispensabile che le reti radio regionali del sistema 118 siano strutturate in modo tale da consentire comunicazioni anche in condizioni di emergenza, eventualmente mediante l'utilizzo di strutture ripetitrici mobili da attivare in caso di calamità. È altresì auspicabile che le tecnologie utilizzate per dette reti radio rispondano a standard commerciali aperti, al fine di consentire la massima possibilità di collegamento anche con enti sanitari che non operano all'interno del sistema 118.
\nLa «catena straordinaria dei soccorsi sanitari» verrà allestita in un primo tempo secondo le modalità previste per catastrofi limitate e non appena possibile verrà integrata da altre strutture campali quali le Unità Mobili Medico-chirurgiche (UMMC) e gli ospedali da campo.
\nL'UMMC, struttura intermedia tra la zona del disastro e gli ospedali da campo, in un contesto di vasto interessamento del territorio con coinvolgimento delle strutture ospedaliere fisse, è in linea di massima dotata di un'area accettazione, triage, sala operatoria, PS, astanteria e deve avere autosufficienza sotto il profilo sanitario e logistico di almeno 48 ore.
\nIn attesa della costituzione dei COM, gli aiuti sanitari in personale e mezzi che giungeranno nell'area colpita potranno far riferimento all'ospedale più prossimo dove è presumibile affluiranno i feriti trasportati spontaneamente dai soccorritori.

\n

3.2.4 Catena di comando
\nComprende diversi nodi decisionali, collocati a vario livello con competenze sempre più complesse, in modo da assicurare una ottimale integrazione tra le strutture locali, gli enti deputati alle operazioni di soccorso e le strutture di coordinamento sovraterritoriale.
\nIn relazione all'attesa attivazione di numerosi Centri Operativi Misti (C.O.M.) di strutturazione Comunale o Intercomunale dove opereranno Enti, Amministrazioni ed Associazioni di volontariato anche provenienti da varie regioni, è opportuno stabilire rigorosi flussi informativi che si ispirino ai seguenti princìpi:

\n

a. i C.O.M. attraverso il responsabile della Funzione 2 attueranno tutti i provvedimenti necessari a garantire il coordinamento delle attività di soccorso, di sanità pubblica anche veterinaria e di assistenza sociale del proprio territorio di competenza. La gestione dei vari aspetti sanitari verrà svolta attraverso referenti locali che non solo sono a conoscenza delle modalità organizzative attuate in situazioni di emergenza ordinaria, ma che hanno anche preso parte all'elaborazione dei piani di maxiemergenza. I coordinatori della Funzione 2 di norma, rappresentano le loro esigenze al C.C.S. e si avvalgono della Centrale operativa 118 per i trasferimenti di pazienti presso ospedali del territorio;

\n

b. il C.C.S. qualora non riesca a soddisfare le richieste dei COM chiede un'intervento del livello Regionale o Nazionale (Ospedali da Campo, Unità Medico-Chirurgiche, ecc.);

\n

c. il Dipartimento della protezione civile attraverso il Comitato operativo per l'emergenza o, se necessario anche attraverso la DiCoMaC (Direzione Comando e Controllo) esercita il coordinamento nazionale di tutti gli enti ed amministrazioni che partecipano ai soccorsi.

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Adozione dei «Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi»

\r\n\r\n

Emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile
\r\n
\r\nIl Ministro dell'Interno delegato per il coordinamento  della protezione civile

\r\n\r\n

Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante l'istituzione del Servizio nazionale della protezione civile;
\r\nVisto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 8 maggio 2000, recante la delega delle funzioni in materia di coordinamento della protezione civile e di organizzazione, funzionamento e attività del Servizio sismico nazionale, al Ministro dell'interno;
\r\nConsiderata la necessità di definire un modello nazionale di piano sanitario da adottare nelle emergenze di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in modo da consentire il coordinamento razionale ed efficiente degli interventi di soccorso utilizzando personale e strutture provenienti da enti ed associazioni di volontariato presenti sul territorio italiano;
\r\nVisto il decreto repertorio n. 1073 del 16 aprile 1996 che istituisce presso il Dipartimento della protezione civile un gruppo di lavoro per gli interventi sanitari connessi a catastrofi naturali;
\r\nRitenuto valido il contenuto del documento «Criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi» elaborato dal suddetto gruppo di lavoro in quanto rispondente alle esigenze di articolare la catena straordinaria dei soccorsi sanitari con il sistema sanitario di emergenza/urgenza territoriale;
\r\nVista la nota del 18 gennaio 2000 con la quale il gruppo interregionale permanente per l'emergenza sanitaria ha approvato all'unanimità il documento riguardante l'organizzazione di soccorsi sanitari nelle catastrofi;
\r\nVista la nota N. DPSVI ES-D/986 del 12 luglio con la quale il Ministero della sanità, dopo aver sentito il gruppo di lavoro sui temi dell'emergenza-urgenza sanitaria costituito presso il Dipartimento professioni sanitarie risorse umane e tecnologiche, esprime parere favorevole sui contenuti del documento;
\r\nVista la delibera della conferenza unificata che nella seduta del 23 novembre 2000 ha espresso l'intesa sul testo del documento riguardante le modalità organizzative dei soccorsi sanitari in situazioni di maxi-emergenza;

\r\n\r\n

Decreta:

\r\n\r\n

1. È approvato il modello di pianificazione sanitaria che dovrà essere messo in atto per fronteggiare le emergenze e coordinare gli interventi di soccorso contenuto nel testo allegato al presente decreto recante il titolo «Criteri di massima sull'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi».

\r\n\r\n

2. Il presente decreto verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

\r\n\r\n

 

\r\n\r\n

Allegato

\r\n\r\n

Presidenza del Consiglio dei Ministri
\r\nDipartimento della Protezione Civile
\r\nServizio Emergenza Sanitaria

\r\n\r\n

«Criteri di Massima per l'Organizzazione dei soccorsi Sanitari nelle Catastrofe»
\r\nIl presente allegato, contenente i criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi sanitari nelle catastrofi, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 12 maggio 2001, n. 109, S.O.

\r\n\r\n

1. Criteri di massima per la redazione di un piano di emergenza

\r\n\r\n

Premessa

\r\n\r\n

L'organizzazione dei soccorsi sanitari durante una catastrofe rappresenta uno dei fattori strategici e di prova di ogni sistema di emergenza territoriale. Considerato che gli eventi catastrofici richiedono la partecipazione di più componenti dell'assistenza sanitaria, risulta opportuno che le suddette componenti seguano, nella gestione della catastrofe, dei criteri univoci e universalmente condivisi in quanto efficaci.
\r\nEsistono però alcune realtà dove il livello di organizzazione sanitaria dei soccorsi già esistente garantisce una certa funzionalità e può perseguire le finalità del presente documento secondo criteri specifici adattati anche al contesto territoriale e alla relativa configurazione degli eventi.
\r\nL'autonomia organizzativa non deve comunque derogare dai criteri e dai princìpi enunciati dal Dipartimento della Protezione Civile altrimenti si correrebbe il rischio di creare realtà che non seguendo gli stessi indirizzi non possono cooperare in maniera costruttiva ed ordinata a livello sovra-regionale.
\r\nIl presente documento del Dipartimento della Protezione Civile, per i sistemi sanitari regionali, deve quindi essere inteso come indicazione da cui estrapolare e ritagliare modelli organizzativo territoriali che, utilizzando le particolarità organizzative del contesto di riferimento, raggiungono gli obiettivi prefissati dal documento stesso e ne applicano i princìpi.

\r\n\r\n

1.1 - Definizione

\r\n\r\n

Si definisce piano d'emergenza l'insieme delle procedure operative di intervento da attuarsi nel caso in cui si verifichi l'evento atteso, contemplato in un apposito scenario il piano d'emergenza, che deve recepire il programma di previsione e prevenzione, è lo strumento che consente alle autorità competenti di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un'area a rischio, e di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita «civile» messo in crisi da una situazione che comporta necessariamente gravi disagi fisici e psicologici.
\r\nIl piano è una struttura dinamica, poiché variano le situazioni territoriali e, anche se la ciclicità è un fattore costante per i fenomeni calamitosi, l'entità del danno ed il tipo di soccorsi sono parametri variabili che di volta in volta caratterizzano gli effetti reali dell'evento. È pertanto necessario procedere periodicamente non solo all'aggiornamento dello scenario dell'evento atteso ma anche delle procedure di intervento.

\r\n\r\n

1.2 - Struttura di un piano di emergenza

\r\n\r\n

Il piano si articola in tre parti fondamentali:
\r\n1. Parte generale: si raccolgono tutte le informazioni relative alle caratteristiche ed alla struttura del territorio.
\r\n2. Lineamenti della pianificazione: si stabiliscono gli obiettivi da conseguire per dare un'adeguata risposta di protezione civile ad una qualsiasi situazione d'emergenza, e le competenze dei vari operatori.
\r\n3. Modello d'intervento: si assegnano le responsabilità decisionali ai vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze, si utilizzano le risorse in maniera razionale, si definisce un sistema di comunicazione che consenta il costante scambio di informazioni.
\r\n 

\r\n\r\n

Un piano per le operazioni di emergenza è un documento che:
\r\n- assegna la responsabilità alle organizzazioni e agli individui per effettuare azioni specifiche, progettate nei tempi e nei luoghi, in un'emergenza che supera la capacità di risposta o la competenza di una singola Organizzazione;
\r\n- descrive come saranno coordinate le azioni e le relazioni fra organizzazioni;
\r\n- descrive in che modo protegge le persone e la proprietà in situazioni di emergenza e di disastri;
\r\n- identifica il personale, l'equipaggiamento, le competenze, i fondi e altre risorse disponibili da utilizzare durante le operazioni di risposta;
\r\n- identifica le iniziative da mettere in atto per migliorare le condizioni di vita degli eventuali evacuati dalle loro abitazioni.

\r\n\r\n

Le attività di preparazione si completano soprattutto attraverso la formazione teorica e le esercitazioni. La formazione aiuta il personale che sarà impiegato in emergenza a familiarizzare con le responsabilità assegnategli e ad acquisire le capacità necessarie all'adempimento delle mansioni attribuite; l'esercitazione tende a convalidare i contenuti del piano e a valutare le capacità operative e gestionali del personale.
\r\nUn piano deve essere sufficientemente flessibile per essere utilizzato in tutte le emergenze, incluse quelle impreviste, e semplice in modo da divenire rapidamente operativo.
\r\nQuesti criteri sono applicabili alla pianificazione di emergenza a livello nazionale, provinciale e comunale.

\r\n\r\n

1.3 - Piano nazionale

\r\n\r\n

La pianificazione nazionale ha l'obiettivo di definire e coordinare gli interventi di soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite da eventi di «tipo c» («calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per intensità ed estensione debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari», art. 2 Legge n. 225/1992). I piani di emergenza nazionali sono distinti per tipo di rischio e riferiti ad aree specifiche del territorio italiano, individuate con il concorso della comunità scientifica in funzione della pericolosità dell'evento calamitoso e della vulnerabilità del territorio.
\r\nIl Piano di emergenza nazionale assicura la mobilitazione di tutte le componenti del Servizio nazionale di protezione civile come un'unica organizzazione di emergenza per salvaguardare il benessere dei cittadini colpiti, attraverso la disponibilità di risorse istituzionali centrali e periferiche, gli aiuti coordinati dalle organizzazioni di volontariato e dell'iniziativa privata, e se necessario, la richiesta di assistenza a Paesi esteri.

\r\n\r\n

1.4 - Programma regionale

\r\n\r\n

Nell'àmbito delle funzioni conferite alle Regioni in materia di protezione civile (D.L. n. 112/1998 art. 108) la Regione provvede alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, anche dal punto di vista sanitario, sulla base degli indirizzi nazionali, tenuto conto anche delle indicazioni contenute nel presente documento.

\r\n\r\n

1.5 - Piano provinciale

\r\n\r\n

È una pianificazione elaborata, sulla base degli indirizzi regionali, per fronteggiare nel territorio provinciale gli eventi con dimensioni superiori alla risposta organizzata dal Sindaco.
\r\nIl D.L. n. 112/1998 prevede che il piano provinciale sia elaborato dalla provincia sulla base degli indirizzi regionali. In attesa della predisposizione da parte delle province dei piani di emergenza, sono in vigore piani provinciali di emergenza elaborati dalla Prefettura sulla base di direttive dell'Amministrazione centrale dello Stato.
\r\nIl Prefetto, in situazioni di emergenza, al fine di garantire nell'area del disastro il massimo coordinamento delle operazioni di soccorso ed esercitare la direzione unitaria degli interventi, esplica la propria funzione con l'ausilio di tre strutture distinte:
\r\n- Il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) massimo organo di coordinamento delle attività di protezione civile a livello provinciale. È composto dai responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale che dovranno individuare le strategie di intervento per il superamento dell'emergenza, razionalizzare le risorse disponibili e garantire il coordinamento delle attività dei COM che ad esso fanno riferimento.
\r\n- La Sala Operativa, è articolata in Funzioni di supporto (vedi tabella n. 1) ciascuna delle quali è competente, per il proprio settore, della risposta operativa che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.
\r\nOgni singola Funzione avrà un proprio responsabile che «in tempo di pace», definizione riferita a condizioni di normalità, aggiornerà i dati relativi alla propria funzione ed in caso di emergenza coordinerà il settore.
\r\n- I Centri Operativi Misti (COM) strutture decentrate, costituite da rappresentanti dei Comuni e delle strutture operative, in cui si raccordano gli indirizzi forniti dalla Prefettura con quelli dei Sindaci.
\r\nCon l'attivazione delle funzioni di supporto in situazioni ordinarie si raggiungono due distinti obiettivi:
\r\n- si individuano a priori i responsabili delle singole funzioni da imparare in emergenza,
\r\n- si garantisce il continuo aggiornamento del piano di emergenza con il controllo dei responsabili individuati.

\r\n\r\n

1.6 - Piano comunale

\r\n\r\n

Il responsabile della Funzione 2 in «tempo di pace» aggiornerà i dati relativi alla propria funzione e, in caso di emergenza, nell'àmbito del territorio comunale, affiancherà il Sindaco nelle operazioni di soccorso.
\r\nSi ritiene opportuno che il responsabile medico della Centrale operativa 118 e/o dei servizi del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL svolga le funzioni di coordinatore della Funzione 2. Qualora ciò non avvenga è comunque necessario che il referente sanitario individuato dal Sindaco concordi la pianificazione e gli interventi in emergenza con il responsabile medico del 118 e/o dei servizi del Dipartimento di Prevenzione dell'ASL territorialmente competente, secondo le singole funzioni.

\r\n\r\n

1.7 - Funzione di supporto n. 2 - Sanità umana e veterinaria, assistenza sociale

\r\n\r\n

Le tematiche sanitarie che devono essere affrontate nella pianificazione e gestione dell'emergenza sono varie e molteplici anche se, abbastanza comunemente, il settore viene limitato alla medicina d'emergenza. In realtà, l'intervento sanitario in seguito a un disastro deve fare fronte ad una complessa rete di problemi che si inquadrano nell'àmbito della medicina delle catastrofi e che prevedono la programmazione ed il coordinamento delle seguenti attività:
\r\nPrimo soccorso e assistenza sanitaria
\r\n- soccorso immediato ai feriti;
\r\n- aspetti medico-legali connessi al recupero e alla gestione delle salme;
\r\n- gestione di pazienti ospitati in strutture ospedaliere danneggiate o in strutture sanitarie campali;
\r\n- fornitura di farmaci e presìdi medico-chirugici per la popolazione colpita;
\r\n- assistenza sanitaria di base e specialistica.
\r\nInterventi di sanità pubblica
\r\n- vigilanza igienico-sanitaria;
\r\n- controlli sulle acque potabili fino al ripristino della rete degli acquedotti;
\r\n- disinfezione e disinfestazione;
\r\n- controllo degli alimenti e distruzione e smaltimento degli alimenti avariati;
\r\n- profilassi delle malattie infettive e parassitarie;
\r\n- problematiche di natura igienico-sanitaria derivanti da attività produttive e da discariche abusive;
\r\n- smaltimento dei rifiuti speciali;
\r\n- verifica e ripristino delle attività produttive;
\r\n- problematiche veterinarie.
\r\nAttività di assistenza psicologica e di assistenza sociale alla popolazione:
\r\n- assistenza psicologica;
\r\n- igiene mentale;
\r\n- assistenza sociale, domiciliare, geriatrica.
\r\nLa vastità di tali compiti presuppone, soprattutto in fase di pianificazione, il coinvolgimento dei referenti dei vari settori interessati tra cui i rappresentanti di:
\r\n- Assessorato regionale alla sanità;
\r\n- Aziende Sanitarie Locali;
\r\n- Aziende ospedaliere;
\r\n- laboratorio di sanità pubblica del Dipartimento di prevenzione delle AA.SS.LL., Agenzia Regionale Protezione Ambientale (ARPA), Istituto Zooprofilattico Sperimentale;
\r\n- Croce Rossa Italiana, Associazioni di volontariato, etc;
\r\n- Ordini professionali di area sanitaria.

\r\n\r\n

1.8 - Centrali operative sanitarie 118

\r\n\r\n

La Centrale operativa sanitaria 118, con la sua organizzazione funzionale di dimensioni provinciali o sovraprovinciali, raccordata con le strutture territoriali ed ospedaliere e con le istituzioni pubbliche e private che cooperano nella risposta dell'emergenza (Atto d'intesa Stato e Regioni G.U. 17 maggio 1996), costituisce l'interlocutore privilegiato in campo sanitario.
\r\nIn caso di emergenza il responsabile medico del 118 o un suo delegato sarà presente nel C.C.S. ed un operatore di Centrale sarà nella Sala operativa. Inoltre, in relazione alla tipologia dell'emergenza, potrà essere presente nel C.C.S. il responsabile dei servizi territoriali di emergenza.
\r\nPer svolgere correttamente i compiti assegnati alla Funzione n. 2, la Centrale 118, in collaborazione con la Prefettura ed i servizi territoriali delle AA.SS.LL. (Dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie, sulla base dei contenuti del Piano provinciale nonché sulla base dei programmi regionali di previsione e prevenzione, dovrà individuare i maggiori rischi sanitari che insistono sul proprio territorio in modo da prevedere un'organizzazione sanitaria in grado di fronteggiare gli eventi catastrofici più probabili.
\r\nI dati sanitari rilevati costituiranno parte integrante il piano stesso e saranno utilizzati per convalidare una eventuale richiesta di mezzi, attrezzature e personale all'atto dell'emergenza.

\r\n\r\n

1.9 - Fase preparatoria

\r\n\r\n

1.9.1 Conoscenza del territorio
\r\nReperimento dati in merito a:
\r\n- AA.SS.LL., Aziende ospedaliere;
\r\n- case di cura convenzionate e non, case di riposo, centri per disabili, centri per il recupero tossicodipendenti, ecc.;
\r\n- eliporti, elisuperfici, campi sportivi;
\r\n- farmacie comunali e non, depositi farmaci, ecc.;
\r\n- impianti che toccano o utilizzano materiali pericolosi, sostanze radioattive, ecc.;
\r\n- industrie trasformazione alimenti (lavorazione carni, centrali latte, caseifici, ecc.);
\r\n- discariche, aziende per il trattamento di rifiuto speciali, ecc.;
\r\n- aziende catering;
\r\n- servizi mortuari e cimiteriali, ecc.;
\r\n- aziende trasporto pubblico;
\r\n- acquedotti;
\r\n- ecc.

\r\n\r\n

1.9.2 Eventi attesi
\r\nSulla base dei programmi di previsione e prevenzione, con la collaborazione della Prefettura, si redige l'elenco dei rischi che interessano maggiormente il territorio in esame. Nella valutazione degli eventi attesi sarà utile, ai fini dell'organizzazione del soccorso sanitario, tener conto di alcune ipotesi di rischio associabili ai rischi principali (epidemie, zoonosi, incidenti con perdite di materiali radioattivi o pericolosi, ecc.).
\r\nSono di particolare interesse la frequenza con cui ricorre il disastro, l'intensità, l'estensione territoriale, la durata, i fattori stagionali, la rapidità della manifestazione e la possibilità di preavviso.
\r\nVarie conseguenze possono essere valutate già nella pianificazione delle risposte come gli effetti sulle persone (lesioni o morti), i luoghi a rischio di potenziali disastri secondari (dighe, impianti chimici, ecc.).

\r\n\r\n

1.9.3 Creazione dello scarico
\r\nUsando le informazioni ottenute dalla raccolta dei dati rilevati sul territorio e dall'analisi del valore atteso delle perdite di vite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà dovuti al verificarsi del particolare fenomeno, è possibile delineare uno scenario per ciascuno degli eventi attesi. Considerando l'intensità del disastro, si immagina il suo svolgimento dal momento dell'allarme al suo impatto in una zona specifica e le conseguenze che possono essere generate.

\r\n\r\n

1.9.4 Risorse
\r\nÈ indispensabile quantificare e catalogare le risorse, confrontare quelle disponibili con quelle richieste per una risposta efficace, considerare quali risorse essenziali per le operazioni di emergenza potrebbero venire a mancare in seguito all'evento e quali necessiterebbero di un accantonamento specifico o di speciali accordi con fornitori pubblici o privati.

\r\n\r\n

2 «Fisiologia» della risposta ad un evento catastrofico

\r\n\r\n

Prima di affrontare in dettaglio gli elementi che possono concorrere alla definizione delle linee-guida di pianificazione della risposta di soccorso sanitario per eventi di «tipo c», è opportuno effettuare alcune considerazioni preliminari che possono contribuire alla migliore comprensione delle procedure suggerite nel documento.
\r\nLe presenti linee-guida prendono in considerazione le attività che dovranno essere svolte dai responsabili della risposta all'emergenza territoriale e del responsabile sanitario della Funzione 2 nei Centri di coordinamento che si andranno ad istituire in emergenza.
\r\nAnzitutto occorre considerare che ogni tipologia di evento calamitoso presenta un andamento bifasico di risposta alle esigenze di soccorso sanitario:
\r\n- risposta rapida, data dagli organi territoriali sulla base delle risorse locali immediatamente disponibili;
\r\n- risposta differita, che si andrà ad articolare nelle ore successive all'evento con l'apporto degli aiuti che giungeranno dall'esterno all'aerea interessata.
\r\nPur essendo diversi i due livelli di intervento, l'uno è consequenziale all'altro ed indipendente dalla tipologia dell'emergenza almeno in relazione ai contenuti principali.Entrambi le risposte prevedono:
\r\n- Fase d'allarme, nel corso della quale si cercheranno di acquisire tutti quegli elementi che possono essere utili a dimensionare l'evento sia sotto il profilo qualitativo che quantitativo. Tale Fase può essere preceduta dalle fasi di Attenzione e Preallarme (in questa successione) quando ci si trovi di fronte ad un evento prevedibile;
\r\n- Fase di emergenza nella quale si effettueranno tutti gli interventi necessari al soccorso.
\r\nI presupposti relativi alla gestione dell'emergenza sanitaria ordinaria rimangono irrinunciabili e prioritari, anche se lo scenario proposto può delineare situazioni in cui le strutture territoriali non sono in condizioni di funzionare.
\r\nÈ opportuno quindi ribadire la necessità di un adeguato funzionamento dell'organizzazione del «118» che esprima anche una dimostrata autonomia operativa e preveda, di base, sistemi di «autoprotezione» anche tecnologica dai rischi del territorio.
\r\nÈ pertanto necessario che la Centrale 118, di concerto con i servizi territoriali delle AA.SS.LL. (dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie anche ai fini della protezione civile, proceda:
\r\n- alla preventiva conoscenza dei rischi del proprio territorio, con definizione degli scenari possibili sulla base dell'entità della popolazione potenzialmente coinvolta, la tipologia delle lesioni prevalenti, i danni possibili alle strutture strategiche e logistiche di primaria importanza, ecc.;
\r\n- a stabilire precise procedure che consentano l'interfaccia tra le numerose e indispensabili componenti che affiancano il sistema dei soccorsi sanitari, non prescindendo, per quanto possibile da una metodologia di lavoro preventivamente condivisa (Prefettura, Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Dipartimenti di emergenza ecc.);
\r\n- a dotarsi di affidabili sistemi di tele - radio - comunicazioni anche in via ordinaria;
\r\n- alla predisposizione di piani di emergenza realizzati anche a livello interprovinciale, in particolare per quanto concerne:
\r\n- la conoscenza dettagliata della potenzialità di Enti/Organizzazioni/Associazioni di volontariato concorrenti al soccorso sanitario del territorio in esame. Le loro disponibilità in termini di uomini e mezzi a 2-6-12-24 ore dall'allarme devono essere contenute in un archivio dinamico ed essere riportate all'interno del piano che delinea la disponibilità locale dall'allarme;
\r\n- il numero e singole potenzialità degli ospedali, Case di cura, ecc., assicurandosi che siano stati realizzati piano ospedalieri di accettazione e di evacuazione straordinaria; che le strutture ospedaliere siano inserite nel contesto di gestione interospedaliera; che la disponibilità dei nosocomi alla risposta territoriale in termini di squadre sanitarie per interventi extraospedalieri, mezzi, farmaci ecc. sia stata preventivamente accertata.
\r\nAnaloghe procedure devono essere previste anche in concorso con la Centrale 118, da parte degli altri servizi territoriali delle AA.SS.LL. (dipartimento di prevenzione, ecc.) deputati alle urgenze/emergenze sanitarie anche ai fini della protezione civile.
\r\nVale la pena considerare, in particolare nel caso di catastrofi naturali, che:
\r\n- le prime ore dopo il disastro sono gestite unicamente dalle persone presenti sul territorio interessato;
\r\n- la grande maggioranza dei sopravvissuti si salva in quanto di per sé illesa o perché salvata immediatamente dopo l'evento da «soccorritori occasionali», i cosiddetti «testimoni»;
\r\n- l'organizzazione di soccorsi, che dopo le prime ore dall'evento può assumere a volte anche una notevole dimensione, a fronte del grande spiegamento di forze, salva un numero relativamente basso di vittime, in quanto logicamente non competitiva nei tempi;
\r\n- nella prima fase è inevitabile sempre e comunque, qualunque sia la dimensione dell'evento, la sproporzione tra esigenze e disponibilità di uomini e mezzi;
\r\n- in determinate situazioni sarà quasi impossibile ottenere il personale di supporto previsto dai piani (della C.O. 118, Intraospedalieri, ecc.) in quanto è credibile che tale risorsa sia comunque stata coinvolta fisicamente o emotivamente nella situazione, che non possa raggiungere la destinazione per la non percorribilità delle strade, che non sia contattabile telefonicamente, ecc.;
\r\n- l'impiego di mezzi su ruote o aerei non va mai dato per scontato per impercorribilità delle strade, meteo avverso, ecc. ed è necessario evidenziare che a volte è indispensabile l'arrivo di mezzi di sgombero prima delle autoambulanze;
\r\n- le notizie saranno necessariamente imprecise e scarse, e sarà necessario usare la dovuta cautela nelle scelte operative: in quanto poche notizie o poche richieste non sono indice di incidenti di piccola entità.
\r\nÈ inoltre opportuno sottolineare la necessità della predisposizione, da parte degli ospedali, case di cura ecc., dei piani di emergenza intraospedalieri, sulla base delle indicazioni contenute nelle specifiche linee-guida emanate dal Dipartimento di concerto con il Ministero della sanità.

\r\n\r\n

3 Scenari ipotizzati

\r\n\r\n

Nell'àmbito di questo lavoro sono prese in considerazione, per quanto attiene la componente sanitaria, due situazioni:
\r\n- evento catastrofico ad effetto limitato;
\r\n- evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali.

\r\n\r\n

3.1 - Evento catastrofico ad effetto limitato

\r\n\r\n

Questa tipologia di evento è caratterizzata dalla integrità delle strutture di soccorso esistenti nel territorio in cui si manifesta, nonché dalla limitata estensione nel tempo delle operazioni di soccorso valutata, su criteri epidemologici di previsione, a meno di 12 ore.
\r\nPur nella consapevolezza che il presente documento dovrebbe riguardare solo emergenze che travalicano le potenzialità di risposta locale, appare opportuno delineare le procedure che devono essere adottate per eventi di minore intensità ma di maggiore frequenza, in modo da consentire ai vari servizi di emergenza sanitaria una risposta modulata secondo la tipologia dell'evento che si è manifestato.
\r\nCome evidenziato in precedenza, i presupposti di tale condizione non possono prescindere da un'organizzazione di base ben radicata e collaudata che, ad esempio, consideri la necessità di alloggiare la Centrale Operativa 118 in una struttura protetta dai maggiori rischi incidenti nella zona e tale da permetterle di funzionare con una preordinata autonomia logistica e funzionale.
\r\nI princìpi elementari su cui basarsi per gestire situazioni di questo tipo sono i seguenti:
\r\n1. attivazione del piano di emergenza straordinaria interno alla Centrale Operativa 118, con richiamo di tutto il personale utile, attivazione delle tecnologie alternative predisposte razionalmente, degli ambienti e strutture di supporto, ecc.;
\r\n2. attivazione del piano di pronto impiego delle risorse territoriali di soccorso e contestuale ricognizione delle reali disponibilità anche in base alla possibilità o meno di stabilire un «contatto» telefonico;
\r\n3. valutazione dell'operatività del piano straordinario di soccorso da parte delle strutture sanitarie dopo l'attivazione del piano intra ed interospedaliero, la conoscenza delle disponibilità di personale e di autonomia complessiva e la contestuale verifica di funzionamento;
\r\n4. attivazione, se necessario, di piani operativi, commisurati all'entità dell'emergenza stimata, con i «sistemi 118» limitrofi cui affidare una funzione di supporto, o addirittura vicariante, attraverso un sistema di comunicazione dedicato fra le diverse CC.OO. sanitarie.
\r\nL'informazione dell'evento arriverà quasi certamente in maniera diretta ai numeri di emergenza «118 - 115 - 112 - 113» per cui è auspicabile che le varie centrali operative dei diversi enti istituzionali siano tra loro collegate con sistemi di intercomunicazione.
\r\nLa notizia potrà inizialmente essere incerta e confusa e pertanto le dimensioni e l'evoluzione dello scenario dovranno forse essere costruite valutando la zona di provenienza delle chiamate e la descrizione della scena.
\r\nEssendo l'intervento da effettuarsi basato in questa prima fase solo sulle segnalazioni dei chiedenti soccorso va previsto un sistema, il più meticoloso possibile, che consenta soprattutto l'afflusso di informazioni quanto più precise.
\r\nL'impiego immediato delle risorse disponibili dovrà essere razionalizzato il più possibile, per evitare l'invio di mezzi che non servono, o che non possono essere utilizzati perché la viabilità è interdetta. Dovrà essere presa in considerazioni la difficoltà da reperire personale, che può essere in qualche misura coinvolto nell'evento.
\r\nLe diverse fasi operative, cioè l'insieme delle azioni di protezione civile centrali e periferiche da intraprendere «prima» per i rischi prevedibili, «durante» e «dopo» per gli altri, devono svolgersi secondo sistemi ampiamente collaudati, coinvolgendo le istituzioni deputate e le organizzazioni utili.
\r\nLa fase di risposta immediata da parte della Centrale 118 avverrà con l'attivazione di squadre di «prima partenza» con il compito di effettuare:
\r\n- la ricognizione del sito;
\r\n- il dimensionamento dell'evento;
\r\n- l'individuazione della tipologia prevalente dell'evento e delle conseguenze sulle persone;
\r\n- l'individuazione e segnalazione delle possibilità di accesso;
\r\n- l'individuazione dei luoghi più adatti all'allestimento eventuale degli elementi della «catena dei soccorsi» (PMA e UMSS);
\r\n- la suddivisione dell'area in Settori, in modo tale che le squadre di soccorso abbiano assegnate zone specifiche;
\r\n- il primo triage, non appena terminati i compiti sopra riportati.
\r\nLa fase di risposta differita consisterà in:
\r\n- mobilitazione delle risorse locali previste per le maxiemergenze;
\r\n- allestimento dei vari elementi della catena dei soccorsi.
\r\nLe squadre di soccorso di «seconda partenza» effettueranno:
\r\n- il secondo triage e la stabilizzazione primaria;
\r\n- l'evacuazione organizzata dei feriti in accordo con la Centrale 118.
\r\nLa prima ambulanza con la prima vettura delle Forze di Polizia e la prima «partenza» dei VV.F. costituiscono il primo posto di controllo e comando (P.C.).
\r\nSul luogo dell'evento il responsabile della C.O. 118 o il responsabile del DEA o un Medico delegato del responsabile medico del 118 svolgerà il ruolo di Direttore dei soccorsi sanitari (DSS). È necessario che tale figura abbia una formazione specifica nella gestione delle maxiemergenze e sia stato nominato DSS nella fase di definizione dei compiti in modo da offrire garanzie di continuità nella copertura del ruolo. Il DSS, che si coordinerà con referenti analoghi dei VV.F, delle Forze di polizia e di altre Istituzioni deputate alla gestione dell'emergenza, deve essere in grado di operare immediatamente in modo da svolgere un coordinamento sul campo delle risorse impegnate per la realizzazione della «catena dei soccorsi». Egli si assumerà la responsabilità di ogni dispositivo di intervento sanitario nella zona delle operazioni, mantenendo un collegamento costante con il Medico della Centrale Operativa 118.
\r\nAlla figura del DSS si rapporta il Direttore del Triage, medico o, in sua assenza, infermiere professionale incaricato di coordinare le operazioni di triage sulle vittime, ed il Direttore al Trasporto Infermiere o Operatore Tecnico incaricato di gestire la movimentazione dei mezzi di trasporto sanitario in funzione delle priorità emerse durante le operazioni di triage, avvalendosi di un tecnico addetto alle telecomunicazioni.
\r\nSe l'evento lo richiederà, attraverso la mobilitazione delle risorse locali previste per le maxiemergenze, si procederà all'allestimento della catena dei soccorsi sanitari.
\r\nLa complessità delle operazioni sul luogo del disastro, la contemporanea necessità di far fronte ad emergenze sanitarie nel territorio adiacente ma indenne, le problematiche connesse con la gestione dei bisogni originati dalle strutture ospedaliere più o meno sovraccaricate dal disastro fanno sì che sia necessario che lo scenario della catastrofe venga gestito come un insieme particolare che richiede preparazione e risorse dedicate sia pure costantemente interfacciate con il restante contesto generale.
\r\nÈ importante sottolineare che deve essere mantenuta una distinzione tra le competenze della Centrale operativa 118 e la gestione della catena dei soccorsi. Quest'ultima costituisce un vero e proprio sottosistema che deve avere pochi, ma distinti, elementi di autonomia, pur rapportandosi al contesto più generale rappresentato dal coordinamento di tutte le restanti risorse territoriali, effettuato dalla Centrale 118 e dall'insieme delle risorse ospedaliere disponibili per il trattamento definitivo dei feriti (Dipartimenti di Emergenza). Per questo motivo la figura del Direttore dei Soccorsi Sanitari (DSS) può essere ricoperta da un medico non necessariamente in forza alla Centrale Operativa 118, purché abbia una formazione specifica nella gestione delle maxiemergenze.
\r\nLa catena dei soccorsi sanitari rappresenta quindi la fase operativa del sistema dei soccorsi. Essa è composta da squadre sanitarie e dai settori di competenza, indicati sulla base di criteri topografici o funzionali per consentire un'ottimale distribuzione delle risorse a disposizione, afferiscono ad un P.M.A..
\r\nLe squadre sanitarie «di prima partenza» o di «risposta rapida» si differenziano quanto a compiti ed equipaggiamento delle quelle di «seconda partenza o di partenza differita». L'operatività di queste ultime non è molto diversa da quella abitualmente espressa nella gestione delle emergenze individuali quotidiane, anche se le loro dotazioni abituali devono essere potenziate con l'assegnazione dei «lotti catastrofe» contrassegnati dai quattro colori secondo i criteri adottati a livello internazionale:
\r\na) materiale non sanitario (colore giallo);

\r\n\r\n

b) materiale per supporto cardiocircolatorio (colore rosso);

\r\n\r\n

c) materiale per supporto respiratorio (colore blu);

\r\n\r\n

d) materiali diversi (colore verde).
\r\nEstremamente diverso è il compito che devono affrontare le squadre di risposta rapida. È infatti inverosimile che pochi operatori possano realizzare gesti medici complessi per un elevato numero di pazienti soprattutto se questi operatori sono i primi a presentarsi sulla scena del disastro. Le loro dotazioni risulterebbero infatti mediamente insufficienti ed il loro impegno immediato ad erogare tecniche di supporto avanzato delle funzioni vitali si porrebbe in contrasto con le necessità globali di gestione dello scenario. Pertanto le squadre sanitarie di prima partenza potranno utilizzare quanto abitualmente contenuto all'interno del mezzo di soccorso.
\r\nIl Posto Medico Avanzato (PMA) localizzato ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento, può essere sia una struttura che un'area funzionale dove radunare le vittime, concentrare le risorse di primo trattamento, effettuare il triage e organizzare l'evacuazione sanitaria dei feriti nei centri ospedalieri più idonei.
\r\nIn caso di situazioni complesse, possono afferire, nella fase della risposta differita, le Unità Mobili di Soccorso Sanitario (UMSS) il cui dimensionamento deve essere molto contenuto per soddisfare le esigenze di rapida mobilitazione.
\r\nÈ auspicabile che ogni Regione, a secondo delle caratteristiche e dei rischi del territorio, sia dotata di una o più strutture mobili, con funzioni di PMA, di immediata mobilitazione, rapidamente attrezzabili che possano offrire un riparo dagli agenti atmosferici e costituiscano un punto materiale di riferimento per la catena dei soccorsi consentendo di applicare, per quanto è realisticamente possibile, tecniche di supporto avanzato delle funzioni vitali per la sopravvivenza a breve termine dei feriti.
\r\nTali strutture hanno costi contenuti e rappresentano una risposta concreta ad elementari esigenze della primissima urgenza in caso di maxiemergenza.
\r\nLe Centrali Operative dovranno essere dotate di supporti tecnologici adeguati a garantire il coordinamento delle operazioni di soccorso in loco e i collegamenti tra il dispositivo locale e la CO stessa e tra il soccorso sanitario e gli altri enti di soccorso.
\r\nSe a livello della Prefettura verrà attivato il CCS con la sala operativa organizzata in Funzioni, un referente del 118 coordinerà la Funzione 2 mantenendo i contatti con la propria Centrale 118 ed il DSS presente sul luogo del disastro.
\r\nPresso la Centrale operativa della Prefettura potranno essere convocati i referenti responsabili dei vari settori nevralgici competenti, tra i quali rappresentanti delle AASSLL, delle Aziende Ospedaliere, della Sanità militare, della CRI, Enti, Organizzazioni ed Associazioni di soccorso, ecc. Tali figure rappresentano gli interlocutori con i quali in precedenza saranno stati elaborati piani di emergenza settoriali riferiti alla Funzione 2.

\r\n\r\n


\r\n3.2 - Evento catastrofico che travalica le potenzialità di risposta delle strutture locali

\r\n\r\n

3.2.1 Princìpi generali
\r\nIn caso di eventi catastrofici che devastano ampi territori e causano un elevato numero di vittime, il coordinamento degli interventi risulterà estremamente difficile, almeno per molte ore, data la prevedibile difficoltà a stabilire le comunicazioni con il territorio interessato per la mancanza di reti telefoniche attive, di transitabilità di strade, di energia, ecc. È del resto inevitabile ed insito nel concetto stesso di catastrofe, la sproporzione che si viene a determinare tra richiesta e disponibilità di uomini e mezzi da impiegare sul campo.
\r\nLa complessità dell'argomento è quindi assolutamente evidente anche se in questo documento vengono escluse tutte quelle tematiche che esulano dal soccorso sanitario propriamente inteso e che riguardano gli aspetti di igiene pubblica, la sanità veterinaria, il controllo degli alimenti, il sostegno psicologico alle popolazioni sinistrate, ecc. La trattazione si riferisce quindi solo alle fasi di «salvataggio e soccorso» ed al vicariamento della funzione svolta dai sistemi di soccorso territoriale stanziale e dagli insediamenti sanitari (ospedali, ecc.).
\r\nL'articolazione degli interventi presuppone comunque la conoscenza dei concetti fondamentali della medicina delle catastrofi, l'applicazione della «catena dei soccorsi sanitari», l'entrata in funzione dei piani di emergenza intraospedaliera e di tutte quelle procedure che sono state descritte dettagliatamente nel caso si debba fronteggiare una «catastrofe ad effetto limitato».
\r\nÈ opportuno ribadire che:
\r\n- l'esperienza internazionale ha ampiamente documentato che contemporaneamente, o anticipatamente ai soccorsi sanitari è opportuno l'intervento di cospicui supporti tecnici per «urbanizzare» d'urgenza le aree colpite;
\r\n- la maggior parte dei sovravvissuti, in particolare in caso di catastrofi naturali, si salva in quanto di per sé illesa o perché salvata immediatamente dopo l'evento da «soccorritori occasionali». È pertanto indispensabile che soprattutto nelle zone ad alto rischio si provveda ad una formazione diffusa e corretta sulle misure di primo soccorso sanitario.
\r\nFatti salvi i presupposti organizzativi e logistici a livello locale, in caso di disastro di ampie proporzioni sarà necessario un coordinamento delle seguenti risorse nazionali:
\r\n1. personale e mezzi della componente sanitaria delle Forze Armate (con Ospedali Campali, Navi Ospedale, Convogli Sanitari, ecc.) e delle Forze di Polizia;
\r\n2. personale e mezzi di colonne mobili predisposte da Regioni, Province Autonome, ecc.
\r\n3. personale, mezzi e strutture mobili della Croce Rossa Italiana, dell'Associazione Nazionale delle Pubbliche Assistenze, delle Misericordie d'Italia, dello S.M.O.M., altre Associazioni di volontariato, ecc.;
\r\n4. personale e mezzi delle strutture sanitarie campali accreditate;
\r\n5. personale, mezzi e strutture delle Unità Medico - Chirurgiche accreditate;
\r\nA questo proposito, fatti salvi gli infiniti presupposti di uniformità e linguaggi comuni che lentamente si stanno realizzando, è opportuno comunque che si salvaguardino alcuni princìpi riguardo alle Unità impiegate sul campo. Esse devono possedere le seguenti caratteristiche:
\r\n1. possibilità di mobilitazione in tempi brevissimi, possedere una completa autonomia di almeno 3 gg. per lo svolgimento della funzione (materiali, farmaci, energia, ecc.) e per il supporto al personale ed ai mezzi (alimenti, acqua, abbigliamento, carburante, ecc.) presupponendo l'impiego su qualsiasi tipo di terreno ordinariamente prevedibile ed in qualsiasi contesto climatico nazionale;
\r\n2. possibilità di usufruire di un idoneo sistema di tele - radio - comunicazioni che garantisca i collegamenti al di fuori del normale luogo di impiego;
\r\n3. presupposti e dimensioni di «colonna mobile» (la singola ambulanza proveniente da un territorio esterno al teatro operativo, scoordinata e senza collegamenti radio, crea solo problemi);
\r\n4. non penalizzare il territorio di provenienza (dove l'urgenza ordinaria deve continuare ad essere garantita);
\r\n5. aver reso noto per tempo i dati di eventuale trasportabilità totale o parziale a bordo di elicotteri, navi, aerei, treni;
\r\n6. aver reso noto la prestazione sanitaria complessivamente fornibile in termini anche di qualità/quantità (naturalmente proporzionale alle «figure» previste ed alle dotazioni)

\r\n\r\n

3.2.2 Valutazione della situazione.
\r\nNon appena avuta notizia di un disastro di grande entità, nella sala operativa del Dipartimento, in stretta collaborazione con gli Enti territorialmente competenti, verranno acquisite e valutate in continuazione le informazioni sulla situazione che si è determinata tentando di identificare la natura e l'estensione del disastro attraverso una rete di contatti con personale presente in loco.
\r\nAnche se nelle prime fasi di risposta potrà non essere possibile una valutazione completa della situazione per le scarse informazioni fornite, ogni tentativo per verificare le necessità dovrà comunque essere espletato prima dell'invio dei soccorsi, valutando la possibilità di intervenire con un'assistenza limitata e flessibile prima dell'ottenimento delle verifiche.
\r\nNella prima fase, se i dati sono imprecisi e non si può procedere al loro accertamento attraverso gli operatori sul territorio, il Dipartimento potrà inviare nuclei di valutazione per acquisire direttamente elementi tecnico-scientifici e fornire indicazioni circa i soccorsi necessari.
\r\nPer l'aspetto sanitario le informazioni dovranno fornire i dati su:
\r\n- estensione del sinistro;
\r\n- la rilevanza degli eventuali danneggiamenti alle strutture sanitarie e la funzionalità di quelle non danneggiate;
\r\n- la valutazione presumibile del numero dei morti e dei lesi, la natura delle lesioni prevalenti (fratture, ferite, ustioni, intossicazioni), la situazione delle vittime (facilmente accessibili, da liberare, da disincarcerare), la situazione dei profughi e il loro stato psicologico, le condizioni dell'habitat relativamente a rischi epidemologici evolutivi;
\r\n- l'orientamento sulle modalità di impiego dei mezzi, intinerari preferenziali, precauzioni per eventuali rischi tossici, esplosivi, di crolli, ecc..
\r\nLo stato di allarme viene esteso di norma alle varie Amministrazioni ed Enti interessati al tipo di evento occorso ed alle Associazioni di volontariato operanti nel settore sanitario.
\r\nNel caso che in questa fase di allarme giungano dati certi di danni alle persone, con numero di feriti eccedenti le possibilità di intervento sanitario locale, si provvederà, se le strutture sanitarie territoriali di assistenza non sono agibili, all'invio di unità campali, squadre specialistiche, mezzi e materiali sanitari.
\r\nA causa della potenziale complessità dei problemi e delle condizioni di risposta sanitaria, la situazione potrà richiedere la convocazione di esperti o della Sezione Rischio sanitario della Commissione Grandi Rischi per suggerire strategie specifiche da mettere in atto in modo da intervenire nella maniera più opportuna alla specifica situazione che si è determinata.

\r\n\r\n

3.2.3 Intervento territoriale
\r\nNelle prime ore successive al disastro la risorsa sanitaria dovrà essere necessariamente gestita localmente, attraverso l'utilizzazione di risorse sanitarie coordinate dalla C.O.: 118 competente o, se questa non è operativa, dalla Centrale destinata a svolgere funzione vicariante, secondo quanto prestabilito da un piano regionale.
\r\nQualora la Centrale operativa 118 non sia in grado di funzionare, l'utilizzazione delle risorse sanitarie sarà coordinata dalla Centrale 118 più vicina. Tale Centrale svolgerà la propria funzione vicariante secondo piani prestabiliti.
\r\nI primi interventi saranno rivolti all'acquisizione di informazioni, le più precise possibili, concentrando l'attività sull'allertamento delle varie strutture, il potenziamento delle capacità della Centrale operativa 118, l'implementazione dei mezzi di soccorso.
\r\nSeguirà l'invio dei mezzi di soccorso disponibili per:
\r\n- effettuare la ricognizione e non il soccorso;
\r\n- suddividere l'area in Settori in base alla disponibilità delle risorse;
\r\n- organizzare il Posto di Comando mobile.
\r\nLa Centrale Operativa 118 sulla base delle informazioni pervenute darà istruzioni sull'attuazione del piano di soccorso, attivando la catena dei soccorsi sanitari.
\r\nNel caso in cui lo scenario presenti un gran numero di feriti è opportuno:
\r\n- individuare strutture idonee e sicure da rischi evolutivi dove collocare vittime e superstiti;
\r\n- non utilizzare se possibile mezzi sanitari per l'evacuazione degli illesi e dei feriti leggeri ma richiedere invio di mezzi diversi quali pullman o bus;
\r\n- effettuare il triage prima dell'assistenza;
\r\n- impiegare pochi medici nel caso di evacuazione a «convogli»;
\r\n- inviare pochi medici con possibilità di effettuare trattamenti avanzati nel caso di pochi feriti o feriti recuperati gradualmente;
\r\n- dare assistenza ai pazienti rossi solo dopo sgombero veloce dei pazienti «gialli» nel caso di rischi evolutivi;
\r\n- evitare l'invio dei pazienti «verdi» negli ospedali vicini all'area;
\r\n- utilizzare modulistica predisposta ai fini dell'inquadramento sanitario e medico-legale delle vittime.
\r\nÈ prevedibile che i sistemi di tele-radio-comunicazione ordinari possano risultare compromessi e quindi potrà essere necessario avvalersi di reti estemporanee gestite dai Servizi Emergenza Radio (S.E.R.) dei radioamatori e dei C.B. che garantiscano le comunicazioni essenziali (centri operativi, ospedali, strutture campali) su canali differenziati e ad uso possibilmente esclusivo. È auspicabile che non appena possibile la stazione RT Sanitaria di ogni settore si affianchi alle rispettive stazioni RT degli altri nuclei impiegati sul territorio (VV.F. - Esercito - Forze di Polizia, ecc.), per un migliore controllo delle informazioni in distribuzione ai diversi referenti.
\r\nÈ indispensabile che le reti radio regionali del sistema 118 siano strutturate in modo tale da consentire comunicazioni anche in condizioni di emergenza, eventualmente mediante l'utilizzo di strutture ripetitrici mobili da attivare in caso di calamità. È altresì auspicabile che le tecnologie utilizzate per dette reti radio rispondano a standard commerciali aperti, al fine di consentire la massima possibilità di collegamento anche con enti sanitari che non operano all'interno del sistema 118.
\r\nLa «catena straordinaria dei soccorsi sanitari» verrà allestita in un primo tempo secondo le modalità previste per catastrofi limitate e non appena possibile verrà integrata da altre strutture campali quali le Unità Mobili Medico-chirurgiche (UMMC) e gli ospedali da campo.
\r\nL'UMMC, struttura intermedia tra la zona del disastro e gli ospedali da campo, in un contesto di vasto interessamento del territorio con coinvolgimento delle strutture ospedaliere fisse, è in linea di massima dotata di un'area accettazione, triage, sala operatoria, PS, astanteria e deve avere autosufficienza sotto il profilo sanitario e logistico di almeno 48 ore.
\r\nIn attesa della costituzione dei COM, gli aiuti sanitari in personale e mezzi che giungeranno nell'area colpita potranno far riferimento all'ospedale più prossimo dove è presumibile affluiranno i feriti trasportati spontaneamente dai soccorritori.

\r\n\r\n

3.2.4 Catena di comando
\r\nComprende diversi nodi decisionali, collocati a vario livello con competenze sempre più complesse, in modo da assicurare una ottimale integrazione tra le strutture locali, gli enti deputati alle operazioni di soccorso e le strutture di coordinamento sovraterritoriale.
\r\nIn relazione all'attesa attivazione di numerosi Centri Operativi Misti (C.O.M.) di strutturazione Comunale o Intercomunale dove opereranno Enti, Amministrazioni ed Associazioni di volontariato anche provenienti da varie regioni, è opportuno stabilire rigorosi flussi informativi che si ispirino ai seguenti princìpi:

\r\n\r\n

a. i C.O.M. attraverso il responsabile della Funzione 2 attueranno tutti i provvedimenti necessari a garantire il coordinamento delle attività di soccorso, di sanità pubblica anche veterinaria e di assistenza sociale del proprio territorio di competenza. La gestione dei vari aspetti sanitari verrà svolta attraverso referenti locali che non solo sono a conoscenza delle modalità organizzative attuate in situazioni di emergenza ordinaria, ma che hanno anche preso parte all'elaborazione dei piani di maxiemergenza. I coordinatori della Funzione 2 di norma, rappresentano le loro esigenze al C.C.S. e si avvalgono della Centrale operativa 118 per i trasferimenti di pazienti presso ospedali del territorio;

\r\n\r\n

b. il C.C.S. qualora non riesca a soddisfare le richieste dei COM chiede un'intervento del livello Regionale o Nazionale (Ospedali da Campo, Unità Medico-Chirurgiche, ecc.);

\r\n\r\n

c. il Dipartimento della protezione civile attraverso il Comitato operativo per l'emergenza o, se necessario anche attraverso la DiCoMaC (Direzione Comando e Controllo) esercita il coordinamento nazionale di tutti gli enti ed amministrazioni che partecipano ai soccorsi.

\r\n"},"field_abstract":{"processed":"

Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 81 del 6 aprile 2001

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